3. Horcrux

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Dell'horcrux, la più malvagia delle magiche invenzioni, non discorreremo ne' daremo istruzione.
L'introduzione del libro "Delle magie fetide e putridissime" riportava questa frase.
Un horcrux era un oggetto in cui un mago oscuro aveva nascosto un frammento della propria anima al fine di raggiungere l'immortalità.
La creazione di un horcrux non solo violava le leggi della natura e della morale ma richiedeva di compiere un omicidio, l'atto di malvagità più grande.
Questo, tuttavia, non sembrava preoccupare i figli di Lord Voldemort perché l'idea di diventare immortali li rendeva vivi.

Un omicidio, dovevano commettere deliberatamente e coscientemente un omicidio.
Il primo ad iniziare fu Tom: il 2 Settembre 1996 alle ore 6:25 uccise un magonò a Notturn Alley, evidentemente ubriaco e insofferente della vita.
"Gli ho fatto un favore" disse sprezzante mentre si dirigeva verso Hogwarts prima dell'inizio delle lezioni.

Ecate invece impiegò più tempo, voleva scegliere la sua vittima con calma e attenzione.
Il fatidico giorno si rivelò il 2 Ottobre 1997, un mese esatto dopo l'omicidio del fratello.
La sua vittima era un sanguesporco, figlio di genitori babbani: Ecate era cresciuta con l'idea che i veri maghi sono purosangue, che tutti gli altri andassero eliminati e l'insegnamento di suo padre le tornò utile nella scelta di chi uccidere.
Si trattava di un ragazzo poco più che trentenne, dai lineamenti volgari e rozzi e il pensiero di doverlo prima sedurre e poi uccidere la disgustava ma non aveva altra scelta.

Ecate, elegante come sempre, si stava dirigendo verso uno dei posti più squallidi di tutta Hogsmeade, la locanda Testa di Porco, situata in una stradina laterale.
Gli studenti non vi entravano quasi mai, ma potevano comunque andarci senza divieti di alcun tipo durante le gite ad Hogsmeade.

Come la ragazza immaginava, al suo ingresso ci furono fischi di maghi ubriachi, oltre che qualche tentativo di approccio fisico che Ecate evitò facilmente.
La sua preda era seduta su uno sgabello al bancone del locale, mentre teneva tra le mani una brocca di birra.

"Una birra" disse Ecate rivolgendosi al gestore della bettola e sedendosi accanto al ragazzo.

"Sei sicura di essere maggiorenne?" le chiese lui.

Ecate lo guardò accennando un ghigno.

"Non mi sembra di aver parlato di sicurezza o età."

La sua futura vittima, Erik, bevve un sorso della birra prima di parlare.

"Tranquillo, garantisco io per lei."

Il gestore, nonostante non sembrasse molto convinto, diede la birra a Ecate e andò a servire altri clienti.

"Grazie ma non c'era bisogno" rispose lei togliendosi un ciuffo di capelli dal volto. 

"Credo di sì invece" disse.

"Vedi, ho i miei modi per far fare agli uomini ciò che voglio" Ecate fece una pausa aspettando una qualche risposta da Erik, che non arrivò, così continuò a parlare. "Comunque piacere, Ecate."

"Erik, piacere mio" rispose lui baciandole in modo viscido il dorso della mano, poi la attirò leggermente a sè. "Non pensare che non abbia capito il vero senso della frase di prima, ragazzina."

"Ognuno di noi ha delle propensioni, alcuni sono innocenti e puri, altri sono perversi e contaminati.. e come avrai capito io sono perversa e contaminata."

𝗙𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗼𝘀𝗰𝘂𝗿𝗶𝘁𝗮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora