12. "Che fai, me lo chiedi?"

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*

"Simone ha letto questo taccuino.
Non è più un segreto.
Non è più solo mio.
Adesso, queste pagine sanno
ancor più di lui."

*

Dal compleanno di Simone è trascorso del tempo.
Manuel non sa dire con precisione se siano diventati una coppia. Nel senso, una coppia a tutti gli effetti.

Non si sono mai messi l'uno di fronte all'altro a chiedersi stabilità, certezza di essere in due.

Sono passati esattamente due mesi dal trenta marzo.

Tutta la classe ha capito i loro messaggi e segnali, le loro condivisioni sempre più frequenti e spazianti in ogni campo possibile.

I loro banchi sono di nuovo vicini, la loro affinità cresce di giorno in giorno, eppure qualcosa li blocca dal porsi quella domanda, che cosa siamo?

Simone è frenato dalla paura di poter rivivere il silenzio dell'altro, quello di due anni e mesi prima. Se la ricorda ancora quell'espressione di confusione, mista a sprazzi di panico ben camuffati dall'orgoglio di dimostrare fermezza. Di tenersi lontano da una relazione.

Ma Manuel è cambiato, e Simone l'ha capito.
Eppure, quella domanda non riesce a venir fuori con la sua voce.

E ogni volta che, dal canto suo, Manuel prova a farsi avanti per primo nel definire il loro rapporto ormai ben solido, la lingua si inceppa, le mani iniziano a tremare e le parole si disperdono.

«A che punto sei?» chiede Manuel, dalla sedia della scrivania di Simone.
Una gamba piegata e posata sulla coscia dell'altra, la mano a tamburellare con la matita sulla caviglia.

«Sto finendo di ripetere gli appunti di ieri» risponde Simone, senza sollevare la testa dal suo quaderno.

«Simo.»
«Dimmi.»
«Ce pensi mai che stiamo per finire la scuola?»
«Se non ci bocciano.»

Manuel sbuffa e chiude il libro sul ripiano, infilandoci fra le pagine la sua matita come segnalibro.

«Daje su, come fanno a bocciare te.»

Simone fa spallucce, rimanendo concentrato sulla sua stessa scrittura, poco armoniosa per la fretta con cui ha appuntato i concetti.

Manuel si tira sù dalla sedia di legno scuro, lucidato, si siede sul letto accanto al ragazzo, toglie le scarpe e incrocia le gambe, ponendosi a pochi centimetri di distanza.

«Oh, me guardi?» posa due dita sotto al mento di Simone, con delicatezza, per indirizzare il suo volto verso la direzione giusta.

E gli occhi di Simone, finalmente, lo incontrano.

Manuel, per nulla mai abituato a quelle sfere brillanti e profonde, deglutisce e si inumidisce le labbra secche.

«Posso finire questo pezzo?»
«Finisci dopo» risponde d'impulso «per favore» conclude poi, con garbo.

Allora Simone chiude il quaderno, incrocia le gambe allo stesso modo dell'altro e si pone esattamente di fronte a lui.

Con una piccola smorfia, cerca di incitarlo al dialogo, «allora?».

«Senti... non ne abbiamo mai parlato, ma... ecco, in vista, appunto, della maturità alle porte, volevo sapere cosa hai deciso riguardo all'università.»
«Beh, sono quasi certo di voler intraprendere il percorso di ingegneria aerospaziale, te l'ho detto di questo mio interessamento verso...»
«Si, si» lo interrompe Manuel «questo l'ho capito, intendo dire... pensi di spostarti?»

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