1. "Sei te che aggiusti le moto?"

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*

"Oggi sarà l'ultimo primo giorno di scuola.
Ultimo anno
e poi via."

*

Quello che Manuel regge fra le mani, decisamente non è un diario, forse è più giusto dire che sia un piccolo taccuino. Ci appunta i pensieri, le cose da non dimenticare, la lista delle cose da fare, gli sfoghi.

Spesso ci versa piccole frasi, piccoli avvenimenti che in futuro vorrebbe ricordare. Oppure scrive due righe sulla sua giornata, così, per il semplice gusto di farlo.
Non ha un reale motivo e non lascia quasi mai spazio a cose profonde.

Ad ogni modo, quel taccuino l'ha comprato subito, la prima volta che l'ha visto. Ha le pagine giallognole, di carta riciclata spessa. La copertina è di finta pelle marrone e si può "richiudere" con un paio di cordicine da avvolgerci intorno. Quando riesce a infilarlo negli indumenti o in una tasca qualsiasi, lo porta sempre con sé. Altrimenti, lo custodisce in una scatola di scarpe vuota, ben riposta nell'armadio e lontano da occhi indiscreti, compresi quelli di sua madre.

Che poi non ci scrive chissà cosa, ma la sua riservatezza ne risentirebbe molto a far leggere i suoi pensieri, seppur innocui.

Per questa mattina decide di inserirlo nello zaino in modo da portarselo a scuola, poi sale sulla sua moto, ormai perenne compagna della sua vita solitaria, e infila il casco.

Prima di partire, però, tira fuori il telefono per scrivere un messaggio veloce a Simone.

M: Hai bisogno di un passaggio?

Lo ha chiamato un paio di giorni prima, ricorda di avergli sentito dire di essere alle prese con un guasto della sua storica vespa bianca, ma al contempo il ragazzo non ha chiesto il suo aiuto.

Manuel ci è rimasto male, avrebbe voluto potergli dare una mano, ma a sentirlo scostante e distaccato non ha saputo dire altro che «mmh, va bene, spero tu riesca ad aggiustarla.»

S: No, grazie. Sono riuscito a sistemare la vespa. Ci si vede a scuola.

La verità è che i due si sono allontanati, il quarto anno li ha portati a prendere strade del tutto diverse.

Manuel ha iniziato a isolarsi, a ridurre sempre più la cerchia di amici stretti, fino a eliminare anche Simone, limitando il loro rapporto a una chiamata sporadica, qualche messaggio di rado, e un semplice saluto di sfuggita quando ci si incontra.

Le colpe, Manuel, se le prende tutte. È stato lui, durante l'estate dell'anno prima, a tessere quella tela di dubbi iniziata con il fatidico compleanno di Simone in cui si sono scoperti per la prima volta.

I problemi sono sorti nel momento in cui la situazione rischiava di sfuggire di mano, andare ben oltre e sfociare nel rapporto occasionale ma senza sentimento.

Manuel ricorda ancora la sfuriata di una sera in pieno luglio, quando Simone gli ha chiesto cosa fossero e lui è entrato nel panico.

Ed è da lì che le cose hanno iniziato a stranirsi, a strapparsi, a dilaniarsi, fino a renderli quasi estranei.

Manuel ricorda ancora la sensazione di quel cuore in gola dopo aver visto, varie volte, qualcuno di sconosciuto accanto a Simone. Ogni singola persona che gli abbia sorriso, che lo abbia sfiorato, che ci sia andato in sella insieme, lo ha ferito.

Nel suo cuore, loro due sono ancora vicini. Passano ancora tutti i pomeriggi con le mani sporche di olio motore e fumano sotto le stelle nitide di Villa Balestra.

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