IX. Domare

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Al termine di quella sgradevole "avventura" Hans decise di raccontarmi tutto.
Archibald faceva parte di un gruppo di infiltrati che stava cercando di sabotare un evento importante che si terrà in un cinema.
Cercò di estrapolarmi più informazioni possibili, finché non capì lui stesso che non ero a conoscenza di nulla.

"Dobbiamo decidere cosa fare della ragazza, colonnello" disse un comandante di brigata, squadrandomi dal basso verso l'alto.

Sentivo che la mia situazione era in un baratro, Dieter me l'aveva messo in chiaro.
Sentivo già da molto tempo che non sarei sopravvissuta così a lungo da vedere finire la guerra, ma ciò non mi importava; ero davvero stanca.
E come se non bastasse sentivo di essermi in qualche modo affezionata al mio vessatore.
Era come se non potessi stare senza di lui.
Preferivo che si sfogasse con me in questi modi osceni, piuttosto che la sua totale indifferenza.
La cosa più sconcertante però è che il mio cuore, contrariamente a quello che la mia mente pensava; era completamente assuefatto da lui.
Era una droga.
Per quanto mi facesse stare male, ne volevo ancora e ancora.
Hans mi accompagnò nel cinema in questione e mi fece accomodare in uno stanzino.
Mi ordinò di stare zitta e ferma fino a quando non sarebbe tornato.
E così feci.
Passarono diverse ore.
Cosa mi succederà?
Mi interrogai, rannicchiata su uno sgabello.
Ero in preda all'ansia, mentre sentivo la voce di Hans dall'altra parte della stanza.
Deglutii.
Cercai di calmarmi guardandomi intorno freneticamente.
La scrivania era piena di scartoffie sparse qua e la.
Oltre a quelle vi erano un sacco di pellicole srotolate e ciondolanti.
Questo disordine mi stava innervosendo ancora di più.
Feci per raccoglierne una caduta da terra, quando sentii la porta aprirsi alle mie spalle.
Hans entrò nella stanza con un espressione seriosa.
Impallidii.
Lo fissai in silenzio, mentre iniziò a rovistare tra i cassetti del mobile.
"Ah..Dove cazzo l'ho messa!?" disse sbuffando.
I miei occhi con estrema discrezione, non smettevano di seguirlo.
Era instabile.
Ad un tratto sentii lo scatto di una sicura.
"Ah eccola!" disse afferrando l'arma da sotto il banco.
Chiusi gli occhi d'istinto.
"Lo sai perchè sei ancora viva!?" mi chiese puntandomi la pistola in faccia.
Scelsi di non rispondere.
"Mi stanno tutti invitando ad ucciderti, ma  ho detto loro di sapere esattamente come  risolvere la situazione."
Abbassai lo sguardo, pensierosa ed impaurita.
"Il tuo comportamento è del tutto giustificabile, se pensi ad un animale selvaggio.
E' normale che cerchi di adattarsi alle circostanze che gli si presentano e che socializzi con i suoi simili.
Ma tu mia cara hai bisogno di qualcuno che ti inserisca nella società, non è così?"
Rimasi sbalordita. Non potevo credere potesse rivolgersi ad una persona in questo modo.
"Hai solo bisogno di qualcuno che ti renda ubbidiente, di qualcuno che ti sottometta."
Ero così imbarazzata.
Hans mi inquietava, non era come parlare con un folle.
Lui era pienamente cosciente delle sue parole e vantava di una grande intelligenza.
Quello che usciva dalla sua bocca era frutto di un suo personale ragionamento, sentivo che ne era ciecamente convinto.
"Qualcuno che ti controlli, che scelga per te!"
Hans continuava ad agitare freneticamente l'arma su e giù, farneticando.
Non riuscivo a togliere  gli occhi dal pericolo.
Ero tesissima.
"Vedo che ti interessa molto questo giocattolino!" disse spavaldo.
"Avanti, voglio che la lecchi" mi ordinò.
"Partiamo da una cosa semplice, leccala come se fosse il mio cazzo."
"Stai scherzando!?" dissi sconcertata.
"Cosa non ti è chiaro, del fatto che devi fare ogni cosa che ti dico?" disse incitandomi con l'arma puntata in faccia.
Restia, iniziai ad aprire lentamente la bocca, era un incubo.
Sentii l'arma fredda sulla punta della mia lingua, temevo per la mia incolumità.
Hans era visibilmente eccitato per questo non riusciva a tenere ferma la rivoltella.
"Ti piace vero, troia? Prendila tutta in bocca."
"T-tu sei malato!" dissi terrorizzata.
D'impulso mi colpì il viso con il manico, ferendomi il labbro inferiore.
Nel tentativo di evitarla  caddi  dallo sgabello.
Offesa  da quel gesto così violento, i miei occhi si offuscarono dalle lacrime.
" Zitta, Troia! Non devi parlare."
Iniziai a singultire.
