5. Legame

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La mattina seguente Tom si svegliò a causa della mancanza di calore che lo aveva accompagnato tutta la notte e aprendo di scatto gli occhi si rese conto che la fonte di quel calore non c'era più.
Sul comodino c'era una lettera sulla quale era stato lasciato il segno di un bacio con il rossetto.
La aprì e immediatamente comparve una scritta:

Buongiorno fratello e Buon Natale.
Ti aspetto alle 11:00 all'ingresso della foresta proibita dove ti darò il mio regalo.

Chiuse la lettera e questa prese fuoco.

Si sciacquò il viso con acqua fredda, indossò un lungo cappotto nero per coprirsi dal freddo e si diresse verso la sala comune dove trovò i Serpeverde che Ecate la sera prima aveva fatto addormentare: erano storditi e non si ricordavano cosa era successo.
Secondo alcuni a causa del troppo alcol erano svenuti, secondo altri si erano semplicemente addormentati.

Tom uscì dalla sala comune ma si imbatté in Daphne Greengrass.

"Merlino Tom, hai un aspetto orribile" urlò lei andandogli incontro.

"Grazie Daphne. Di certo non mi aiuta la tua voce stridula" ribatté lui passandosi le mani sul viso.

"Perché non mi hai chiamata? Hai trascorso la notte in queste condizioni da solo?"

Lui alzò gli occhi al cielo senza rispondere.

"C'era una ragazza con te?" chiese improvvisamente portando lo sguardo verso il pavimento. "Rispondimi dannazione!" continuò con le lacrime che minacciavano di uscire.

"Perché reagisci così?" Tom sapeva essere crudele e meschino quando si trattava dei sentimenti delle persone. "Non dirmi che hai sperato in qualcosa solo perché siamo andati al ballo insieme."

"Sei uno stronzo Tom Riddle!" pianse lei tirandogli dei pugni sul petto. "Un fottutissimo stronzo."

Rimase fermo in silenzio, non reagì in alcun modo.

Daphne diede degli ultimi colpi deboli, poi si voltò per andarsene sussurrando: "Sono un'illusa" e sparì tra i lunghi corridoi di Hogwarts.

Dopo aver respirato profondamente, Tom si diresse verso la foresta proibita: dove solitamente si trovavano i prati, in quel momento c'era solo una distesa di neve e al suo passaggio si formarono delle impronte profonde.
Al suo arrivo la vide, proprio all'ingresso della foresta, con indosso un cappotto rosa cipria e degli stivali bianchi che si confondevano con la neve.
Il paesaggio era ambiguo: il bianco della neve contrastava con l'oscurità della foresta e con gli alti alberi spogli dai rami secchi.
Ecate era in piedi e tra le mani teneva la collana di perle.
Si guardarono negli occhi e quando le loro iridi si incontrarono percepirono entrambi nell'aria una scossa: era come se avessero creato energia.

"Dobbiamo creare l'ultimo horcrux" disse Ecate e la sua voce risuonò nel paesaggio circostante.

"Non potevi scriverlo nella lettera?"

"Non occorreva. Inizio io."

Si mise in posizione e con l'aiuto del fratello fece confluire parte della sua anima all'interno della collana.
Anche questa volta Ecate soffrì ma riuscì a non mostrarlo.

Al termine del processo esortò Tom a prendere il suo posto ma lui non si mosse.

"Questo è il mio regalo di Natale" sussurrò lei.

𝗙𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗼𝘀𝗰𝘂𝗿𝗶𝘁𝗮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora