VI. Misery Loves Company

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Archibald si allontanò così velocemente da dimenticarsi la giacca che mi aveva teneramente prestato.
Non feci in tempo ad avvisarlo, che l'auto era già partita.
Rientrai nel locale confortata da quel suo dolce abbraccio.
I camerati continuarono a fare baccano fino all'ora di chiusura.
Il racconto di quei soldati riguardo ai "Bastardi" mi aveva scosso.
Ero preoccupata per Hans. La guerra tardi o no avrebbe portato inevitabilmente a delle conseguenze.
Un processo in un tribunale o giustiziato con una mazza dall'orso ebreo, l'uomo bestia di cui ho sentito parlare tutta notte;
di certo Hans era dalla parte sbagliata della medaglia e io con lui.
Immagino che l'inferno abbia un piccolo posto riservato a quelle come me.
Ma posso scegliere, pensai pulendo il bicchiere che Archi aveva lasciato sul bancone.
Perlomeno posso scegliere chi amare.
Il locale si era svuotato, dalla finestra filtrava la luce dei fanali della Fiat nera che era venuta a prendermi per riportarmi in Hotel.
Nascosi velocemente il giubbotto del generale sotto il bancone, non oso immaginare cosa potesse pensare il Maggiore della Gestapo vedendomelo addosso.
Spente le luci e girata la chiave, mi incamminai silenziosamente verso la vettura.
Il cadetto aprì lo sportello e intravidi la figura di Hellstrom che se ne stava in silenzio nel posto a fianco al mio.
Cercai di non destare sospetti, comportandomi come sempre.
Non vedevo l'ora di essere in camera per sdraiarmi sul letto e non pensare a nulla, finchè la macchina si accostò sul lato della strada ancora a un paio di minuti dall'albergo.
"Perchè ci siamo fermati qua?" chiesi allarmata.
Dieter aprì lo sportello senza degnarmi nemmeno di uno sguardo.
L'autista fece lo stesso di riflesso.
Iniziai a guardarmi freneticamente intorno, ma la strada era poco illuminata e non riuscivo a scorgere nulla.
Il soldato semplice si congedò battendo i tacchi dinnanzi a Dieter che prese il posto al volante.
In quell'istante il soldato semplice si mise nuovamente sull'attenti per tenere la porta aperta a un'altra persona.
"Ah riposo, riposo" disse con un tono sarcastico.
Mi paralizzai al suono di quella voce.
Era da mesi che non la sentivo.
La faccia iniziò a pizzicarmi, mentre Hans si sistemava il cappotto prima di prendere posto.
Non sapevo se ero felice o terrorizzata, ma non riuscii a trattenermi e gli saltai al collo a mio rischio e pericolo.
"Piano piano, liebling " disse cercando di rimanere composto.
Non riuscivo a trattenere le lacrime di gioia o di disperazione. Poteva essere un esaurimento nervoso, ripudiavo questo mio atteggiamento così succube.
Ma non riuscivo a reprimere quello che provavo, mi era mancato davvero.
Hans mi prese il viso come si fa con i mocciosi fastidiosi.
"Non starai mica piangendo?" disse voltandomi il viso più volte come a cercarle.
Mi liberai dalla presa e ripresi compostezza, nascondendo gli occhi inumiditi dalle lacrime.
"No" dissi, guardando fuori dal finestrino.
"Ti piace mentirmi, non è così? Chissà cos'altro mi nascondi." disse sogghignando.
Per un attimo mi si bloccò il respiro, pensando ad Archi.
Il colonnello si tolse il cappello con la testa di morto, come per rilassarsi da un lungo viaggio.
Non gli domandai nulla sulla missione, se era qua voleva dire solo una cosa, che tutto si era svolto secondo i piani.
Era sempre così dannatamente elegante e profumato, non capivo come facesse a mantenersi così nonostante il suo sporco lavoro da assassino.
O forse era la mia mente malata che lo percepiva sempre così.
Con la coda dell'occhio riuscivo a sentire il suo sguardo fisso su di me.
