3. "Ti unisci a noi, Simone?"

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*

"Credo di essere il campione dei ritardatari.
Ma non parlo di puntualità,
parlo del mio grande difetto
di rendermi conto
dei miei pensieri e delle mie volontà
quando ormai non serve più a niente."

*

«Posso?»

Manuel se l'aspetta da tempo, di udire quella voce. È strano che non si sia presentato già il giorno successivo a quella serata.

Ha capito com'è fatto il soggetto, è una di quelle persone capaci di coinvolgerti nella loro vita, quasi sempre più interessante della tua.

Non che, nel caso di Manuel, ci voglia molto.

«Entra» dice, rivolgendosi alla figura affacciata dal portone del garage.

Manuel stavolta non è indaffarato, non ha lavori da svolgere e quindi non indossa la tuta che usa per non sporcarsi gli indumenti puliti.
È sceso giù, quel pomeriggio, solo per mettere un po' di ordine in quel posto pieno di roba ammucchiata.

Vorrebbe mettere ordine anche nella sua testa, che ultimamente sembra mandargli dei segnali evidenti, utili a fargli capire che non se la passa poi tanto bene.

Pietro si fa largo sullo skate, si avvicina a Manuel con una spinta, prima di darci un colpetto col piede e afferrarlo direttamente fra le mani.

«Allora? Che è sta faccia?» Pietro indica l'espressione truce dell'altro ragazzo.
«Sei sempre così carino e diretto quando parli con la gente?»
«Sono sincero. Te sei visto? T'hanno ammazzato l'animale domestico?»

Manuel si lascia sfuggire un sorriso, evitando di tramutarlo in risata.
Non ha nessuna voglia di ridere.

«Me so visto. È solo una giornata storta. E non ho animali domestici.»
«Eh, male. T'addolcirebbe averne uno.»
«Potrei adottare te, sembri avere tutte le carte in regola» ci scherza sù e si para dalla spinta alla spalla destra che riceve subito dopo, proprio da Pietro. Che però fa solo finta di arrabbiarsi.

Dentro di Manuel aleggia il fastidio.

Simone non gli ha più rivolto la parola, dopo il breve scambio in corridoio.
E sa anche di non aver fatto nulla per evitare questo silenzio.

D'altronde, per tutta la settimana l'ha notato con la testa china perennemente sullo schermo del telefono.
E ha una vaga idea di chi possa essere il destinatario della sua attenzione.

Gli sta in piedi di fronte, in questo momento.

E per quanto possa non digerire il suo ruolo nella vita di Simone, non riesce a odiarlo perché sembra essere un bravo ragazzo.

Un po' troppo loquace, ma comunque un bravo ragazzo.

Il suono di una notifica riempie l'aria creando un piccolo rimbombo, Pietro si affretta a tirar fuori il telefono dalla tasca dei jeans e sfodera un sorrisetto.

Manuel non riesce a fare a meno di allungare un po' il collo, cercando di non farsi notare, per capire chi gli abbia scritto senza doverlglielo chiedere.
Ma non riesce a veder nulla, dalla sua distanza, e sporgersi oltre equivarrebbe a rischiare di cadere addosso a Pietro.

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