*
"Ma con tanti ragazzi sulla faccia della terra,
proprio lui?"*
Ok, ci vado, nel peggiore dei casi resto cinque minuti e vado via.
Queste le parole che Manuel si ripete, alle ventidue circa di quella serata smorta.
È un mercoledì e lui non ha intenzione di fare tardi, per evitare di non svegliarsi il giorno dopo per andare a scuola. E partire con un'assenza, il secondo giorno del nuovo anno, non è una grande idea.Quindi si decide a tirarsi sù dal suo letto, neanche rifatto dalla mattina, si concede il tempo di una sistematina ai capelli ed esce di casa, urlando un «torno fra poco, mà» a sua madre che non ha perso tempo di chiedergli dove stesse andando.
Alla festa ci arriva in moto, nonostante la poca affidabilità dei nuvoloni ammucchiati nel cielo scuro, ma la temperatura è piacevole quindi, per coprirsi, gli è bastata la felpa che aveva indosso già in casa.
Riconosce il sito della festa dal rimbombo della musica e da una serie di mezzi a due ruote parcheggiati un po' alla rinfusa vicino al locale in questione.
Le serrande sono semi abbassate, fuori ci sta un tizio che sembra tenere sotto controllo la lista delle persone che entrano.Manuel si avvicina un po' titubante, quasi vorrebbe tornare indietro, ma oramai si trova lì e decide di non abbandonare questo tentativo.
Non appena raggiunge quel metro di distanza, il tipo in questione si rivolge a lui senza neanche alzare la testa.«Nome?» si limita a chiedere e, la domanda, sembra costargli un grande sforzo.
«Manuel.»
«Non c'è nessun Manuel, qui.»Manuel si stringe nelle tasche dei pantaloni, chiude le mani in due pugni invisibili all'esterno.
È solo infastidito dall'atteggiamento del tizio, che sembra non avere neanche più di vent'anni. Il fatto che possa non entrare in quel posto, invece, non lo tocca minimamente.«Cognome?» continua, sfiatando un po' di fumo dal tiro appena compiuto dalla sigaretta che regge fra pollice e indice.
Manuel pensa che non ci possa essere il suo cognome su quella lista. Pietro, a malapena, è a conoscenza del suo nome.
Allora decide di lasciar perdere, volta le spalle per andarsene senza neanche rispondere al tipo.«Oh, già te ne vai?» è la voce di Pietro a richiamarlo, portandolo a bloccarsi lungo il suo tragitto verso la moto.
«Sta con me» lo sente dire al ragazzo di prima, poi raggiunge Manuel e lo attira sottobraccio, riconducendolo verso l'entrata.«Tentavi de scappá, eh? Almeno bevite prima il drink, se no poi me sento in colpa davvero per non averti pagato.»
Manuel si lascia guidare all'interno del locale, la musica è veramente troppo alta per i suoi gusti, ma è quasi bello ritrovarsi fra gente sconosciuta, completamente addossata e fuori di sé.
Pietro sta blaterando qualcosa che Manuel non riesce a sentire, poi ogni tanto tira fuori il telefono per controllare la tendina delle notifiche, quasi maniacalmente.«Allora? Che bevi?» gli chiede, stavolta urlando, per farsi sentire.
«Un gin tonic va bene» risponde Manuel, picchiettando con le dita sul bancone in legno usurato.«Ma te non dovevi suonà?» Manuel si affaccia verso il suo orecchio, così da non dover gridare più del dovuto.
«E mica suono io tutta la sera, altrimenti che palle. Me voglio divertì anche io.»
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Caro Diario
Hayran Kurgu[Simuel] L'inizio dell'ultimo anno, prima della maturità, significa crescita. Manuel e Simone lo sanno bene. Proprio quest'ultimo ha messo una pietra sopra alla sua cotta, durata ben due anni e mai corrisposta del tutto. Un pomeriggio, nella vita or...