Ero così sconcertata e triste, non capivo perchè si stesse comportando così.
Aprii la bocca più che potevo, assecondandolo.
Sentivo di non avere più nulla da temere ormai.
L'unico uomo che forse poteva provare un sincero sentimento per me era stato ucciso e io non potevo fare altro che affidarmi ad Hans e alla sua promessa.
Inghiottii la pistola con audacia fino a farmela premere in gola.
Questa paura mi stava iniziando ad eccitare.
Mi sentivo così perversa a provare piacere in quello che stavo facendo.
"Sei davvero brava, troietta!" mi disse con un sorriso deviato.
Tutte le volte che i miei occhi si incrociavano con i suoi, provavo un forte impulso sessuale.
Avevo capito che se volevo arrivare al suo premio, dovevo cercare in tutti i modi di eseguire le sue richieste anche seppur malsane.
Hans mi sfilò lentamente l'arma dalla bocca, era impregnata della mia stessa saliva.
"Sai quante persone ho ucciso con questa?" mi sussurò, come per mettermi alla prova.
"Non mi interessa." risposi, prontamente.
Mi prese violentemente per il collo fino a farmi sbattere la testa sul pavimento.
Hans era sopra di me.
Sentivo il suo membro premere nel mio basso ventre.
Ero così eccitata, volevo che mi facesse male.
Che mi punisse , per aver pensato ad un altro.
Lui era l'unico di cui avevo bisogno, il mio padrone indiscusso.
"Così non ti interessa più quello che sono!"disse stringendomi forte il collo.
"N-no, mio Padrone" risposi annaspando dalla sua morsa.
Hans era elettrizzato, lo sentivo dal suo pene così duro e pressante.
Non riuscivo ad ignorarlo ancora per molto.
Mentre esercitava il suo controllo su di me non riuscivo a pensare ad altro se non a come mi aveva violentata davanti ai suoi sottoposti; a come mi aveva oggettificata.
Mi faceva impazzire.
La ferita che avevo sul labbro non voleva smettere di sanguinare.
Il colonnello mi baciò con veemenza, pulendola con la sua lingua.
Non ne avevo abbastanza, volevo di più.
Con la mano destra mi cingeva il collo, l'altra invece mi massaggiava le labbra della mia intimità.
"Ah-"
Ad ogni suo tocco il mio respiro cambiava ed Hans era come ipnotizzato da questa melodia.
"Sei bagnatissima!" disse eccitato all'inverosimile.
Ero imbarazzata per questa situazione, ma ero anche impaziente.
La mia mente iniziava a chiedere ardentemente il suo sesso.
Mise un dito, poi il secondo.
Ansimai a bocca aperta.
"Sono io il tuo dio, adesso."
Hans fece colare il suo escreato dalla bocca fino alla mia.
Lo ingoiai di buon grado come un nettare divino.
Ero inebriata dalla sua figura  e dal suo comportamento virile e ineducato, che assumeva quando eravamo io e lui da soli.
Lo amavo, lo amavo da morire.
Le sue dita continuavano ad entrare ed uscire freneticamente, sentivo che stavo per venire.
Distolsi lo sguardo da lui, fu li che il colonnello capi che ero al limite e si fermò.
Chiusi gli occhi un istante, con rassegnazione.
Figlio di Puttana, pensai.
"T-ti prego, l-lasciami venire" dissi fuori di me.
Hans si morse il labbro. Facendomi cenno di negazione con la testa.
"Sei proprio una troia schifosa, lo vuoi non è così?"
Hans si alzò in piedi e si calò i pantaloni della divisa.
Ero trepidante alla vista del suo pene.
Mi avventai sul suo membro senza pensarci due volte.
Volevo compiacerlo più che potevo.
Lo presi in bocca con così tanta foga, da non prendere il respiro.
Hans mi cinse la testa con le sue mani, spingendomi il pene in gola.
Adoravo farmi fottere la bocca in quel modo.
Il suo cazzo diventava sempre più duro.
"Sei proprio una cagna ingorda!"
La saliva continua a sgocciolare dal membro, fino al pavimento.
Sentivo il gusto del suo liquido preseminale invadermi tutto il palato, era così buono.
"Guardami, cagna" mi incitò ansimante.
Per lui il contatto visivo era molto importante, doveva essere sempre tutto così teatrale.
Succube, completamente alla sua mercé.
Era questo che chiedeva,  e questo gli stavo dando.
Quell'espressione goduriosa e al contempo disciplinata.
Era come se riuscisse da se a controllare i suoi impulsi, non perdeva mai la ragione.
Ero l'unica che si faceva facilmente trasportare, non era umano.
Mi scaraventò per terra violentissimo.
Presami per il bacino mi girò a pancia in giù dandogli la schiena.
"Apri la bocca" mi ordinò mentre si sfilava la cinta dalla divisa.
Mi fece passare la fibbia al centro delle  labbra, serrandomi la bocca, adesso impossibilitata a chiudersi. 
