6.

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«zí te prego non fa tardi»
«non faccio tardi stai tranquillo, sta a vení a cena e poi veniamo al locale»
«se a cena» Manuel sentì il migliore amico ridere dall'altro capo del del telefono ed alzò gli occhi al cielo.
«sono serio, non me lo voglio scopá» borbottò «per ora» la risata di Dario si fece più forte e lui si trovò costretto ad allontanare il telefono dall'orecchio mentre sistemava i cuscini disordinati del divano.
«vabbè ho capito stai a finì sotto n treno» disse divertito, Manuel avrebbe voluto replicare, ma purtroppo o per fortuna il campanello di casa attirò la sua attenzione.
«vabbè famme anná»
«vai vai, se fai tardi te licenzio»

Senza rispondere Manuel chiuse la chiamata lanciando il telefono sul divano, prese un respiro profondo e si avvicinò alla porta.

Lui realmente pensava quello che aveva detto a Dario, ma il fatto che anche Simone potesse aver frainteso quella richiesta lo fece agitare un po', per qualche motivo, ignaro al suo cervello ma non al suo cuore, non voleva che Simone avesse quell'idea di lui.

Aprì la porta facendo entrare l'odore del mare ancor prima di trovarsi davanti le guance arrossate di Simone, dopo pochi secondi anche il suo profumo arrivò alle sue narici e pensò che quel connubio fosse forse l'odore più bello che una persona potesse sentire in tutta la sua vita.

Prima di parlare Simone alzò davanti al viso due bottiglie di birra facendo sorridere Manuel.

«ciao»
«ciao a te»

Simone inclinò la testa sorridendo e Manuel si spostò di lato per farlo entrare. Lo guardò camminare in modo tranquillo all'interno della casa per poggiare le bottiglie sul tavolo davanti la cucina, guardò come la camicia azzurra con le maniche arrotolate gli fasciava perfettamente le spalle e come i suoi passi erano impercettibili al suo orecchio, come se fosse leggero come l'aria.

«rimaniamo con la porta aperta?»

Manuel si rese conto solo in quel momento di essere rimasto fermo con la mano stretta alla maniglia della porta, si affrettò a chiuderla sotto lo sguardo divertito di Simone che con un piccolo salto si mise seduto sul tavolo come se quella casa fosse un posto già conosciuto per lui, come se fosse completamente a proprio agio.

Manuel camminò in sua direzione per poi aprire un cassetto della cucina e tirare fuori un apribottiglie. Il silenzio nella casa era carico di tensione ma non di imbarazzo, il maggiore continuava a preoccuparsi di essere stato frainteso e Simone si ritrovò ad osservarlo mentre si muoveva in modo rigido, decisamente inusuale per quel che aveva imparato a notare di lui.

«tutto bene?» gli chiese appena lo affiancò per aprire le bottiglie di birra, Manuel lo guardò per una frazione di secondo e poi afferrò una delle bottiglie levando il tappo e passandola a lui.
«si, perché?» Simone si strinse nelle spalle afferrando la bottiglia e poggiando il fondo sulla sua coscia.
«non so, sembri-» si bloccò non sapendo se continuare la frase, Manuel nel mentre aveva aperto anche la sua bottiglia lasciandola sospesa a mezz'aria.
«sembro?»
«sembri nervoso»

Manuel aprì la bocca ma riuscì solamente a buttare fuori un sospiro, alzò distrattamente una mano poggiandola sulla gamba di Simone che la fissò con le pupille leggermente dilatate e il battito accelerato.

«Simò io non so che idea te sei fatto»

Eh?

«eh?» Manuel strinse le labbra tra loro distogliendo per qualche secondo lo sguardo da quello del minore.
«tu- te me interessi, ok? Ma non vorrei avessi preso sto invito come... Qualcos'altro»

Simone arrossì violentemente e quella volta non fece niente per nascondere la cosa agli occhi di Manuel, sentì la pelle bruciare sotto la sua mano e nei suoi occhi vide quel mare mosso un po' più agitato del solito.

Voce del mare. | Simone x ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora