7.

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I giorni seguenti a quello passarono in maniera abbastanza normale, se così si può dire.

Simone era andato quasi tutte le sere al locale e quando non era andato aveva avvisato Manuel con un messaggio, oltre a questo, tra loro, era cambiato poco e niente. Non che gli andasse bene così, comunque, Manuel aspettava che il passo successivo fosse da parte di Simone e Simone aspettava che fosse Manuel a muoversi di nuovo, ritrovandosi così in una situazione di stallo totale in cui si parlavano come due amici e basta.

«devi fa qualcosa te»
«non devo fa niente io»
«invece si devi fa qualcosa te» si intromise Giulio in quella conversazione. Simone alzò gli occhi al cielo accelerando il passo sul marciapiede e i suoi amici fecero lo stesso per stargli vicino.
«lui t'ha invitato a casa sua e t'ha quasi ficcato la lingua in gola, mo devi fa qualcosa te» disse Matteo. «tipo ficcaje la lingua in gola sul serio»
«considero questa conversazione conclusa» disse Simone spingendo la porta del locale, distinse subito le note di una chitarra nel vociare leggero.

E la tua voce si fa strada nel frastuono
Stavolta giuro che non mi affeziono, non ci penso proprio
Non ha antidoti questo veleno
Ma tu prova a provarmi il contrario.

Immediatamente riconobbe la voce di Manuel e, come se lo stesse aspettando, appena varcò la soglia si ritrovò i suoi occhi puntati contro. Con passo lento raggiunse il loro solito tavolo poco distante da lui e per la prima volta si sentì osservato, da Manuel, dai suoi amici, da Dario e Chicca che erano poggiati dietro al bancone.

Sentiva tutti gli occhi su di se.

Che a dirsi "Ti amo" siamo buoni tutti quanti
È ad essere contenti che non siamo in molti
Ed io sono contento quando tu mi guardi
Ed io sono contento di poter guardarti.

Aprì leggermente la bocca fissando gli occhi di Manuel che, come la maggior parte delle volte, lasciavano trapelare un mare caotico. Si concentrò sulle parole di quella canzone che non aveva mai sentito in vita sua, ma sentiva il dovere di farlo perché la stava cantando guardandolo negli occhi e un motivo doveva esserci per forza.

Nonostante le buone intenzioni ci mise un po' a focalizzarsi su di esse, troppo frastornato da quella bolla che si era creata nemmeno un minuto dopo aver messo piede lì.

Sentiva gli sguardi di tutti sempre più insistenti su di se, ma in quel momento gli interessava solo di quello di Manuel che per l'ennesima volta sembrava star facendo un passo in più verso di lui.

E forse aveva ragione Matteo.

Forse si sarebbe dovuto dare una svegliata.

Sento qualcosa che si muove nello stomaco
Ma non è l'alcol, sono almeno quattro anni che non vomito
E non sono un ragazzino, anche se mi sento ridicolo
Pensando "non succede più".

Manuel abbassò gli occhi sulla chitarra e Simone si poggiò allo schienale della sedia continuando ad osservarlo, sembrava infinitamente piccolo su quel palco e si sorprese di non essercene mai reso conto prima.

Che a dirsi "Ti amo" siamo buoni tutti quanti
È ad essere contenti che non siamo in molti
Ed io sono contento quando tu mi guardi
Ed io sono contento di poter guardarti.


Manuel alzò di nuovo gli occhi verso di lui e a quel punto Simone non riuscì a fare a meno di sorridere sentendo il cuore battere un po' più freneticamente nel petto.

E di svegliarmi a fianco a te che dormi la mattina
Tornassi indietro, ti vorrei incontrare prima
Per ridere di te che perdi gli occhi da ubriaca
E poi volare in Argentina.

Voce del mare. | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora