13. Traffico verso il San Mungo

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Pov Generale
Le foglie volavano spinte dal vento, la gente camminava per le strade, chi allegro e in compagnia, chi meno vivace con un paio di cuffiette. C'era chi faceva joking e chi si allenava in bicicletta.

Chiunque avesse guardato in quel momento il piccolo quartiere di Grimmuld Place non avrebbe potuto dire altro se non che fosse una giornata estremamente normale.

Che fosse una giornata qualunque, dove la vita, come sempre, andava avanti.

Ma questo "Chiunque" non poteva sapere, anzi, non poteva lontanamente immaginare che avrebbe sicuramente cambiato la sua risposta se fosse entrato nell'enorme casa corrispondete al numero civico "12".

Dentro quelle mura, il tempo sembrava essersi fermato.

La vita sembrava aver capito la gravità della situazione e aver deciso di fermarsi per un attimo. Un attimo, che sembrava durare un'eternità. Un attimo, che, anche se ancora non lo sapeva, avrebbe cambiato completamente la vita del proprietario di quella abitazione. Il suo nome? Harry James Potter.

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Pov Generale
Era passata una notte intera da quando Ron era uscito attraverso il caminetto. Hermione aveva successivamente cercato di raggiungerlo, ma lui le aveva solamente detto di aver bisogno di tempo e l'aveva sbattuta fuori casa.

Allora Hermione era tornata a casa di Harry con le lacrime agli occhi.

Harry le aveva offerto il suo letto proponendo di dormire sul suo divano, ma la sua migliore amica si era imposta fermamente e aveva afferrato una coperta aggiungendo un "non essere sciocco, sei te che hai bisogno di riposo, mica io".

In tutto ciò Harry aveva annuito debolmente ed era andato in camera sua, dove era rimasto tutto il resto del giorno e la notte, senza mangiare nulla, troppo preso dai mille pensieri che gli invadevano la mente.

La notte dopo aver rivelato ai suoi migliori amici la notizia

Harry non riusciva a bloccare i mille pensieri che gli invadevano la mente come se stessero facendo a gara su quale avrebbe prevalso.

Si sentiva un vigile urbano che cerca disperatamente di sciogliere un traffico fin troppo affollato anche solo per fare un passo.

La prima macchina che doveva far andare via era più un treno, di enormi dimensioni, che sembrava capace di schiacciare chiunque.
Nella sua mente, c'era un enorme scritta sopra questo treno gigantesco: "Diventerai PADRE".

E dietro ad esso c'erano minimo 15 vagoni più piccoli che mostravano tutte le sue preoccupazioni a riguardo. " non sei pronto"," e se succedesse qualcosa al bambino mentre Ginny sta al San Mungo?", "perché Ginny non te lo ha detto prima?", "Sarai un buon padre?", "come pretendi di fare il padre se non ne hai mai avuto uno" .
Quest'ultimo vagone era il più grande tra tutti.

Harry credeva di averla superata ormai, dopo vent'anni aveva ACCETTATO che la sua vita fosse andata così, aveva ACCETTATO di non avere dei genitori a guidarlo come tutti gli altri, aveva ACCETTATO il fatto di essere orfano.

Perché per vent'anni aveva avuto solo una certezza: loro non torneranno, quindi fattene una ragione e vai avanti.

Ma FORSE così non era. FORSE non aveva completamente accettato di essere orfano, e per questo motivo, in questo momento, Harry aveva paura.

Una paura che solo chi ha avuto modo di provarla può capire. Adesso i suoi genitori erano tornati, ma non sarebbe stato per sempre. Venendo dal passato prima o poi ci sarebbero dovuti tornare.

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