CAPITOLO XIII - RITO

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La calma innaturale per la strada era di un inquietante in grado di far accapponare la pelle ai quattro agenti chiusi nelle loro vetture, i quali attendevano con ansia l'arrivo del loro superiore.
La recinzione in metallo dall'aspetto gotico li tenevano lontani dalla immensa chiesa, dalle finestre di vetri variopinti e dal rosone olografico, il quale emetteva la lieve luce che faceva notare i colori chiari della facciata. Alle arcate erano presenti vari confratelli che li osservavano dall'alto, per nulla notati da occhi indiscreti.

Nel cielo non vi era nemmeno una nuvola e la luce riflessa dalla luna era ostacolata da quelle di vari lampioni e pubblicità di tutti i tipi, da quelle su nuove marche di bevande a quelle più spinte.

All'arrivo di Anak, Nari e Iluk, i presenti si rassicurarono e uscirono dalle vetture. I loro abiti erano uguali in tutto e per tutto ai due collaboratori del ragazzo, mentre i loro tratti facciali erano tra i più comuni esistenti. Tutti i presenti erano armati e pronti a fare irruzione, tanto che le poche spie che li stavano osservando scapparono il più veloce possibile verso i loro alloggi.

– Iluk, come puoi vedere loro sono il resto dei membri della sezione investigativa dalle forze dell'ordine in questa Regione, istruiti da me dal primo all'ultimo. Ragazzi, lui è un nostro alleato per questa operazione. Domande?

L'uomo attivò la lama di luce e cominciò a incamminarsi verso il cancello, era pronto a fare irruzione in qualsiasi momento.

– Signore, con tutto il rispetto, è sicuro portare con noi un civile? Non ha il giusto addestramento. – rispose uno dei suoi sottoposti.

– Il caro Iluk ha il nostro stesso obiettivo... e in più abbiamo fatto un patto, quindi ci darà una mano che lo vogliate o no. Non vi dico di certo di fidarvi ma non siate troppo diffidenti, posso assicurarvi che è forte e che non ci metterebbe i bastoni tra le ruote.

"Almeno per ora."

– Per quelli di voi che non hanno letto la mia mail, una volta dentro io e Iluk distrarremo Stewart, è un uomo infimo e dagli atteggiamenti irritanti ma sa anche essere letale. Voi tre dovrete scendere nella cripta, dove sappiamo che risiede l'All. Sia chiaro, anche se non è stato ancora usato non sappiamo di cosa sono capaci e se vedete una forte luce dai molteplici colori che vi acceca siate il più prudenti possibile perché dovrete affrontare un possessore di un artefatto divino. Mettete a dormire tutti coloro che vi fermeranno e trasportatelo con la massima calma, indossando dei guanti ed evitando di pensare a qualsiasi cosa; può percepirla e tramutarvi in un oggetto in grado di realizzarla. Spero che sia tutto chiaro.

Appena tutti i presenti acconsentirono con un cenno della testa, Anak si avvicinò a un piccolo schermo a lato del cancello. Dopo aver premuto un pulsante, sullo schermo si mostrò un uomo anziano, dalla faccia paffuta e piena di rughe e nei. Nessuno dei presenti, oltre all'uomo, riusciva a sentire la sua voce e la sua faccia non era neanche così ben definita.
In breve si aprì il cancello e un paio di uomini in cappuccio spalancarono il portone in legno scuro.

Il gruppo lasciò indietro un paio di uomini, tenuti a fare le guardie alle auto. Passarono in mezzo al corridoio, evitando le panche sistemate in modo sparso, quasi casuale ai loro occhi vista la scarsa illuminazione. Le uniche luci che potevano aiutarli erano di alcune candele poggiate su dei candelabri e delle loro lame luminose.

Anak notò facilmente alcune gocce di un liquido rosso sul pavimento, in contrasto con le piastrelle bianche e nere, ma non si piegò mai per controllare se fosse vino o sangue; numerosi erano gli sguardi puntati sul gruppetto dall'alto dei corridoi laterali del primo piano. Avvicinatosi al presbiterio, l'uomo interruppe il passo, ascoltando quelli lenti dell'anziano che li aveva fatti entrare. La luce soffusa di una candela, la quale arrivava dal basso di una scala laterale, annunciò il suo arrivo.

Il dono dell'AlchimistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora