Parigi.
La città dell'amore.
Che ironia, pensai.
Mi sentivo male, al solo pensiero di camminare fianco a fianco con gli occupatori.
Sentivo proprio di essere fuori posto, le persone ormai non mi guardavano più come una volta.
Non ero più una di quelle fanciulle, approvate e desiderate da tutte le buone famiglie di quartiere;
quelle che sprigionano umanità solo dagli occhi.
Ora a guardarmi erano solo i militi, che mi guardavano come carne da usare solo per scopi lussuriosi.
Non vedevo nulla che facesse trapelare buone intenzioni in loro.
"Come potevi sopportarlo?" Mi domandai mentre il proprietario del recidence mostrava ad Hans il salone con osservanza.
Non avevo mai visto così tanto lusso in vita mia.
La voce del colonnello rimbombava nel salone.
"C'est parfait" disse congedando l'uomo che si mise subito ad impartire ordini ai sottoposti.
"Ne avrò ancora per molto qui, jolie!
Stasera ci sarà un galà importante con alcuni dei maggiori esponenti del partito e io dovrò occuparmi della loro sicurezza" mi spiegò prendendomi le guance, come si fa con i bambini.
Feci una smorfia, imbarazzata dal gesto.
"Dieter, perché non l'accompagni a prendere un abitino per stasera?" disse mentre gli allungò una stecca.
"Certamente, Anführer" rispose pronto il sottoposto.
L'uomo mi prese sgarbatamente per il polso, senza fiatare.
Guardai il colonnello con occhi pietosi, mentre ci accingevamo ad uscire.
Avrei preferito, stare con lui.
E il che è un bel dire.Il maggiore della Gestapo era molto seccato dal dover osservare un compito del genere.
Spesso entrava lui nei negozi, lasciandomi fuori davanti alla vetrina.
Diceva di sapere esattamente i gusti di Landa e non voler perdere più tempo del dovuto.
Mi fermai a fissare i cartelli posti all'ingresso.
Pur non sapendo la lingua, potevo immaginare si trattassero di cartelli antisemiti.
Hellstrom uscì con tre borse piene di abiti.
"Komm, beeil dich, los!"
"Muoviti, andiamo via!" mi esortò, piano piano iniziavo a capire qualche parola tedesca.
Era la volta della sartoria.
Un signore anziano molto garbato mi fece accomodare nell'atellier.
Mi fece salire su una pedana che dava sulla vetrina e iniziò a prendermi le misure con gli spillini.
Era molto abile nel suo mestiere. E si premurava sempre di farmi sentire a mio agio.
Iniziammo da questo abito rosso, con una grossa scollatura lungo la schiena.
Dieter era impegnato a contare la mazzetta che gli aveva lasciato Hans, quando un giovane soldato si fermò davanti alla vetrina per accendersi una sigaretta.
Un altro porco schifoso, pensai;
mentre reggevo una parte del tessuto all'anziano per dargli una mano.
Fu in quell'attimo che incrociai i suoi occhi.
Erano di un blu molto intenso.
Mi sorrise.
Per la prima volta dopo tanto tempo, non vidi la malizia tipica dello sguardo tedesco, ma solo un uomo colpito dalla grazia di una fanciulla.
Rapita.
Il mio cuore iniziò a battere.
Mentre gli ricambiai il sorriso.
Un colpo di fulmine?
Non ci dissimo nulla.
Ma quel gesto mi fece star bene, sarei uscita subito per conoscerlo;
anche se probabilmente non avrebbe capito una singola parola italiana.
Ma date le circostanze mi era impossibile fare qualsiasi cosa di mia volontà.
Dopo aver sistemato altri due abiti,
Dieter pagò il conto con la sua pochezza, senza dare nemmeno una mancia.
Uscimmo dal locale e ci incamminammo."Pensi che non abbia visto quella scena patetica di poco fa?"
Lo ignorai.
"Ti piace proprio ricevere le attenzioni dai soldati, dico bene?" Si fermò.
Mi sorprese sbattendomi contro il muro a pochi passi dalla destinazione.
La gente iniziò a camminare più velocemente possibile, impaurita dall'atteggiamento del maggiore.
Stavo cercando di trattenere le lacrime più che potevo.
L'uomo si avvicinò,
sentivo il suo fiato caldo sul viso.
"Questa è l'ultima volta che ti lascio fare la Troia!" inveii, sentivo il suo membro premere con forza sul mio ventre.
