CAPITOLO IV - DETERMINAZIONE

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Gli occhi impietriti di Iluk non riuscivano a distogliere lo sguardo dall'orrore che suo fratello stava subendo. Teneva le mani sul tavolino mentre fissava lo schermo senza prestare attenzione a quello che lo circondava. Tutti i presenti non voleva aspettare che fosse pronto prima di riprendere a parlare.

– Perché... siamo solo dei normali ragazzini, perché tutto questo?

Stringeva i denti con forza e tratteneva a stento lacrime di rabbia. Vedeva aghi e piccoli tubi perforargli la pelle come fosse una cavia; in fondo sapeva che era quello il trattamento riservato a tutti loro, certo in modi diversi. Tra sé e sé voleva davvero credere che un essere umano non potesse essere capace di tanto male.

– Come ti ho già detto, qui ci finiscono le vittime del Consiglio dei Governatori – disse Zanoa, cercando di riprendere in mano la situazione. – Vengono prelevate vittime di attentati, testimoni scomodi, senzatetto che non mancheranno a nessuno e persone di cui nessuno deve venire a conoscenza. Questo è solo uno degli edifici di un complesso più vasto.

Rivolse la sua attenzione sugli altri, osservando della malinconia nelle loro espressioni,

– Allora voi...

– Io sono il figlio di un ex generale che ha trasgredito gli ordini di un suo superiore... poi gli ha fritto la faccia ma il principale capo d'accusa era l'altro. Mia madre è stata uccisa e io sono finito qui. – lo interruppe Ardix, distogliendo lo sguardo dallo schermo e fissando un angolino.

Solok pigiava con rapidità sulla tastiera, scrivendo su una piccola finestra che copriva un quarto dello schermo.

– Io invece ero uno di loro, scienziati corrotti che farebbero di tutto per una busta paga maggiore. Non hai idea dello schifo che ho dovuto sopportare prima di avere il coraggio per ribellarmi.

Iluk spostò lo sguardo sulla mora, aspettando di sapere qualcosa anche su di lei. Zanoa abbassò lo sguardo, assumendo un tono colpevole. Appena si diede qualche attimo per pensarci lo fissò negli occhi con convinzione.

– Sono figlia della Curatrice... lo so non ci assomigliamo per nulla è che... sono stata una delle prime cavie portate in questi complessi e sono entrata nelle sue grazie. Quando mi propose di venire adottata da lei accettai senza pensarci, pensando che avrei smesso di soffrire.

Il ragazzo smise di fissarla per concentrarsi di nuovo sullo schermo, notando una quantità innumerevole di file su quella piccola finestra. Solok aveva smesso di battere le dita sulla tastiera, aspettando che si degnasse di leggere.

– Per fortuna prima di licenziarmi ho fatto una corposa copia di tutti i dati sensibili di ogni singola persona rinchiusa qui o prossima a essere prelevata. Vuoi dare un'occhiata alla tua? – chiese il dottore, dal tono trionfale.

– Solok, non credo che sia pronto a saperlo.

Zanoa sembrava irrequieta, come se non volesse che Iluk venisse a sapere qualcosa.

– Principessina, non sempre si può fare come dici te. Visto che lo vuoi così tanto nel nostro gruppo questo servirà a motivarlo.

Quando Iluk fece un cenno di approvazione, Solok pigiò un singolo tasto. Una sua foto coprì parte della piccola finestra. Stanco di lavorare in quel modo il dottore la mise a schermo intero, oscurando la telecamera che riprendeva gli esperimenti su Ruk. Il dottore si diede il compito di leggere e commentare ogni dato rilevante.

– Iluk Ilperof, nato nella regione Tair Pitulas, figlio di Irina Ilperof e Kad Percefor. Sembra proprio che tuo padre ti abbia abbandonato prima che tu nascessi, lasciandoti con tua madre e il suo amante.

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