Un respiro.Due respiri.
Tre respiri che presto diventarono quattro e prima che potesse accorgersene diventarono 10 poi 20 e ancora dopo 30.
Il cuore aveva perso il suo ritmo regolare, triplicando la velocità dei suoi battiti.
Il clima invernale perse i suoi effetti, facendosi sostituire da un calore insopportabile e soffocante che riempì di gocce perlacee la sua fronte.
Il suono dei grilli, compagni della notte, divenne sordo.
Ad un tratto il fratello, Dante, che era disteso dall'altra parte del letto, sentendo il respiro irregolare della sorella, si rivolse verso quest'ultima: Mimì era rannicchiata sul letto, con le mani congiunte sul petto cercando di calmarsi per poter fermare quell'agonia.
Con uno scatto quasi disumano, Dante le prese il viso tra le mani, la invogliò a guardarlo negli occhi e la cullò dolcemente per aiutarla a tranquillizzarsi.
Dante non aveva bisogno di risposte, sapeva perfettamente la causa del suo malore: il matrimonio avrebbe preso luogo il giorno seguente. Conosceva le vicissitudini tra i due, il rancore che la sorella provava per quel ragazzo e che Dante condivideva; non appena saputa la storia del loro primo ed ultimo incontro da soli, il giovane dovette far ricorso a tutte le sue risorse per non dirigersi a Milano per sistemare quel 'nobile dei suoi stivali'.
I due non si parlarono per tutta la notte, si guardarono e abbracciarono, consapevoli che quella sarebbe stata l'ultima volta.
Mimì apprezzò il silenzio e le premure del maggiore, non sarebbe comunque riuscita a spiccicare parola: l'agonia e il dolore erano così forti da non permetterle di far altro se non piangere. Per una giovane come lei, piena di sogni, era impossibile da realizzare la veridicità della situazione tanto che fino alla notte prima del matrimonio, non sembrò capacitarsi della reale situazione e quando quel momento arrivò, venne travolta dal panico di vivere una vita che non voleva vicino ad un uomo che odiava con tutta se stessa.
Il sole non tardò a sorgere e già dalle prime ore luminose, la figura sfinita della giovane venne travolta da una madre fin troppo sorridente e luminosa, troppo cieca per notare le angosce della figlia.
"Dai Mimì preparati, sù! Non abbiamo molto tempo, la cerimonia si terrà alle 14 precise, abbiamo poco tempo! Mio Dio non ci posso credere che oggi ti sposi!"
"Mamma ma non facciamo colazione tutti insieme, sarà l'ultima volta per me, in questa casa, la mia..." - disse la giovane, stremata per la notte appena passata, con un filo di voce e gli occhi che vagavano per la stanza, com a voler imprimere nella sua mente ogni singolo angolo di quella che lei considerava casa.
"Ma non dire sciocchezze, Mimì! Stai per creare una famiglia tutta tua, senza più preoccupazioni per il futuro e molla quella brioche! Non vorrai mica mangiare il giorno del tuo matrimonio, non entrerai più nel vestito che tuo marito ti ha gentilmente fatto confezionare dallo stilista più in voga di Milano"
"Non è ancora mio marito, mamma e non penso che lui si sia preso la briga di scegliermi un vestito...sinceramente io avrei preferito indossare il tuo" sussurrò col volto coperto dalla tristezza.
La madre con fare alquanto sbrigativo la prese per le spalle scuotendola leggermente, esclamò: "Oggi sei proprio in vena di scherzare a quanto vedo...ti rendi conto delle assurdità che stai sputando? Non realizzi l'enorme fortuna che stai vivendo e gli sforzi fatti dai tuoi genitori per assicurartela? Ora basta con le chiacchiere e vedi di sbrigarti che tra un'ora dobbiamo prendere il treno."
Mimì troppo stanca per cercare di spigare ed elencare per l'ennesima volta le ragioni del suo malessere, decise di abbandonare quell'inutile lotta.
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60's - PJM
FanfictionSono gli anni Sessanta e al contrario dallo scenario abituale di quel tempo, Mimì non pensava minimamente al matrimonio, aveva ben altri progetti ma il destino non sembra essere dalla sua parte. Park Jimin era il rampollo di una delle famiglie più...