Cercai di ignorarlo in tutti i modi finchè mi prese la mano con l'anello e la baciò teneramente.
"Ho intenzione di onorarti mia cara,  questo anello ne è la prova.
Sono disposto ad andare contro il veto imposto alle S.S , non mi interessano le tue origini,
È con te che voglio passare il resto della mia vita" disse sospirando.
"Ma ho ancora due cose da sistemare."
"I Bastardi?" chiesi a voce sommessa.
"Vedo che ti sei informata.." disse per niente sorpreso.
"Ho solo sentito delle voci a lavoro" risposi a capo chino e con le mani incrociate.
"Parlano di un uomo che taglia via gli scalpi dei soldati tedeschi che uccide, mentre chi sopravvive li marchia con una svastica sulla fronte" dissi sconcertata.
"Che assurdità" mi disse sghignazzando.
"Scometto che ti hanno anche parlato di un Uomo-Orso con una mazza da Baseball!" disse cercando di trattenere le risa.
"Sei davvero infantile" risposi seccata.
Hans mi mise di nuovo la mano sul volto,  più precisamente sulle mie labbra.
"La solita impudente" sussurrò mentre con violenza tentò di insinuare le sue dita all'interno della mia bocca.
Feci una lieve resistenza prima di accoglierle.
Arrossii.
Ero così presa che non mi accorsi del mio gesto, così inverecondo.
Quelle dita mi erano mancate così tanto, non volevo staccarmici.
Stregata aprii gli occhi per un'istante ed ecco il suo sguardo fiero e compiaciuto.
Quel suo sorriso vincente mi faceva andare fuori di testa, ma mi dava anche una grande soddisfazione psicologica.
Mi sentivo apprezzata.
Hans tolse delicatamente le dita.
"Ho una gran voglia di mettertelo dentro" mi disse indecoroso.
Si sistemò i capelli e si rimise il cappello in testa.
La macchina si era accostata.
Hans scese dalla macchina e mi aprì con galanteria la portiera.
Mi protese la mano, la afferrai senza indugio.
Congedò l'ufficiale.
Io non riuscivo a parlare, il mio corpo desiderava liberarsi da questo forte peso.
Era come se la mia intimità pulsasse da sotto le mutandine.
Era impossibile ignorarla.
Mi faccio schifo, pensai.
Come posso eccitarmi al pensiero di farmi violare da uno come lui.
Cercavo in tutti i modi di scacciare questi pensieri malsani.
Hans girò con fare autoritario la chiave della stanza, fu lì che ebbi un momento di lucidità.
Cosa diavolo sto facendo?
Entrati, tolsi sgarbatamente la mano dall'ufficiale.
Hans non si fece intimorire dal mio gesto avventato, tanto che riprese facilmente posizione sbattendomi contro la porta alle mie spalle.
"Questa "cosa" che c'è tra noi è sbagliata!" Urlai, cercando di dimenarmi dalla sua presa.
"Sbagliata per chi?" disse avvicinando il suo viso al mio spaventato.
"Non esiste il concetto di giusto o sbagliato è tutto relativo.
Semplicemente questa relazione è adatta a noi" disse sicuro di sè.
"Ti sbagli, è un salto nel buio!" dissi in lacrime.
Hans iniziò a leccarmi il collo avidamente.
"Tu!
Non mi lasci scegliere" dissi singhiozzando, mentre sentivo la sua mano palparmi i seni.
"Maledizione, lasciami!" urlai respingendolo.
Hans si allontanò, probabilmente ferito nell'orgoglio.
Respirai affannosamente accasciandomi a terra, cercando di calmarmi.
Avevo un attacco di panico.
"Voglio tornare a cas-"
Hans mi prese violentemente per il braccio, trascinandomi ai piedi del letto; poi sfilatosi la cintura iniziò a legarmi il polso al letto.
"C-che stai facendo?" chiesi sconcertata.
"Mi hai stancato, con le tue paranoie ormonali" disse prendendo una sigaretta.
