VIII. L'antieroe

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Sai faccio sempre in modo di svegliarmi prima di te, per vederti dormire.
Mi ritaglio sempre qualche minuto per osservarti, sei così bella;
Così pura.
Quella mattina le scostai una ciocca di capelli dal viso, per scrutare le sue labbra carnose.
Mi avvicinai al suo viso per sentire il suo respiro sottile e delicato.
Il suo profumo mi dava serenità, era come se mi raccontasse di "me" o meglio di un "io" che ho soppresso ormai da tempo.
Standole accanto era come se la degradazione e le atrocità che avevo compiuto non fossero mai esistite.
Come se potessi ricominciare di nuovo da zero;
Da prima che tutto questo accadesse, quella spensieratezza che non ho mai conosciuto.
La volevo fare mia.
Tu, hai questo potere su di me.
Il modo in cui mi guardi, con un flebile disprezzo, per la violenza che ti sto iniettando piano piano nel cuore;
Non riesce a nascondere quello che provi per me.
L'attrazione del proibito di qualcosa che non hai mai conosciuto.
Tu, principessa.
Servita e apprezzata da tutti.
Come ci si sente a diventare succube per una volta?
Come lo sono stato io, dall'inizio di questo sistema corrotto.
Come ci si sente a rimanere intrappolati in una realtà che non hai mai considerato tua?
Ti fa soffrire, non è così?
Ma non dovrai affrontare questo mondo da sola.
Questo dolore è tutto quello che ci resta ormai, eppure per te è tutto così nuovo, tutto ti sconcerta.
La prima volta che mi hai ceduto il tuo corpo, senza sapere cosa sarebbe accaduto.
Coraggiosa e sconsiderata.
Io che non lascio decidere nulla al caso, io che calcolo ogni possibile soluzione.
A me non è concessa l'irrazionalità.
Tu, sei libera mia cara.
È questo che mi affligge.
Non posso lasciare che qualcun altro  veda la tua "luce";
E provi a portarmela via.
Mi rivestii, lasciandomi la tua figura alle spalle.
Uscii dalla stanza, Dieter era già sul ciglio della porta.
"Standartenführer" disse facendo il saluto.
"Maggiore, non è necessario che la vada a svegliare.
La lasci riposare."
"Come vuole, colonnello" rispose Hellstrom, senza fare domande.
"Mi accompagni nel locale di Schmitz, ora che sono tornato, la ragazza avrà già un lavoro a tempo pieno."
dissi malizioso.
Perché si mia cara, tu di facciata sarai sempre la mia sgualdrina.
Se è con la carne che riusciamo a comunicare, non servono parole.
Salito sull'auto non feci altro che pensare a te.
Sei il mio pensiero costante, una voce che mi coccola tutti i giorni a tutte le ore.
Il proprietario aveva da poco aperto il locale al pubblico.
"Oh Landa, la ragazza non si è presentata stamattina! È successo qualcosa? chiese Arthur mentre lucidava i vetri delle finestre.
"Ah- Arthur hai fatto davvero un'ottimo lavoro! Questa baracca è irriconoscibile." dissi stupito.
"Ah si da quando gli ebrei se ne sono andati si respira un'aria pulita, ma prego colonnello entri le offro qualcosa da bere!"
Io e il Maggiore ci accomodammo in uno stanzino piuttosto riservato.
"Allora ha fatto la brava?" chiesi a Dieter che prese posto di fronte a me appoggiando il cappello sul tavolo.
"Scarsina, non credo sia il suo mestiere" disse freddo e oggettivo.
"Di sicuro la bella presenza non le manca" dissi accondiscendente.
"Non ha fatto altro che chiedere di lei" disse il Maggiore accendendosi una sigaretta.
Sorrisi.
"Ecco a voi, offre la casa" disse Arthur, appoggiando le due pinte di birra colme fino all'orlo.
"Arthur, ero venuto qua solo per dirle che Caterina non sarà più sua dipendente" allungandogli la mancia.
"Oh, signore non si doveva scomodare per una cosa simile!"
Sorrisi cordialmente prima che si allontanasse per tornare al bancone.
Sentivo che per una volta in questa vita di privazioni qualcosa si stava sbloccando.
Devo solo sistemare quei fottuti "Bastardi" e poi posso stare con te per sempre.
Ho in mente la tua espressione, il giorno in cui la guerra sarà finita e tu correrai tra le mie braccia, risa e lacrime di gioia.
E finalmente potrò essere l'eroe di questa storia.

"In che senso non lavora più qui?" sentii dietro di me una voce giovane ed impetuosa.

Hellstrom era immobile davanti a me, guardava dubbioso quello che stava accadendo alle mie spalle.
"Quella faccia mi è familiare..devo averla già vista da qualche parte.." il Maggiore riprese il cappello e si alzò dal bancone.

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