*
"T'ho visto, Simone.
La tua bocca sorrideva,
ma non per me."*
Tienimi fuori dalla tua nuova felicità, Simó.
Continua a sentirle vorticare nella testa, Simone, quelle parole così ben messe in fila e tanto capaci di generare un disastro dall'interno.
Si sente arrabbiato.
Si sente svuotato.
Si sente inadeguato.Arrabbiato perché Manuel non ha il diritto, proprio adesso, di fare allusioni del genere, quasi a volerlo far sentire in colpa se ora ci sta qualcuno che, in punta di piedi, sta provando a farsi strada per raggiungerlo.
Svuotato perché pensa che quelle parole abbiano segnato esattamente una fine e un inizio. La fine del loro reale distacco, per assurdo, perché hanno parlato come non succedeva da molto tempo, seppur per poco e per rivolgersi domande e risposte inferocite, inaridite. E l'inizio del nuovo tempo, del dopo quella frase.
C'è un prima e un dopo qualsiasi parola o frase abbia mai pronunciato Manuel per rivolgersi a lui.
Ci stanno tutti gli effetti nel mezzo, che si fanno strada fra le sue emozioni.
Ed infine, inadeguato perché non sa mai come comportarsi, quanto può meritare, quanto può lasciar andare. Inadeguato perché sente di essere sempre causa di sofferenza, anche se, di questo ne è certo, a soffrire ci finisce sempre lui per primo.
Sta ancora cercando di infilare la chiave nella serratura di casa, quando il telefono prende a squillargli.
Fa fatica a tirarlo fuori dalla tasca, con mani tremanti, e quando ci riesce nota subito il nome di Pietro scritto in bianco sulla schermata.
È la prima volta che riceve una chiamata dal ragazzo, fino a quel momento si son sempre sentiti sul social che li ha fatti conoscere e poi su whatsapp. Per poi incrociarsi, con tutto il surrealismo del mondo, sotto casa di Manuel.
Ci prova un paio di volte ad accettare la chiamata, prima che il pollice sudato riesca a portare a buon fine l'azione.
«Pietro» si limita a dire.
«Simo, sei scappato via. So che hai detto m'avresti chiamato, ma ecco, mi sono un attimo preoccupato. Va tutto bene?»Quelle parole, quel semplice messaggio che racchiudono, quell'esserci come una reale presenza, lo aiutano a stirarsi la pelle del viso dalle pieghe infelici a cui si è adattato dopo la breve discussione.
«Va tutto bene, non ti preoccupare. Grazie per essertene accertato» non ha più voglia di entrare in casa, prende a giocherellare col portachiavi del mazzo facendolo roteare intorno all'indice.
Lo perde un paio di volte, dovendosi poi piegare sulle ginocchia per ripescarlo da terra e tornare al suo passatempo. Si siede in un angolino vicino alla porta e sorregge il telefono.
«Non sei molto convincente, te l'ha detto mai nessuno che dire cazzate non te riesce pe' niente?»
La voce di Pietro, ironica, aiuta Simone a scollarsi di dorso il resto dell'ansia. Sorride, si lascia andare con la schiena contro la porta e lancia uno sguardo al cielo stellato.
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Caro Diario
Fanfic[Simuel] L'inizio dell'ultimo anno, prima della maturità, significa crescita. Manuel e Simone lo sanno bene. Proprio quest'ultimo ha messo una pietra sopra alla sua cotta, durata ben due anni e mai corrisposta del tutto. Un pomeriggio, nella vita or...