12.

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Quei giorni Simone e Manuel li avevano passati costantemente insieme, con o senza i ragazzi, fuori o dentro al locale, praticamente ogni istante della giornata erano insieme al punto che addirittura Anita durante le telefonate aveva smesso di chiedere al figlio chi ci fosse insieme a lui. In quel momento, infatti, si ritrovavano sul letto di casa di Manuel, con le finestre spalancate e il ventilatore puntato contro.

«siamo venuti qui per prepararci e andare in spiaggia Manuel»
«mhmh» mormorò il più grande, senza accennare ad un minimo movimento che lo portasse ad abbandonare quel letto. Simone percorse il profilo del suo naso con l'indice mentre lui si beava di quelle carezze ad occhi chiusi.
«per farlo dovremmo alzarci»
«Simò è già tanto se stai ancora vestito su sto letto, fossi in te non avanzerei troppe pretese» dopo aver sentito quella frase il minore scoppiò a ridere facendo tremare leggermente il materasso e scatenando il sorriso di Manuel che aprì gli occhi per guardarlo.
«la porti la chitarra vero?»
«me vuoi fa lavorá pure quando non devo?»
«no, ti voglio sentire cantare»

Manuel gli passò un braccio intorno ai fianchi e lo usò per farlo spostare sopra di se facendo aderire i loro petti, gli scrutò ogni centimetro del viso per poi ritornare sempre e comunque a guardarlo negli occhi, scoprendo ogni giorno di più quanto ci trovasse la pace in quei due pozzi marroni.

«scusa ma io che ricevo in cambio pe tutte ste cose che faccio pe te?» Simone fece scontrare i loro nasi con un sorriso divertito sul volto.
«mh, ti offro da bere»
«che famo? ritornamo indietro?» ridacchiò Manuel passandogli una mano nei capelli.
«tornassimo indietro te bacerei prima»
«si? E quando?»
«tipo il primo giorno» rise Simone, Manuel fece scivolare la mano dietro la sua testa e lo tirò a se coinvolgendolo in un bacio pieno di felicità.
«è andata bene così» il minore annuì infilando la testa nell'incavo del suo collo.

Tutto quello che era successo li aveva portati ad essere lì in quel momento e, col senno di poi, Simone non avrebbe cambiato nemmeno una virgola. Gli era servito tutto per prendere piena consapevolezza di cosa provava nei confronti di Manuel ed era sicuro che per lui fosse stato lo stesso.

Chiuse gli occhi concentrandosi sulla mano di Manuel che si muoveva lentamente sulla sua schiena con il chiaro intento di fargli delle carezze per far rilassare entrambi, rimasero per una decina in quella posizione finché il telefono di Simone non prese a squillare, abbandonato poco distante sul materasso. Manuel girò la testa per vedere il nome sulla schermata e poi lo afferrò mettendo il vivavoce.

«Mattè»
«oh state a vení?»
«mhmh» rispose Manuel continuando a muovere la mano sulla schiena di Simone che sembrava non scomporsi minimamente.
«mhmh che state pe strada o mhmh che ancora dovete uscì?»
«ao Mattè te voi sapè troppe cose, mo arrivamo»

La chiamata terminò accompagnata da uno sbuffo rumoroso di Manuel che fece ridere Simone. I loro petti a contatto tremarono e il maggiore lo strinse leggermente a se prima che Simone si tirasse su, nonostante il 37 gradi nella stanza Manuel sentì comunque un brivido di freddo appena si allontanò da lui.

Finirono di preparare tutto l'occorrente in maniera abbastanza veloce e lasciarono casa di Manuel altrettanto rapidamente, accertandosi di aver chiuso tutto quanto. Il sole iniziò a scendere su Santa Marinella e Simone si sistemò la chitarra sulle spalle mentre osservava il profilo perfetto di Manuel affianco a se.

«che fai? Me guardi?» disse sorridendo, ma senza spostare lo sguardo dal marciapiede davanti a loro.
«non posso?»
«non c'hai paura de innamoratte?»
«me l'hai detto te che non devo averne» Manuel lo guardò con un sorriso luminoso a decorargli il volto e Simone pensò che facesse invidia al sole che stava tramontando dietro di lui. «e poi me sa che è tardi» sussurrò.

Voce del mare. | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora