15. Azkaban

115 2 0
                                    

"Per la barba di Merlino è proprio lei?"
"Ha lo stesso sguardo di suo padre.."
"Azkaban, quello è il suo posto."

Nell'antica Roma gli schiavi stavano generalmente su un palco girevole con al collo un cartello su cui erano riportate tutte le indicazioni utili al compratore e i polsi erano legati o con delle corde o con delle catene.
Molto spesso venivano fatti camminare per la città in fila indiana e mostrati ai cittadini.
Mentre Ecate sfilava lungo i corridoi del ministero si sentiva proprio come uno di loro: impotente, sottomessa e umiliata.
Le dita delle mani iniziarono a formicolarle tanto le manette erano strette attorno ai polsi.
Erano bianche come il latte in quanto il metallo non permetteva il corretto flusso del sangue.
Tentò di muovere prima l'indice, poi il medio ma nessuno dei due rispose al comando proveniente dal cervello: erano irrigiditi ed Ecate pensò che se fosse stata condotta ad Azkaban ogni parte del suo corpo avrebbe preso la medesima strada, facendola diventare un insieme di ossa e muscoli rattrappiti.

Era scortata da quattro Auror: Scrimgeour aveva deciso di camminare dietro di lei come se volesse tenerla completamente sotto controllo; temeva, in quanto figlia di Lord Voldemort, che potesse fuggire in qualche modo inspiegabile e se questo fosse avvenuto avrebbe temuto ancora di più l'ira di tutto il mondo magico ma soprattutto l'onta, la vergogna che avrebbe macchiato per sempre il suo nome, da vivo e da morto.
Era agitato, Ecate lo sapeva bene. Sentiva il suo fiato caldo e teso sul collo ogni volta che faceva dei profondi respiri cercando di incanalare aria pulita, sentiva il cuore martellare ossessivamente nel petto come se stesse tentando di sfondare la cassa toracica, sentiva le gocce di sudore che gli abbandonavano la fronte cadere a terra.
Riconobbe anche il giovane Auror che era presente al momento della sua cattura: si trattava di un ragazzetto alto e smunto, dal viso pallido attraversato dalla tensione e dalla paura. Sbatteva continuamente le palpebre pensando di svegliarsi da un brutto sogno e ritrovarsi avvolto dalle morbide e profumate lenzuola del suo letto.
Le labbra erano secche e nonostante vi passasse sopra la lingua per inumidirle e bagnarle, queste rimanevano screpolate e asciutte.
Con la coda dell'occhio Ecate notò che il suo corpo era attraversato da perpetui tremolii che partivano dal basso per raggiungere il collo e sfociare in un movimento della testa come se volesse scrollarla e insieme ad essa scrollarsi di dosso tutta l'ansia che gli si era accumulata nei muscoli.
Le mani tremavano, non erano salde attorto alla bacchetta e quando pensò di poter approfittare di quel momento per ucciderlo e smaterializzarsi, l'Auror alla sua destra, un uomo di circa quarant'anni, dall'aspetto rude e volgare le prese il mento con due dita e la fece voltare, rivolgendole un sorriso viscido e languido.
L'ultimo Auror, quello che apriva la processione e le camminava davanti a passo deciso non lo aveva mai visto e neppure in quel momento riuscì a scorgere i tratti del suo viso.
Poco dietro Scrimgeour avanzavano due Dissennatori e alla loro vista donne e uomini si spostavano, si allontanavano in fretta e furia talvolta facendo cadere fogli che poi venivano calpestati e distrutti da piedi veloci.

"Se fosse stata allontanata dal Signore Oscuro magari.."
"Povera ragazza, così giovane.."

Ecate riuscì a sentire solo alcune di tutte le parole compassionevoli che le venivano rivolte.
Alcune donne si portarono la mano alla bocca cercando di reprimere singhiozzi o sospiri penosi, altre si voltarono al suo passaggio rivolgendo preghiere silenziose, altre ancora..

"Entra" disse Scrimgeour reprimendo il nervosismo.

Ecate inspirò dal naso ed espirò dalla bocca mantenendo gli occhi fissi sull'Aula Dieci, le porte spalancate ad attendere solo il momento in cui Ecate Riddle le avrebbe oltrepassate.
La stanza, priva di finestre, era quadrata e rischiarata interamente da torce sorrette da bracci attaccate ai muri di pietra scura. Numerose panche erano disposte a varie altezze e tutte volte verso una sedia centrale avente delle catene che pendevano dai braccioli. A lato si trovavano quelle a disposizione del pubblico mentre davanti quelle per i membri del Wizengamot.
Camminò verso il centro dell'aula e solo quando era ormai vicina alla sedia si rese conto che i Dissennatori si erano fermati all'entrata, in attesa del verdetto finale.

𝗙𝗶𝗴𝗹𝗶 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗼𝘀𝗰𝘂𝗿𝗶𝘁𝗮̀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora