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"Ho udito il suono del tuo ritorno
e non ho mai amato niente così tanto."*
Manuel ha atteso per tutto il periodo delle vacanze natalizie.
Ha atteso che il telefono squillasse di nuovo.
Ha atteso che Simone potesse piombare a casa sua da un momento all'altro.
Ha atteso di trovare il momento giusto per farsi risentire lui, al contrario.Ma nulla di tutto questo è accaduto.
È trascorso capodanno, è giunta l'epifania, nel frattempo ha incontrato un paio di volte Pietro, anche lui molto preso dalle sue serate, per fortuna, dato che Manuel ha iniziato a sentirsi maggiormente in colpa nei suoi confronti e ad abbassare lo sguardo durante le loro conversazioni.
Hanno entrambi gli occhi che brillano, quando si parla di Simone, eppure Pietro ingenuamente non si è ancora accorto di nulla e Manuel comincia ad avvertire un grosso macigno sullo stomaco. Soprattutto dopo che lui e Simone si sono scambiati quelle poche parole al telefono, parole apparentemente innocenti.
Oggi si rientra a scuola. Manuel possiede un'enorme quantità d'ansia che lo costringe a non fare colazione, ad uscire di casa con estrema rapidità e raggiungere l'edificio con le spalle ricurve.
Ha sempre avuto questo difetto di accumulare le tensioni sulla schiena, come a cercare di rinchiudersi e accartocciarsi il più possibile.
Quando giunge davanti la scuola, la vespa di Simone non è ancora parcheggiata.
Manuel ferma la moto ma rimane in sella.
Prende a giocherellare con il telefono, fingendosi impegnato, per cercare di cogliere l'arrivo di Simone non appena avesse svoltato l'angolo.E ciò accade dopo soli tre minuti. Manuel, senza neanche alzare la testa, riconosce il rombo del suo mezzo, anche il rumore che varia seguendo la curva.
Riconoscerebbe all'istante ogni singola azione di Simone.
E così riconosce anche il momento in cui il ragazzo parcheggia, scende dalla vespa, toglie meccanicamente il casco e al contempo punta un piede per tirare il mezzo sul cavalletto.
E riconosce anche i suoi passi, sempre più vicini, ma non del tutto decisi.
«Manuel» lo chiama.
Manuel chiude le palpebre, cullandosi per qualche istante con l'eco del suono del suo nome fra le labbra di Simone.
Ha questo modo di dire "Manuel" allungando un po' la "L" finale, che diventa armonia insieme alla lingua che sbatte sui denti, particolare che a Manuel non sfugge mai.«Oh, Simo» alza la testa piano, finge sorpresa, gli scappa anche un sorriso appena accennato.
«Non entri?»
«Si, si. Stavo giusto rispondendo a mia madre.»Bugia.
Aspettavo te.Manuel blocca lo schermo del telefono e lo ripone nella tasca della giacca.
Abbandona la seduta sulla moto e compie le stesse azioni di Simone, poco prima.
Si ritrovano faccia a faccia.
Hanno l'aria imbarazzata, si studiano ogni piccolo dettaglio del volto, cercando di spostare gli occhi sullo sfondo oltre la persona di fronte, ogni circa venti secondi.
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Caro Diario
Fanfiction[Simuel] L'inizio dell'ultimo anno, prima della maturità, significa crescita. Manuel e Simone lo sanno bene. Proprio quest'ultimo ha messo una pietra sopra alla sua cotta, durata ben due anni e mai corrisposta del tutto. Un pomeriggio, nella vita or...