Era eccitato dalla sua stessa violenza?
"E ora vai dentro, il colonnello ti sta aspettando" mi spinse.
Le mie gambe tremavano.
Il corridoio era già adornato di svastiche e sculture.
La serata era quasi pronta.
Hans mi stava aspettando a braccia aperte.
"Sei tornata, ma chèrie! Stavo iniziando a preoccuparmi" disse sorridendomi.
Immagino che preoccupazione avesse potuto dargli, la mia assenza.
Ci dirigemmo verso la nostra camera.
Era arredata in stile vittoriano, con il letto a baldacchino.
Era esageratamente stravagante e luminosa.
Mi sedetti sul letto era morbidissimo.
Poi tornò da me frettolosamente mentre si accingeva a prendere dalla mensola due bicchierini di cristallo.
"Dobbiamo brindare!" disse mentre mi versava un goccio dello champagne.
Guardavo le bollicine che salivano frettolosamente in superficie.
"Brindare a cosa?" Gli chiesi dubbiosa e sbigottita.
"Ti ho trovato un lavoretto da fare qui in Francia, ma belle!" Disse sbattendo il bicchiere contro il mio.
"C-che tipo di lavoro?" Chiesi, cercando di non pensare a quelli più disdicevoli che la sua mente poteva partorire.
"Stasera ti presenterò un mio amico, lui è il proprietario di un piccolo café; diciamo pure che se ne è impadronito da quando si è trasferito a Parigi"mi disse sghignazzando.
"E sta cercando una persona di bella presenza che possa servire ai tavoli! E allora ho fatto subito il tuo nome!"disse sorseggiando.
"È un posto carino, sempre pieno di ufficiali ti sentirai al sicuro, te lo garantisco".
"Sicura, come mi sento con te?" dissi ironizzando.
Hans appoggiò il bicchiere sul comodino e fece la stessa cosa con il mio, sfilandomelo dalla mano, non ebbi nemmeno il tempo di di bagnarmi la bocca.
"Forse non siamo partiti con il piede giusto, mon amour.." disse sospirando.
Non capivo se mi stava prendendo in giro o se era completamente folle.
"È davvero perspicace, Colonnello" continuavo a calcare la mano fin quanto mi era possibile.
Sapevo che stavo camminando su un filo.
L'SS rimase in silenzio. Fissandomi.
Improvvisamente l'atmosfera "gradevole" che si era creata prima, stava a poco a poco svanendo.Non sapevo se la mia insubordinazione lo eccitava, o se lo mandasse dannatemente in bestia, ma quel giorno avevo bisogno di attenzioni.
E con attenzioni non mi riferivo di certo a teneri baci o carezze, volevo la SUA attenzione.
Forse le parole di Dieter mi avevano intossicato l'animo, o forse stavo iniziando a credere che quella poteva essere la sua unica dimostrazione d'amore.
Hans mi prese per la testa stringendomi con forza i capelli fino a farmi sussultare.
"L'ultima volta non è servita a insegnarti l'educazione?"
Il mio terrore si stava trasformando in una malsana eccitazione.
Sentivo il mio sesso vibrare.
Hans come un animale iniziò violentemente a baciarmi. La sua lingua percorreva avida la mia bocca alla ricerca della mia.
Rimasi estesiata, mentre cercavo di tenere gli occhi aperti.
La saliva si univa alla danza.
Mentre la sua mano afferrò con risolutezza il mio collo, spingendomi contro lo stipite del letto.
"ah~" mugugnai.
"Still" mi ordinò il molestatore.
"Non voglio sentire la tua voce."
Deglutii.
Cercando di trattenere ogni tipo d'impulso.
Mi spogliò con forza dalla camicetta facendomi saltare i bottoni.
Avido, iniziò a leccarmi e a succhiarmi i capezzoli.
Respirai affannosamente, mentre sentivo un forte calore provenire da dentro di me.
Strinsi i denti per resistere ai suoi morsi.
Azzannava la mia carne nuda con i denti, come se volesse mangiarmi. Tanto da farmi sanguinare.
Il dolore stava iniziando ad essere troppo da sopportare, mi scappò un urlo.
Sentivo le sue mani stringermi con forza i polsi.
Non sentivo più il sangue circolare.
"Ti prego.. basta" lo implorai iniziando a capire di aver esagerato con la provocazione.