"So io come farti tornare la ragione, ti lascerò chiusa qua dentro per qualche giorno." disse con tono spietato.
"N-non puoi dirlo seriamente" dissi provando con forza a liberarmi dalla cinta.
"Oh si che posso, mia cara.
Devi capire che tu non hai voce in capitolo con me.
Se io ho bisogno del tuo corpo, me lo devi dare senza fare troppe scenate.
Tu mi appartieni.
Hai capito?"
Ti servirà da lezione, così la smetterai di disobbedirmi.
"H-hans ti prego, non farlo" dissi con voce smorzata aggrappandomi con la mano libera ai suoi pantaloni.
L'uomo sospirò rassegnato.
"Mi hai costretto tu a farlo, bambina"  Disse sfiorandomi i capelli.
"Ma dove farò i miei bisogni?" chiesi imbarazzata, cercando di non guardarlo negli occhi.
Hans si diresse verso il bagno, tornò poco dopo con una bacinella che utilizzavo per gli abiti sporchi da lavare.
Me la gettò con irruenza a un centimetro dalla mia figura.
"Tu sei malato" dissi indignata.
Hans si mise a ridere sommessamente.
"Potrei farti molto peggio!" Disse buttando fuori il fumo.
"E allora fallo! Sono immobilizzata puoi farmi ciò che vuoi!" Urlai.
Hans mi diede uno schiaffo in viso.
Rimasi attonita dal suo gesto , mai me lo sarei aspettata.
Non riuscivo più a parlare.
"Così farei esattamente il tuo volere, non è così?!"
Mi ammonì serio.
Rimasi immobile, mentre non riuscivo più a trattenere le lacrime.
"Sai a volte penso a quanto possa essere miserabile la mia vita"
Il suo viso si fece malinconico, mentre proseguiva il suo discorso.
"Ho ottenuto così tanti meriti, i miei sottoposti mi elogiano.
Ma la verità è che hanno paura.
Se potessero mi consegnerebbero ai nemici senza battere un ciglio, nessuno tiene a me.
Ma tu si, non è così?"
I suoi occhi erano lucidi dallo sconforto.
Indietreggiai, spaventata.
"Io ti conosco meglio di te stessa, non vuoi ammettere quello che provi per me.
Odi quello che faccio per il mio paese, ma questa è solo un uniforme."
Disse agghindandosi.
"Come puoi andarci così fiero?" dissi sconcertata.
"Perchè non dovrei?" mi chiese totalmente alienato dalla situazione.
"Non potrò mai amarti" gli dissi nauseata mentre mi raggomitolavo su me stessa.
"Non so per quanto hai intenzione di continuare questa sceneggiata, ma sono sicuro che la notte ti schiarirà le idee"
disse mentre si stava svestendo.
Prima la giacca, poi si sfilò la cravatta e piano piano iniziò a sbottonarsi la camicia.
Assistetti alla scena in disparte ma con una sensazione strana.
Mi sentivo fortemente coinvolta da tutto quello che faceva,
finchè non arrivò a sfilarsi i pantaloni.
Volsi lo sguardo velocemente da un'altra parte quando capiì che si stava spogliando nudo.
"Vedi, senza sono una persona proprio come te "
disse scherzoso.
Feci finta di non ascoltarlo.
"Guardami" mi ordinò.
Mi volsi lentamente cercando di non guardare il suo sesso.
Cercai in tutti i modi di non far cadere lo sguardo, ma non riusciì ad ignorare il suo corpo.
Vissuto e vigoroso, con una postura impeccabile.
E poi il suo pene.
Sentivo la mia intimità agitarsi.
Arrossì, cercando di reprimere questo impulso disgustoso.
"Ah mia cara, starai soffrendo di sicuro li sotto" disse compiaciuto.
"Potrei scommettere qualsiasi cosa che ti sei masturbata pensandomi ogni notte" disse aprendo il rubinetto della doccia.
"So di essere spregevole e questo ti fa impazzire"

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