Poi rozzo mi sollevò la gonna.
Le mutandine erano di intralcio e le sfilò con fermezza.
Impaziente mi penetrò senza la minima delicatezza.
Mi mise tutta la sua lunghezza più e più volte.
Mugugnai a fatica , mentre la saliva mi continuava a scendere lungo il mento dalla bocca paralizzata.
Il dolore mi fece lacrimare gli occhi.
Avevo la mente completamente svuotata.
Non riuscivo a pensare, mi sentivo completamente priva di coscienza.
Come se non fossi più li.
Perché mi piaceva così tanto questa sensazione di annullamento?
Nel mentre Hans continuava a infierire.
Adorava vedermi soffrire di piacere.
La mandibola iniziava ad intorpidirsi e con esse le ginocchia iniziavano a dolermi.
Mi accasciai sempre più in basso, finché lui stesso non mi voltò al suo cospetto.
Continuava a fottermi malamente.
Il pavimento era freddo, continuavo ad appigliarmi alle sue decorazioni.
Ero già venuta più e più volte.
Era un animale insaziabile. 
Mi squarciò la camicetta liberandomi i seni.
Le lacrime continuavano a scendermi lungo il viso mi sentivo morire, mentre orgasmavo a fatica.
Hans elettrizzato mi diede un ultimo colpo feroce prima di eiaculare all'interno della mi cavità.
Mi inzuppò completamente la vagina.
Il suo seme così denso e vischioso, mi faceva sentire "sporca".
Il suo sperma ancora caldo mi gocciolava lentamente dalla vagina fino al pavimento.
Rimase per un secondo con gli occhi chiusi, le labbra gli si distorcevano in un sorriso malizioso.
Mi ero innamorata di lui, perdutamente.
Innamorata di un uomo che aveva scelto di dedicare la vita alla sua scalata sociale.
Ad un uomo il cui rango era più importante di qualsiasi cosa.
Non gli importava della morale, di quello che era costretto a fare per raggiungere il suo scopo.
Non so se anche lui era innamorato di me.
Per me la sua figura era ancora un mistero.
Non sapevo se ero solo un passatempo per lui con il quale aveva bisogno di sfogarsi.
Il colonello mi liberò dalla cintura, le avevo lasciato il segno dei morsi, con il quale tentavo di sopportare quel suo modo sgarbatamente eccitante che aveva di usare il mio corpo.
Hans non contento, mi mise due dita dentro per prelevare una buona quantità del suo sperma.
Poi con risolutezza me le mise davanti al viso.
"Leccale"
Lo sperma gocciolava lentamente dalle sue dita, ero ipnotizzata.
Lo raccolsi arresa con la lingua.
Rimasi estasiata dal poterne attingere, il gusto era leggermente salato;
Mi passai la lingua intorno alla bocca, non potevo permettermi di perderne una singola goccia.
Poi mossa dai miei sentimenti innocenti gli presi la mano dolcemente e me la posai sul viso.
"Ti amo" sussurrai.
Lo dissi senza preoccuparmi di nulla, desideravo solo che lo sapesse e non mi importava se anche lui ricambiava i miei sentimenti o meno.
Hans non tolse la mano, rimase in silenzio guardandomi.
Intimidita, lo lasciai.
Non riuscivo a guardarlo negli occhi per più di un secondo, sentivo un tremendo senso di inferiorità che mi faceva mancare l'aria.
Hans con uno scatto me la riprese nuovamente.
Sussultai, spaventata;
Mentre lo vidi con dolcezza posare le sue labbra sul dorso della mia mano, in un candido bacio.
Il suo gesto era così irreale, che sbattei più volte le palpebre per accertarmi della scena che stavo vivendo.
Era imprevedibile.
Stare con lui era come giocare perennemente d'azzardo.
"C'è una cosa che ho bisogno di chiederti meine liebe.."
Mi disse mortificato.
"Tutto, farò tutto quello che vuoi" dissi incantata dal suo fascino irresistibile.
"Ho bisogno di fare in modo che nessuno si avvicini più a te"
Mi disse tremante.
"Ma sono tua, mio signore" cercai di confortarlo con gli occhi lucidi.
Hans scosse la testa, come per negare quello che gli stavo dicendo con il cuore in mano.
"Girati." mi ordinò.
"M-ma n-non capisco.." dissi voltandomi sconcertata.
*FSHH*
"Ahh!"
*FSHH*
"Ahh!"
Hans iniziò a frustarmi il sedere con brutalità, usando la cintura.
I suoi colpi diventavano sempre più forti, mano a mano che proseguiva.
"Ha-hans ! T-Ti p-prego"
*FSHH*
"Fammi sentire come urli per me!"
I suoi soprusi non volevano finire, nemmeno al sentire della mia carne che si squarciava ad ogni suo colpo.
Strinsi con forza le mie labbra con i denti tanto dal farmi male.
*FSHH*
Continuò per altri tre colpi.
"..n-non lascerò che ti portino via.." disse avvilito con un groppo in gola.

