CAPITOLO XXVII - CREPA

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La luce mattutina non reggeva il confronto con il dolce stridio della voce di una bambina di appena cinque anni. Aprire gli occhi e vedere il proprio orgoglio, dagli scapigliati ricci biondi, che saltellava sul letto matrimoniale in cerca di attenzione era uno dei motivi per cui Paegun si svegliava la mattina. Tanta energia riempiva le sue giornate e scambiare uno sguardo d'amore con la propria dolce metà gli donava l'energia necessaria per tornare a casa e godersi ogni sera.

Già, quella era una faccia della medaglia.

I bassifondi della Città-Stato Tairiku, fondati sullo scarso controllo delle forze dell'ordine e del Gran Consiglio, pullulavano della peggiore feccia in circolazione. Ogni giorno il capo dipartimento della sezione investigativa Roovija indagava sulle presunte sparizioni di ogni genere di persona. Ricca o povera che fosse, a lui non interessava affatto, andando contro agli interessi dei maggiori investitori che pagavano le forze dell'ordine. Non era ben voluto dai suoi superiori ed era una fonte di ispirazione per i novellini. Viveva così le sue giornate, fino a quella tragica sera d'inverno.

– Papà guarda, ci sono un sacco di luci, sembra un parco divertimenti! E quella è la più brillante di tutte, è bellissima come la mamma.

La neve cadeva con calma dal cielo notturno e i maggiori negozi non avevano ancora chiuso. Tra tutte quelle luci la più potente spiccava in cielo, mentre si dirigeva in una direzione casuale. Decise di passare la serata con le due persone più importanti della sua vita. Sì, questo era il problema. In un lavoro come il suo avere delle persone importanti era rischioso e non se la sentiva a segregarle dentro casa.

È diventato scomodo, fai quello che puoi per metterlo a tacere.

La banchina che dava sul lago di Ersh ospitava le più grandi giostre che un bambino poteva immaginare e Paegun, dal canto suo, promise alla figlia di fare tutte quelle più tranquille e adatte alla sua età. Si godeva la vita come nessuno aveva mai fatto a Tairiku; permettersi di essere felici senza sacrifici era raro, non fumava e non faceva uso di droghe, non beveva e non aveva mai usato un innesto per sopperire alla mancanza di un arto o di una parte fondamentale del corpo.
Accadde vicino alla ruota panoramica. Le urla di terrore per un incendio improvviso lo allertarono. Voleva farsi valere davanti alla sua famiglia, così decise di far mantenere l'ordine e di aiutare chiunque vedesse in difficoltà. Mai errore fu più grave.
Il fuoco divampò e la calca si frappose tra lui e le altre. Finché un tonfo non cambiò la sua vita per sempre. Aveva perso la bambina nella folla ma sua moglie era lì, sotto le macerie metalliche che le impedivano di muoversi.

Trova un posto sicuro, non pensare a me. Quando la ritroverai dille che siamo stati divisi... e che tornerò... ti prego, non spegnere il suo sorriso. Promettimelo.

Così fece, mentendole per la prima e ultima volta. Il tempo passava ma il destino di Paegun non voleva dargli tregua. Per tutti quegli anni provò invano a riportarla con loro, mentendo di continuo alla bambina per guadagnare tempo inutile. Arrivò perfino a lasciare il suo lavoro alle spalle per dedicare anima e corpo alla sua missione. Non riuscì a reggere a lungo.

La mamma... non c'è più?

Scusami se te l'ho tenuto segreto, me l'ha chiesto lei.

Il trauma di aver perso qualcuno di così importante senza venirne mai a capo e, nell'adolescenza, scoprire che il mandante era legato a suo padre l'aveva scossa. Paegun sapeva bene che a quell'età gli scatti d'ira erano più che normali ma sentirsi dire quelle parole lo ferì ugualmente.

È tutta colpa tua, ti odio!

Lei voleva reagire, seguire l'esempio della sua ultima figura genitoriale, così decise di prendere una strada ricca di problemi. Nulla di tutto quello che fece riuscì a salvarla da quella tragica fine.
Quella sera nel loro giardino c'era un terzo essere vivente con loro, una luce del passato, adocchiata solo una volta dalla piccola. Il destino scelse un percorso differente per lei, uno privo di sofferenza sia nel mondo dei vivi che in quello dei morti.

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