"Mimì, tutto bene?"
Mi voltai all'udire la voce familiare di mio fratello Dante, un'espressione preoccupata gli adornava il volto segnato dalla fatica.
Cercando di imitare un sorriso il più convincente possibile, aprii le braccia per accoglierlo in un caloroso abbraccio.
"Sì, non ti preoccupare Dante. Sono solo un po' in pensiero per questa storia del matrimonio, ormai da qualche mese in questa casa non si parla di altro..."
"So che l'idea non ti entusiasma, non c'è bisogno di fingere con me" - mi disse accarezzandomi i capelli con fare affettuoso.
"Mi dispiace non poter fare di più per te, sorellina...ci ho provato" continuò successivamente alludendo ai numerosi tentativi che aveva fatto per dissuadere nostro padre.
"Stai tranquillo, ormai l'ho accettato"*
"Non lo accetto! Non può essere vero, non potreste mai farmi una cosa del genere" - sbraitò il giovane uomo sbattendo le mani sulla scrivania del nonno.
Quest'ultimo non si scompose e lasciò sfogare il nipote, preda di un attacco d'ira incontrollabile, restò appoggiato con nonchalance sullo schienale della comoda poltrona e si godette la scena. Jimin era un uomo che difficilmente si lasciava trascinare dalle emozioni, neanche nei momenti più seri ed importanti quindi vederlo in una veste simile non poté che divertire l'anziano."Ho preso la mia decisione e tu devi rispettarla! Se non hai intenzione di obbedire, sei libero di lasciare la tua famiglia e con essa abbandonare anche i titoli, il potere e il prestigio." - concluse l'uomo con tono rigido, sbattendo il bastone a terra.
Quella sera fu la peggiore per Park Jimin: non era abituato a seguire il volere degli altri, fino a quel momento aveva vissuto una vita colma di divertimento, sfarzo, irresponsabilità e spensieratezza dove lui era il pilastro centrale. Si lasciò trascinare dai pensieri, immaginando un futuro noioso accanto ad un essere altrettanto inutile e privo di fascino come Mimì, una persona che Jimin non considerava nemmeno come tale, troppo piccola per un gigante come lui...
Alla fine, nel cuore della notte, si diresse verso il locale più chic di tutta Milano di cui un suo caro amico ne era il proprietario, così da poter scacciare quei pensieri turbolenti.
La vita notturna dell' élite milanese si concentrava proprio lì, nel Santa Tecla Caffè, dove il jazz trovava la sua massima espressione.
Tra la folla di persone, Jimin, da cliente abituale qual era, riuscì ad orientarsi per procedere verso il bancone così da poter mettere a tacere quelle rumorose voci nella sua testa con un po' di alcol.
"Ma guarda chi abbiamo qui, il rampollo Park o almeno per poco" - lo stuzzicò Riccardo, il proprietario nonché amico di vecchia data di Jimin.
Quest'ultimo non prestò particolare attenzione alle battutine dell'amico e mando giù, tutto d'un sorso, il bicchiere di whisky appena ordinato.
"Dimmi un po', com'è la tua futura mogliettina? Da che famiglia viene?"
Continuò il ragazzo non notando la rigidità che assunse Jimin.
Sapeva che Riccardo non era un ragazzo affidabile, se gli avesse detto come stavano davvero le cose, nel giro di poche ore, tutta Milano avrebbe saputo del problema che lo stava affliggendo.
"È normale, suppongo"
"Come dovrei interpretare questo normale?" Chiese ancora Riccardo che scrutava l'amico terminare il secondo bicchiere di alcol.
"Come lo vuoi interpretare, è normale e basta" sbottò riservando al ragazzo uno sguardo colmo di rabbia.
"Jimin, ma che ti prende? Oggi non sei in te..."
Rendendosi conto della scenata appena fatta, Jimin cercò di rimediare al suo errore addolcendo il tono, d'altronde Riccardo non era la causa dei suoi problemi...
"No scusami tu, la storia di questo matrimonio è assurda"
"Effettivamente un matrimonio combinato non è il massimo, ma chi dice che devi restare fedele"
Il nobile guardò esterrefatto l'amico; era vero che Jimin ne aveva combinate tante, forse troppe, era anche stato l'amante di molte donne sposate, ma non si era mai permesso di tradire nessuna delle giovani donne con cui si frequentava in maniera più seria.
Semplicemente non poteva concepirlo.
"Non se ne parla Riccardo. Non posso farlo"
L'amico gli rivolse un ghigno e avvicinandosi al suo orecchio sussurrò:
"Sappiamo entrambi che questo matrimonio non ti aggrada e neanche la signorina da quanto ho capito, hai intenzione di vivere legato a lei per tutta la vita? Vuoi davvero rinunciare a questo, Jimin? A tutte le donne che potresti avere?"
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60's - PJM
FanfictionSono gli anni Sessanta e al contrario dallo scenario abituale di quel tempo, Mimì non pensava minimamente al matrimonio, aveva ben altri progetti ma il destino non sembra essere dalla sua parte. Park Jimin era il rampollo di una delle famiglie più...