CAPITOLO VI - RUMORE

21 3 2
                                    

Quel clima così antitetico rispetto a quello che aveva vissuto fino a quel momento riusciva a infondergli l'idea che ce l'avrebbero fatta. Ardix e Tina lo stavano aspettando svagandosi in un modo particolare. La piccola continuava a colpirlo nelle parti basse con pugni e calci, nel mentre l'altro non riusciva a smettere di ridere, mostrando una sorta di collana luminosa che pendeva dal collo.
Solok invece si era già insediato nel condotto, testimone lo era la grata a terra, circondata da quattro piccole viti. Di certo non voleva mandare in fumo un piano ben cronometrato, soprattutto per stare ai comodi del nuovo arrivato.

– Ehy Iluk, datti una mossa che rischiamo di essere in ritardo. – disse il rosso, dal tono allegro, ignaro di quanto fosse accaduto.

"Quella collana deve essere l'oggetto che gli ha dato Zanoa ieri, sembra che non gli faccia percepire dolore... ma siamo sicuri che non subisca comunque gli urti? Sarebbe divertente scoprire che lì sotto è diventato una poltiglia... no, sarebbe doloroso... ma perché penso a ste cose?"

Il moro fingeva un lieve sorriso, nascondeva il dolore mentale che si era auto inflitto e tutta la questione della ragazza rimasta ostaggio della Curatrice. Sapeva che il loro era un gruppo affiatato e che un piccolo ritardo avrebbe compromesso la missione, quindi preferiva tenersi tutto finché sarebbe stato impossibile tenerglielo nascosto.
Al di sotto dell'entrata del condotto vi era una sedia girevole, usata dal dottore per raggiungerlo; anche Ardix finì per usarla, anche se riuscì a stento a passarci.
Poiché Tina era troppo bassa, Iluk la aiutò a salire; per fortuna indossava delle mutandine, altrimenti il ragazzo si sarebbe costretto a seguirli per tutto il tempo tenendo gli occhi chiusi. Lui fu l'ultimo a entrare, con non poche difficoltà visto che neanche lui arrivava all'altezza media di tutta la Città-Stato, soprattutto perché così Tina non li avrebbe persi e perché Ardix doveva essere lo scudo di Solok nel caso in cui sarebbe stato scoperto una volta uscito dalla grata.

Rimasero in silenzio per tutto il tempo, muovendosi a piccoli passi e seguendo la planimetria che il dottore aveva imparato a memoria nelle settimane precedenti, aiutato ogni tanto dall'orologio che aveva sempre con se, il quale lo aiutava a non perdersi. Vedevano chiunque da quell'altezza, attraverso altre grate, tra cavie e guardie. Nessun luogo era ormai un mistero per loro, perfino stanze private a cui era vietato l'accesso, come una dove i fucilieri erano privi di casco ed erano liberi di fumare, bere e darsi alla pazza gioia.

Nessuno osò fiatare e andavano avanti a piccoli passi, limitando la loro velocità e pregando di non venir scoperti perché avrebbe significato la fine di tutto.

Spettacoli raccapriccianti erano all'ordinario; le cavie rinchiuse in quella struttura potevano vagare liberamente, a eccezione di stanze come quella sopra citata, e non era raro vedere più ragazzi e ragazze nella stessa camera a chiacchierare del più e del meno, a organizzare piccole feste noiose, a partecipare a delle rare preghiere o a fare quello che Iluk temeva. Non era di certo stupito di quello che potevano fare degli adolescenti in preda a delle crisi ormonali, piuttosto si preoccupava di quello che poteva pensare Tina al guardare cose del genere; nessuno lì sapeva come comunicare con lei a eccezione di Solok che aveva imparato qualche parola la sera prima in vista della loro fuga.

Il condotto era al centro del corridoio e le grate davano verso il basso. Arrivarono in una decina di minuti a pochi passi dall'uscita d'emergenza, seguendo il piano alla perfezione. Solok svitò la grata con cura e pazienza. Appena finito la appoggiò a qualche metro davanti a lui e cominciò a indietreggiare per potersi calare a partire dalle scarpe in gomma bianche, lasciandosi poi cadere producendo il minimo rumore. Guardò la porta e poi il corridoio, notando uno spesso sbarramento a qualche metro da loro, il quale gli dava le spalle.

Ardix si calò allo stesso modo, incoraggiando poi la bambina a buttarsi tra le sue braccia. Anche Iluk si gettò a quel modo, rischiando di cadere una volta atterrato. Quest'ultimo prese il pass dalla pantofola e lo fece vedere al sensore di fianco alla porta che si sbloccò con un debole rumore.

Il dono dell'AlchimistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora