Due giorni erano passati da quella sera.
Due giorni in cui Simone non si era presentato più al locale facendo credere sempre di più a Manuel che i suoi sospetti fossero reali e che Chicca si fosse sbagliata alla grande in merito agli sguardi che aveva visto.
Due giorni e Manuel continuava comunque a pensarci, costantemente. Pensava a quegli occhi marroni enormi, pensava a tutte le volte che sembrava essere entrato nel suo mondo mentre cantava e pensava che, nonostante quella mattina Simone si fosse svegliato prima di lui, non se n'era comunque andato come solitamente succede dopo una scopata di cui non ti frega niente.
Quindi, anche se minimo, il dubbio a Manuel rimaneva comunque, che Chicca potesse avere ragione.
«oh, te m'hai fatto una promessa, non me fai addormí, quindi non cantá canzoni depresse come ste due sere passate perché te tiro uno sgabello»
Appena varcò la soglia del locale si ritrovò l'indice di Chicca puntato contro, vicino a lei un Dario al quanto divertito che si godeva la scena poggiato con il bacino allo scaffale degli alcolici.
«buonasera anche a te»
La ragazza alzò gli occhi al cielo e Manuel raggiunse il palco a passo lento sfilandosi la chitarra dalle spalle. Mentre sistemava il jack vide Dario avvicinarsi e lo fissò finché non arrivò davanti a lui.
«non me saluti?»
«che voi? n bacetto?»
«daglielo a Simone er bacetto»Manuel alzò gli occhi al cielo e spostò lo sguardo da lui per fissarlo sulla chitarra poggiata sulle gambe, iniziò ad accordarla cercando di ignorare lo sguardo insistente del ragazzo davanti a se. Ci riuscì per circa un minuto, poi dovette per forza alzare lo sguardo su di lui per mettere fine a quella tortura.
«che voi?»
«che te sfoghi» Manuel sbuffò dal naso e spostò casualmente gli occhi sul tavolo che solitamente veniva occupato da Simone e si sentì un cretino per quella fitta allo stomaco che mai nella vita aveva sentito.
«non me devo sfogá Dá, va bene così»
«va bene fissá n tavolo vuoto?» Manuel fece saettare lo sguardo su di lui.
«e che dovrei fa?»
«che ne so, canta pe lui»
«ma se nce sta»
«e allora canta pe te»Dario allungò una mano scompigliandogli i ricci e poi si allontanò da lui lasciandolo con le dita ferme sulle corde della chitarra a fissarsi la punta delle vans consumate.
Il locale si iniziò a riempire qualche minuto dopo e Manuel guardò quel tavolo che, per la terza sera di seguito, non venne occupato da nessuno. Quello di cui non si era accorto però, era che due occhi marroni lo stavano guardando comunque, ma dalla spiaggia in cui era seduto con i suoi amici ed altri ragazzi che avevano conosciuto quella mattina di cui non ricordava i nomi.
«pari n maniaco Simò, stai qua ar buio a guardallo da lontano, è inquietante» disse Aureliano. Simone spostò lo sguardo da Manuel solo per guardare male l'amico che però non sembrò troppo toccato da quell'occhiataccia.
Simone era consapevole del fatto che una qualsiasi persona si sarebbe alzata e sarebbe andata lì da lui per chiarire, ma la verità era che lui non aveva nemmeno idea di cosa dire. Le uniche cose chiare erano che non smetteva di pensare a quei ricci e quegli occhi magnetici e che per lui non era stata solo una scopata, a differenza di quello che aveva detto.
Appena i tavoli vennero occupati per la maggior parte, Manuel iniziò a muovere le dita sulle corde cercando di fare quello che Dario gli aveva consigliato poco prima: sfogarsi.
Non mento finché non mi mentirai
E poi non dimentico quasi mai.Simone, anche se da lontano, riuscì a sentire la voce di Manuel e si girò di nuovo verso di lui per trovarlo con lo sguardo fisso sulla chitarra.
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Voce del mare. | Simone x Manuel
FanfictionDa un'idea di @disastroaereo «grazie allora» sussurrò, gli occhi di Manuel si incrociarono con i suoi. «de che?» «di aver cantato davanti a me»