Mi concentravo sui miei passi incerti.
Prima la destra poi a seguire la sinistra, ero stanca, non so per quanto tempo si ripeteva questa sequenza.
A fianco ai miei piedi goffi e doloranti, intravedevo gli scarponi neri degli altri due;
Sembravano allenati a tenere il passo senza fiatare.
Non riuscivo ad alzare lo sguardo, mi sentivo una fitta al cuore;
Come quando sai di essere nel torto, ma continui a fare di tutto per nasconderlo.
Avrei potuto farmi salvare dagli americani, avere una vita dignitosa, eppure sono rimasta ancora qua a fianco a te.
E la cosa che mi sconcertava era che a volerlo sono stata proprio io.
Attraversammo una piccola foresta, fu li che notai un tuo cenno per controllare non avessi perso il vostro passo.
Volsi lo sguardo verso il tuo, poi subito lo distolsi, affrettandomi,
finendo per urtarti senza accorgermi del fatto che ti eri fermato.
Dieter fece altri due passi, prima di accorgersi della situazione di stallo che si era creata.
"Forza, non manca molto!" disse il giovane esortandoci.
"Che stai facendo!?" disse Hans afferrandomi bruscamente.
"Io..n-niente" dissi completamente alienata.
"Pensi si tratti di un gioco?!" inveì spingendomi, la stanchezza mi fece finire a terra.
"N-no.." provai a mantenere la calma inutilmente, nonostante i singhiozzi.
Dieter si avvicinò preoccupato:
"Non possiamo rimanere a lungo qua, dobbiamo metterci in contatto con i nostri per sapere le nuove disposizioni.."
Cercai di risollevarmi a fatica, stringendo l'erbaccia che mi circondava.
"Il Führer può attendere, il destino di questo conflitto mi sembra fin troppo evidente"."Noi questa guerra la perderemo, Caterina"
La sua sincerità era disarmante.
"Landa, lei sta completamente infrangendo i principi del Reich con queste sue fatalità..."
"Parla il disertore che voleva suicidarsi.." rispose il colonnello distaccato.
Dieter indietreggiò pallido.
"Vattene!" disse Hans voltandosi.
"Mi stai chiedendo l'impossibile" esasperai, la pancia mi doleva e avevo un fortissimo mal di testa.
Hans si trattenne, forse voleva picchiarmi o stringermi non riuscivo a capirlo.
"Maledizione! cos'hai in quella testa!?" trattenendosi dal non fare troppo rumore, rischiando di chiamare attenzioni pericolose."Dobbiamo ancora sposarci.." dissi storcendo la bocca in un insalubre sorriso.
Gli occhi di Hans si fecero lucidi, con uno scatto si voltò e riprese a camminare, afferrandomi forte la mano.
Proseguimmo il nostro cammino, le giornate scorrevano lente e questo viaggio sembrava non giungere mai al termine.
I piedi mi dolevano, dovetti fare diverse pause prima di rimettermi in marcia.
A nostra fortuna riuscimmo a trovare un piccolo rivolo d'acqua dove poterci lavare a pezzi; il grosso della calce era andato via, rivelando molti lividi e piccole ferite.
Spesso, mentre passavo la notte, sentivo Hans e Dieter discutere sulla strada da prendere.
Vi era parecchia tensione nell'aria, sempre più assordante si instaurava il pensiero di esserci persi.
La fame e il dolore ai piedi erano ormai insostenibili.
Una di queste calde sere di Agosto mi capitò di rimanere di guardia, mentre ci accampavamo.
Mi persi a fissare il cielo e le sue stelle.
Hans si era addormentato sul mio petto, pensai alla beatitudine di quel momento.
Mi ricordai il suo viso quella volta che si addormentò sul treno diretto a Parigi.
Chissà la nostra vita come sarebbe stata in circostanze diverse.
Ci saremmo incontrati lo stesso? Ci saremmo amati così tanto?
Gli accarezzai dolcemente i capelli, mentre sentivo il suo respiro accanto al mio seno.
Meglio una vita come questa che altre mille senza di te."Non possiamo fingere che questa guerra non esista"
mi sussurrò tenendo gli occhi chiusi.Sarebbe stato bello, pensai fra me.
Io e te spensierati a Parigi, promettendoci eterno amore come nei romanzi, magari in uno di quei bistrot tanto di moda.
Quel pensiero mi tenne sveglia fino alle prime luci dell'alba.
Seguivo con lo sguardo i pallidi raggi del sole che proseguivano fino alle cime degli alberi; fu li che il chiarore andò a scontrarsi contro un campanile.
"La vedo!Vedo la chiesa!" dissi gioiosa.
L'abbazia Neogotica si ergeva davanti ai nostri occhi provati, la facciata era così sontuosa da incutere un senso di timore.
Ad aspettarci non vi era nessuno, era come se non fosse più in uso da anni.
Ci guardammo più volte dal non essere stati visti e ci intrufolammo di nascosto passando per la cripta.
Non si vedeva praticamente nulla, se non qualche spiraglio di luce che entrava dalle finestre serrate.
Infastidita dalle continue ragnatele che passavano da una parete all'altra, mi accorsi di alcune scritte dipinte sui muri.
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Mein
FanfictionHans Landa, sociopatico Colonnello delle S.S trova la pace seviziando un'inguaribile romantica.