Qualche anno prima, in un altro universo
Per una persona che abitava a New York, Londra poteva essere piovosa e ostile, per non parlare dell'orribile Jet Leg che Peggy aveva dovuto soffrire.
E il tutto per una noiosa gita al museo egizio di Londra, di cui ormai sapeva tutto a memoria data la facilità di prendere una A+ al compito di storia.
La professoressa Portman aveva tanto insistito per portare la classe al museo, quella mattina fredda, saltando sopra un piccolo pullman rosso.
Peggy guardò fuori dal finestrino, con il desiderio di voler tornare a casa il prima possibile.
-Vanessa, qual è la creatura egiziana che ha la testa da coccodrillo?- domandò la professoressa.
La mora ragazza di fianco a Peggy, dopo aver esploso una gomma, fece finta di rifletterci. -Ehm...Il Dio dei morti?- strillò con la sua voce acuta, masticando a bocca aperta.
La donna sospirò, perdendo le speranze.- No Vanessa, quello è Anubi: te l'ho corretto anche nel compito, accidenti!-
Un ragazzo, dall'altro capo del pullman, stava per rispondere, ma la voce di Peggy lo sovrastò per prima.- E' Ammitt.-
La professoressa fece un enorme sorriso, come fiera della sua studentessa.- Esattamente Peggy, risposta corretta.-
Peggy era solita ricevere quegli apprezzamenti, essendo letteralmente la ragazza più intelligente della classe, perciò non piaceva agli altri compagni, che la guardarono male e sogghignarono tra di loro.
-So tutto io.- commentò a bassa voce Vanessa, ma Peggy la sentì lo stesso.
Uno dei tanti motivi per cui Peggy non aveva amici.
Giunti finalmente al museo, la Portman cercò di tenere la classe tutta unita mentre salivano le scale in pietra che avrebbero portato dentro.
Le sembrò da subito un normalissimo museo, non di meglio di quello che avevano a New York, caratterizzate dalle solite statue con le spiegazioni e in mezzo alla sala una piramide di plastica.
Ciò che fece sorprendere Peggy, fu un tendone viola che scendeva dall'alto, sopra cui erano raffigurati i più importanti Dei egizi.
Il problema era che, secondo le ampie fonti di Peggy, ne mancava uno.
Si guardò intorno per cercare una guida, ma non ne vedeva nemmeno una e intanto la classe si era bella che allontanata.
Tuttavia, nell'angolo, vicino alla portineria dove un buffo poliziotto stava a fare la guardia, c'era un negozio di souvenir.
Vi si avvicinò, con lo zaino che le traballava e osservò un ometto che stava mettendo i prezzi a delle statuette palesemente finte.
-Mi scusi.- gli disse, per ottenere la sua attenzione. -Ehm...- Lesse sul cartellino posto sulla tasca della divisa che si chiamasse Steven.- ...Steven.-
L'uomo non si preoccupò nemmeno di alzare lo sguardo.- Le statuette delle mummie vengono 5 dollari, mentre le piramidi 10.- bofonchiò, con aria stanca, di chi non aveva dormito per tutta la notte.
-Oh no, non sono interessata ai souvenir.- puntualizzò Peggy, indicando il cartellone.- Deve esserci un errore nel cartellone: gli Dei egiziani più importanti sono 8 e non 7.-
A quel punto, Steven la guardò, sistemandosi un riccio di capelli scuro che gli era andato sull'occhio.- Oh. Ha pienamente ragione!- esclamò, sorpreso che qualcuno la pensasse come lui.- Non ha idea di quante volte io glielo abbia detto, ma non mi danno ascolto!-
Peggy incrociò le braccia, indignata.- Capisco l'avversione per Anubi, Ra, Osiride, Thot...-
-...E Matt, Ammone, Hator.- continuò il dipendente, ad occhi sgranati.- Ma tutti si dimenticano sempre di...-
-Ptah!- dissero insieme.
-Tutti si dimenticano di Ptah perché è un Dio minore.- aggiunse Peggy.