Toc Toc

"Colonnello, gli ospiti sono arrivati è desiderato in sala".

Riconobbi la voce di Dieter oltre la porta.

"Rivestiti, bambina"

Hans fece per darmi un bacio sulla fronte, quando mi allontanai spaventata.
Ignorando il mio gesto, si agghindò l'abito di fretta e data un'ultima sistemata ai capelli;
Spalancò la porta, incurante di me e del mio corpo nudo e avvilito.
"Sieg Heil" disse Dieter, sbattendo i piedi.
Il Maggiore rimase scioccato alla vista del mio corpo, mentre cercavo di raccogliere con fretta i miei indumenti.
"N-n-non volevo, interrompere n-niente, signore!" Disse il giovane evidentemente a disagio.
I suoi occhi rimasero paralizzati alla vista delle ferite, che cercavo di nascondere.

"Hast uns nicht unterbrochen."
(Non hai interrotto niente)
Disse al sottoposto poi rivolgendosi a me, ma senza voltarsi, mi ordinò inflessibile.

"Ti aspetto nel salone tra mezz'ora"
Continuavo a guardare il nulla in silenzio.

"Signore non mi sembra nelle condizioni.. "
Replicò Il Maggiore cercando di essere il più delicato e distaccato possibile.

Come poteva un soldato che da sempre mi aveva trattata con disprezzo, rimanere impietosito dalla situazione più di te?

"Ce la faccio!" Risposi sollevandomi da terra, usando da appoggio lo sgabello.

Dieter abbassò lo sguardo, al passaggio del superiore.

"Tienila d'occhio Maggiore, non vorrei facesse qualcosa di sconsiderato.
Abbiamo avuto una piccola discussione"

Dieter, prontamente sull'attenti:

"Ai suoi ordini"

Dieter chiuse la porta con lentezza, sospirando, i nostri occhi si incrociarono appena prima i suoi con rammarico e i miei confusi.

Il rude Maggiore della Gestapo si stava comportando in una maniera alquanto insolita.

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