Hans non prestava attenzione. Sentivo il suo membro strusciarsi contro il mio ventre. Da sotto i pantaloni, era in erezione.
Abbandonò la presa con una mano per dirigersi all'interno delle mie mutandine.
Non ebbe nemmeno il tempo di togliermele, voleva possedermi immediatamente.
La sua mano era pesante e indelicata, mentre mi sfregava rovinosamente il clitoride.
"H-Hans.. mi stai facendo male"'dissi ansimante e sofferente.
Mentre tentavo di ribellarmi, le mie mani si aggrappavano alle lenzuola, poi sulla sua uniforme, fino ad arrivare al suo viso. Non voleva cedere.
Sentivo la mia nudità bagnarsi al tocco repentino delle sue dita. Seguita da continui spasmi.
"Sto iniziando a perdere la pazienza " disse serioso, mentre si mordeva le labbra.
Quello era una sua mania che avevo imparato a riconoscere, lo faceva tutte le volte che si tratteneva dal fare qualcosa.
Mi mise l'altra mano dentro la bocca.
Le lacrime iniziarono a scendermi dal viso.
Non riuscivo a catturare la sua attenzione, nemmeno ad impietosirlo con lo sguardo.
La sua lingua iniziò ad ispezionare il mio sesso bagnato.
Partendo da clitoride, spaziando poi fra le labbra.
Il carnefice aveva gli occhi puntati su di me.
Occhi dal quale non traspirava alcun cenno di umanità.
Quegli occhi vitrei , così diversi dagli occhi che vidi stamattina così dolci e pieni d'amore.
Sentivo che di buono in lui non c'era nulla.
Non sarebbe stato uno di quei valorosi soldati, che si apprestano a scrivere lettere d'amore alle proprie dame.
Ero un illusa.
A lui importava solo il mio corpo e il piacere che gli procurava tutte le volte che ne abusava.
Gli presi i capelli con forza mentre, entrava con la lingua nella mia vagina.
Dentro e fuori, dentro e fuori mi stava facendo impazzire.
Serrai la bocca dall'eccitazione, ferendolo.
Hans tolse la mano, pronto a togliersi l'indumento.
Gli cingevo la testa con le mie cosce, mentre iniziò a
Toccarsi.
Non riusciva a trattenere il liquido seminale, che tentava furiosamente di uscire.
Il suo respiro si faceva via via sempre più intenso.
Si alzo in piedi.
Ad ammirare il mio corpo nudo, totalmente sottomesso a lui.
I capezzoli erano circondati dai lividi.
Le mie mani erano pallide, faticavano a riprendere colore.
I polsi erano tracciati dal segno delle sue mani.
E i miei occhi pieni di lacrime, non riuscivano a nascondere l'angoscia e la tristezza che sentivo nel venire maltrattata in quel modo.
Una figura che avrebbe impietosito chiunque, tranne lui.
Lo sperma uscì abbondante.
Sporcandomi il corpo: dai seni fino al ventre.
La sua espressione era qualcosa di indescrivibile. Un misto tra piacere e dannazione.
Mano a mano che il tempo passava, lo sperma diventava sempre meno denso e sempre meno caldo.
Rimasi immobile mentre si depositava dentro l'ombelico e lungo i fianchi.
Hans si ricompose prendendo una sigaretta dalla sua custodia.
Una volta accesa , spense la fiamma, buttando fuori l'aria.
"Vatti a fare un bagno" disse sistemandosi i pantaloni.
Non gli risposi. Avevo troppa confusione in testa.
Mi domandavo se quello che avevo fatto era giusto o sbagliato. Se avevo provato piacere o se era solo la mia immaginazione.
Hans con fare autoritario, mi prese in braccio e mi fece distendere nella vasca da bagno.
Singhiozzai e mugugnai parole sconnesse.
Mentre mi passava il panno bagnato lungo la schiena.
Poi me lo strizzò sopra i capezzoli.
Pizzicavano.
Presa la spazzola iniziò a pettinarmi i capelli arruffati, con molta delicatezza.
Mi trattava proprio come se fossi una bambola."Perché mi fai questo ?" Trovai il coraggio di chiederglielo tra un singhiozzo e l'altro.
Hans si tolse la sigaretta dalla bocca."Perché tu sei mia"
Disse con un sorriso mesto.
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Mein
FanfictionHans Landa, sociopatico Colonnello delle S.S trova la pace seviziando un'inguaribile romantica.