Steven alzò le spalle.- Sì, a chi vuoi che importi del Dio degli artigiani? A nessuno!-
I due presero a ridere contemporaneamente e, nello stesso momento, passò alle spalle di Peggy una bellissima ragazza, con un vestito nero e belle curve, che ammiccò Steven, salutandolo.
-C-Ciao.- balbettò lui, con un cenno di mano.
Peggy sollevò le sopracciglia.- Beh, Steven, non ti facevo un tipo del genere.- aggiunse, notando quanto fosse goffo per essere un uomo adulto, probabilmente della stessa età di suo padre.
-O-Oh no, non-
Prima che potesse dare spiegazioni, un'altra donna, questa volta bionda, bassa e con i fianchi larghi, lo chiamo a gran voce, facendoli sobbalzare.
-Steven! Non ti pago per parlare con i clienti! Ti pago per vendere!- lo sgridò, tornando poi a fare quello che stava facendo, ticchettando con le scarpe sul pavimento di legno.
Steve sospirò.- Ti prego, compra una statuetta.- mormorò a Peggy, per non farsi sentire.
Peggy trattenne una risata e tirò fuori il portafoglio.- D'accordo, non voglio farti licenziare.-
Ne prese una e se la infilò nello zaino, nello stesso attimo in cui si sentì chiamare dalla professoressa Portman.
-Oh, accidenti, devo andare.- disse all'uomo.- Beh, è stato un piacere Steven.-
-A-Anche per me, ehm...- balbettò, vedendola voltarsi.- N-non mi ha detto il suo...- mugugnò, ma lei era già andata via. -...Nome.- sospirò.
2 anni dopo, in un villaggio sperduto
In un piccolo capanno con le pareti e i pavimenti di legno, un letto a baldacchino nel centro e un fornello azzardato nell'angolo, Peter Parker si godeva l'unica cosa lussuosa di quello che la sua amante chiamava casa, ovvero una vasca in ceramica d'orata dove centravano benissimo in due.
Si bagnò le labbra dove c'era un leggero accenno di baffi e portò il lungo ciuffo di capelli all'indietro. -Fammi capire bene: quindi mi stai dicendo che il multiverso esiste ed esistono anche centinaia di altri noi che vivono la loro vita in un altro mondo?- le chiese Peter, con uno sguardo tra lo scioccato e il sorpreso.
-Esattamente e grazie a questo anello di poco gusto...- rispose Peggy, dall'altra parte della vasca, rigirandosi l'anello dei portali di Strange tra le dita. -...Posso andare dove voglio.-
Peter aggrottò leggermente le sopracciglia.- Non credo di voler sapere come hai preso ad uno Stregone Supremo il suo anello.-
Peggy ridacchiò, facendo sollevare per un attimo il petto dove l'unica cosa che indossava era una collana molto elegante, con una pietra blu incastrata nel ciondolo. -No, infatti è meglio che io non te lo dica. Ma è grazie a questo gingillo che possiamo vederci quado vogliamo.- aggiunse, mettendoglielo sulle dita. -La domanda è...- sussurrò, poggiando le braccia sulle sue spalle.- ...Tu vuoi vedermi?-
Peter diede un veloce sguardo alla collana, i suoi occhi si illuminarono magicamente per un attimo e poi le baciò il braccio delicatamente.- Ovvio. Mi sento così solo dopo la morte di MJ e solo tu sai consolarmi.-
Allora Peggy si mise a cavalcioni su di lui, ignorando l'acqua che si riversava sul pavimento.
Il ragazzo le strinse i capelli tra le dita, baciandola con passione e facendo sì che sentisse la propria lingua su tutto il palato.
Peggy lo fece scivolare piano dentro di se e iniziò ad ondeggiare avanti e indietro, socchiudendo gli occhi.
Peter le cinse i fianchi, mordendole la spalla per trattenere i gemiti.
Peggy voltò la testa verso lo specchio argenteo al lato della vasca e guardò il proprio riflesso, domandandosi se quello che stesse facendo fosse realmente giusto.
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The Knight who served the Princess. (Moon Knight Fanficion)
Fiksi PenggemarCONTINUO STORIA "TI SAREBBE PIACIUTO"