Capitolo 2- Il tipo del negozio di souvenir:

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Il sole splendeva nel cielo quella mattina e, anche se intorno aveva qualche nuvola, riuscì comunque a svegliare Peggy nel grande letto a baldacchino.

Si sarebbe svegliata meglio se un uomo non fosse entrato nella sua stanza bruscamente, costringendola a sobbalzare e a coprirsi velocemente dato che era completamente nuda.

-Ma ti pare il modo!- esclamò furiosa.

Lui la ignorò.- Il signor Harrow vuole vederti.- le disse seccamente, prima di uscire.

Peggy sbuffò e si chiese per quanto ancora avrebbe dovuto sopportare quel tipo.

Perciò fu costretta a vestirsi e a raggiungere la sua stanza, dove anch'egli si stava preparando.

Quando entrò in camera, come al solito lo vide indossare la sua tunica bianca e dei sandali aperti decisamente fuori moda.

-Mi hai fatto chiamare?- esordì, incrociando le braccia.

Arthur Harrow sollevò la sua faccia pulita, sistemandosi il ciuffo grigio sulla nuca.- Quando ti ho accolta qui, ti ho dato un tetto sopra la testa e un piatto caldo ogni giorno, non era contemplato che portassi nella tua stanza chiunque capiti.- rispose lui, cercando di non sembrare infastidito.

Peggy alzò un sopracciglio.- E' questo il problema? Non ci posso fare niente se hai deciso una vita da recluso e senza i piaceri della carne. Io sono abbastanza giovane e vorrei godermela la vita.-

Di scatto, Arthur le prese il polso, fissandola negli occhi.- Attenta a come parli, ragazzina. Ti devo ricordare il perché Ammitt ti ha risparmiata?- replicò: sul suo braccio vi era tatuata una bilancia che magicamente iniziò a muoversi.

Pesò le due estremità per qualche secondo e poi, come la prima volta che era successo, la bilancia si colorò di rosso.

-C'è il caos in te.- continuò, serrando i denti.- E io ho fatto sì che non ti uccidesse. Quindi devi solo che essermi grata.-

Peggy cercò di rimanere calma e si divincolò dalla sua presa.- Ti ho già detto che me ne andrò quando avrò quello che voglio. Io e te condividiamo gli stessi ideali, non sono una tua nemica.-

Arthur sospirò e la superò, incamminandosi verso il cortile.- Non ho ancora trovato il tuo uomo speciale. Perciò, se dovrai restare qui ancora a lungo, ti consiglio di non darmi sui nervi.-

La conversazione venne interrotta dallo stesso uomo che aveva svegliato Peggy, ma che stavolta aveva un fucile in mano.- Signore, il ladro è scappato.-

Arthur strinse i pugni e quasi non gli uscirono le vene dal braccio.- Allora trovatelo!- gridò.

Peggy si incuriosì della situazione.- Che cosa è successo?-

L'uomo affrettò il passo.- Qualcuno ha rubato lo scarabeo.-

La ragazza continuò ad andargli dietro.- E che sarà mai! Un gioiello in meno!- commentò, non capendo il perché di tanto scalpore.

-E' lo scarabeo sacro! E i miei uomini dicono che è stato un avatar.-

A quel punto, sgranando gli occhi, Peggy lo afferrò per la manica.- Avevi detto che non esistono altri avatar come te!-

-Beh, mi sbagliavo.-

Per Peggy, quella era un'occasione che non poteva sprecare.

Arthur era una persona alla quale piaceva che gli altri credessero che stesse andando tutto bene, mentre tutt'intorno vi era una vera catastrofe.

Riprese, come tutti i giorni, ad accogliere gli abitanti del paese, facendo finta di essere un uomo pacato con il suo bastone.

Il suo potere, nella quale le persone credevano come fosse un miracolo divino, stava nel pesare sulla bilancia le loro azioni e giudicare se fossero abbastanza degni di vivere o di morire.

The Knight who served the Princess. (Moon Knight Fanficion)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora