Mi guardai intorno e nonostante le mani mi tremarono leggermente, bussai.
"Buonasera Gattino."
Sobbalzai sentendo quella voce.
Mi ritrovai davanti Kuro e per guardarlo negli occhi dovetti inclinare la testa, poiché era più alto di me. Si fece da parte per farmi entrare, ma invece rimasi fermo. Le mani continuavano a tremarmi leggermente e per non farglielo notare le nascosi dentro la tasca della grande felpa bianca che indossavo. Sentivo le ginocchia pensati, a causa della troppa ansia e paura che avevo accumulato dall'arrivo di Akaashi nella mia stanza.
"Vuoi un po' d'acqua?"
Mi chiese preoccupato. Con un tocco leggero mise le mani sopra le mie spalle, poi le sposto lentamente sul collo e in fine le poggiò sopra le mie guance.
"Hey, stai bene?"
Chiese ancora, con un tono più dolce, abbassandosi leggermente per guardarmi dritto negli occhi. Il suo sguardo vagava sul mio viso e la pelle mi bruciava al contatto con le sue mani, in contrasto con il freddo gelido che mi colpiva la schiena, però, solo grazie a ciò ripresi il controllo sul mio corpo.
"S-si..."
Risposi balbettando. Interrompi il contatto tra i nostri sguardi e mi osservai le punte delle scarpe, in imbarazzo.
"Imm... Vuoi entrare?"
Si rimise dritto con la schiena e lasciò cadere le braccia lungo i suoi fianchi, aspettando una mia risposta. Annuì e lo segui all'interno della casa. Mi tolsi le scarpe all'entrata, mentre lui spari dietro un angolo della casa, tornando con in mano un bicchiere d'acqua.
"Per caso Akaashi ti ha messo paura?"
Mi passò il bicchiere d'acqua e dopo averne bevuto metà gli risposi, osservandomi intorno.
"Un po' si, era molto silenzioso e non ha risposto alle domande che gli ho fatto, quindi un po' di paura c'è l'ho avuta quando mi ha lasciato davanti a casa tua."
Risposi sincero. Le gambe mi tremavano ancora così come le mani, ma cercai di ignorare il tremolio ed esplorai la casa. I colori neutri dominavano tutte le superfici, partendo dal pavimento fino ai mobili, trasmettendo una sensazione di tranquillità e pulizia. Poco dopo la porta di ingresso si trova a sinistra un accappatoio, mentre sulla destra una porta scorrevole che dava su una scarpiera. A circa un metro di distanza da quest'ultima il corridoio finiva dando su un ampio spazio a sinistra, dove erano presenti sia il salone e la cucina, che si trovava nell'altro angolo della casa, ed a separarli c'era solo un tavolo. Questo era posizionato più vicino alla cucina, che nonostante ciò era molto spaziosa.
Finii di bere e cercai la cucina, dove avrei potuto poggiare il bicchiere. In tutto ciò non sapevo quanto tempo era passato, poiché avevo lasciato il telefono in ospedale, e non sapevo neanche come tornarci. Ma soprattutto...
"Perché Akaashi mi ha accompagnato a casa tua?"
Chiesi a Kuro. Mi girai, dopo aver messo il bicchiere nel lavandino, e lo guardai; si trovava a pochi metri di distanza poggiato contro la schiena del divano grigio. Non ricevendo una risposta glielo richiesi, ma ancora nulla. Neanche mi guardava, stava fissando l'orologio che aveva al polso, e cominciando a perdere la pazienza, mi avvicinai a lui.
"Kuro, a quest'ora potevo starmene tranquillo a dormire nella mia stanza, perc-"
Iniziai a dirgli, aggirando il tavolo e andandogli incontro; quando mi fermai ,solo qualche passo ci separava.
Di colpo mi prese il polso, con una stretta decisa ma delicata allo stesso tempo, non volendo farmi male. Mi trascino su per le scale, che si trovavano in fondo a destra della casa, senza degnarmi di una parola ed io non provai neanche a ribellarmi alla sua presa, poiché non avrebbe cambiato nulla. A differenza del piano inferiore dove le luci erano acese e i colori neutri dei mobili trasmettevano un senso di tranquillità, il secondo piano era immerso nel buio. L'unico rumore era quello dei piedi contro il marmo freddo delle scale. La luce scompariva man mano che salivamo, passo per passo ci inoltravamo nel buio.
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La memoria perduta -KuroKen-
RomanceKenma Kozume un ragazzo di 16 anni, timido, calmo che non fa vedere nulla di ciò che prova. Un ragazzo che molti chiamerebbero asociale, per il fatto che sta sempre in compagnia della sua console, ma che in realtà non esprime mai una sua opinione pe...