CAPITOLO III - INSIEME

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Aprire gli occhi la mattina senza influenze esterne è una delle più belle sensazioni che esistono; Iluk lo sapeva bene. Non vi erano sveglie, lavori in corso, clacson, incidenti o sparatorie. Era tutto molto tranquillo. Tra sé e sé desiderava risentire le aggraziate note di pianoforte, impostate sul suo cellulare, che lo svegliavano ogni mattina. Gli mancavano perfino i fastidiosi lamenti del fratello sulla colazione.

"Ruk resisti. Grazie a questa Zanoa riuscirò a salvarti, altrimenti perché mi avrebbe dovuto incontrare? Vuole sicuramente darmi una mano."

Alzò il busto e sgranò gli occhi verso la porta ancora chiusa. Si sentiva di sicuro più rilassato e calmo rispetto al giorno prima, anche se aveva ancora dei dubbi su tutta quella storia.

– Che ore sono? Avrei voglia di mangiare...

Il tempo non sembrava mai passare, anche leggendo capitoli su capitoli del libro di storia. Virava da ere talmente lontane da sembrare paleolitiche a fatti più recenti con estrema facilità, annoiandosi quando concetti noiosi venivano ripetuti più volte.

L'inaspettato rumore ripetuto di spari lo destò dalla noia. Proveniva dal corridoio, ove urla di paura e di dolore la facevano da padrone. Si avvicinò con calma alla porta, accorgendosi che fosse aperta, per poi sbirciare l'esterno. Un ragazzino steso a terra, bagnato dal suo stesso sangue, gli fece tornare in mente la madre; quell'immagine continuava a tormentarlo. Intorno a lui, altri camminavano come se nulla fosse e la guardia armata che gli aveva sparato si domandava se toglierlo dal mezzo del corridoio o se lasciarlo lì come esempio per gli altri.

"Meno domande faccio e meglio è."

Uscì dalla stanza imitando gli altri, incamminandosi verso la stanza della Curatrice. Mentre si guardava intorno rifletteva su come vivere le sue giornate in modo produttivo. Seguiva la stessa fila del giorno prima, cercando Tarq e Tina con scarsi risultati. Arrivato il suo turno, aspettò di avere il permesso per entrare prima di aprire la porta.
Appena la Curatrice lo vide, le si stampò un sorriso maligno in volto.

– Finalmente, ti stavo aspettando. Come va il braccio?

Iluk non fiatò, limitandosi a girare il braccio per farle vedere i risultati dell'iniezione. Il segno verde si era ristretto e i suoi bordi erano parecchio sfumati ma era ancora perfettamente visibile.

– Non avere paura, non voglio farti del male. Con me puoi parlare di tutto.

Interruppe subito di scrivere al computer, per poi alzarsi dalla sedia e sorpassare la scrivania. Si avvicinò con lentezza, gustandosi un terrore immotivato nei suoi occhi. Lo guardava negli occhi mentre passava l'indice destro sul segno, scatenandogli un forte imbarazzo.

– Suvvia, non serve arrossire così tanto.

Sembrava divertita dalle sue espressioni del tutto innaturali. Tirò indietro il braccio e coprì l'orrore con l'altra mano, spostando poi lo sguardo dal suo. L'altra non fiatò; era arrabbiata perché quello stupido ragazzino non voleva assecondarla ancora ma allo stesso tempo era felice di vedere che stava andando tutto come sperato.

– Puoi rilassarti, abbiamo finito... però non puoi ancora andare, vorrei farti un paio di domande. Con chi hai parlato nelle docce ieri sera?

Tornò a fissarla negli occhi, assumendo una espressione più seria.

– Nessuno in particolare, un tipo che si dava delle arie e che è fuggito appena ha capito di non dovermi far arrabbiare.

Alzò un sopracciglio davanti all'evidente bugia, mostrandogli un volto cordiale.

– Bravo, fatti valere che certi ragazzini sono proprio degli stronzi, però non inimicarti dei gruppetti perché posso usare dei mezzucci per farti sparare dalle guardie, è successo a un tuo coetaneo stamattina.

Il dono dell'AlchimistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora