Quando Manuel si svegliò la mattina successiva, lo fece a causa del sole che entrava luminoso dalla finestra aperta. Cercò di girarsi dal lato opposto per evitare di avere la luce diretta sul viso ma un peso sulla schiena gli impedì di alzare il busto quindi girò solo la testa, sospirando.
Appena aprì gli occhi riuscì solo a distinguere la schiena nuda di Simone poiché per metà era era sdraiato su di lui, senti i suoi capelli solleticargli le spalle e il respiro pesante sulla sua colonna vertebrale. Rimase un po' così, con un leggero fastidio alla bocca dello stomaco difficilmente attribuibile alla fame, in quel momento.
Dopo qualche minuto cercò di girarsi evitando di svegliare Simone, lasciò che la sua testa scivolasse prima sul suo fianco e poi sul suo stomaco e una volta sistematosi in posizione supina portò una mano sulla sua schiena facendo scorrere l'indice sulla spina dorsale, dal modo in cui la sua schiena si inarcò capì che era già sveglio.
«me so impegnato a giramme piano e te eri sveglio, a stronzo»
Simone sbuffò una risata leggera ed alzò la testa puntando il mento sul suo petto. Manuel guardò quegli occhi marroni che sembravano essere ancora più grandi da appena sveglio e lasciò scendere di nuovo la mano lungo la sua schiena, spostò leggermente il lenzuolo per passarci una mano sotto e posizionarla sulla natica destra. Guardò come quel gesto scatenò il rossore sulle sue guance e sorrise leggermente.
«che c'è? Ancora troppo sole?» lo scherní.
«che coglione» sbuffò Simone sorridendo.
«stai nudo sdraiato sopra de me e arrossisci per una mano sul culo»
«non sono abituato a ste cose»Manuel ridacchiò facendo scivolare la mano fino ai suoi capelli ed incastrandoci le dita in mezzo, continuavano a guardarsi negli occhi e Simone sembrava totalmente abbandonato a quelle carezze.
«stai bene?» chiese Manuel.
Simone mosse la testa in segno di assenso e poi piantò i gomiti vicino al suo busto per tirarsi un po' su. Il maggiore lasciò scivolare la mano sulla sua spalla notando solo in quel momento il segno violaceo che gli aveva lasciato poco sotto il collo.
«te fa male?» lo raggiunse con il pollice mentre Simone aggrottava le sopracciglia, già quello fu un buon segno per Manuel. «t'ho lasciato n succhiotto qua» premette leggermente il polpastrello e solo allora il minore capì e scosse leggermente la testa.
«no non fa male» sorrise incastrando una gamba tra le sue e nonostante il caldo quel contatto fu piacevole per entrambi, piacevole a tal punto da farlo sorridere leggermente.Manuel fece forza sugli addominali e si alzò per lasciargli un bacio sullo zigomo, Simone in quel momento profumava di mare, tabacco e bagnoschiuma, un mix di odori che per Manuel stava diventando inconfondibile. Tornò con la schiena sul materasso e passò la lingua tra le labbra per vedere se anche il sapore fosse lo stesso, come la quella notte non lo avesse sperimentato abbastanza.
«Manuel» sussurrò Simone facendo scendere gli occhi sul tatuaggio al centro del suo petto.
«mh?»
«sei stato bene stanotte?» il maggiore aggrottò le sopracciglia un po' spiazzato da quella domanda visto che la risposta gli sembrava chiara e limpida.
«non staremmo ancora così se fossi stato male» Simone annuì alzando lo sguardo verso il muro sopra la testiera.
«io però tra due settimane me ne vado»Manuel non stava capendo.
Non stava capendo dove Simone volesse andare a parare perché a lui sembrava semplicemente che stesse mettendo le mani avanti per giustificare qualsiasi azione futura.
«eh tra due settimane te ne vai» rispose atono. Calò il silenzio per qualche secondo e Simone si mise seduto incrociando le gambe, sotto lo sguardo scrutatore di Manuel.
«eh me ne vado, quindi? stanotte che ha significato?» chiese leggermente spazientito, Manuel iniziò a sentire un leggero fastidio irradiarsi nel petto e cercò di mantenere quanto più controllo possibile delle sue parole.
«che significa Simò? Ma che domanda è? Pe te che ha significato?»
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Voce del mare. | Simone x Manuel
FanfictionDa un'idea di @disastroaereo «grazie allora» sussurrò, gli occhi di Manuel si incrociarono con i suoi. «de che?» «di aver cantato davanti a me»