Capitolo 5- Il piccolo americano dentro di me:

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Peggy aveva finalmente trovato la persona che cercava; ora veniva la parte difficile, ovvero convincerlo a far parte della propria squadra.

Doveva ammettere di essersi leggermente affezionata a Steven, ma doveva assolutamente conoscere il suo alter ego, Marc.

Decise di dormire a casa di Steven e, il mattino dopo, in preda al panico, l'uomo sobbalzò dal letto e si alzò, correndo via per l'appartamento, essendosi però dimenticato di esser legato alle caviglie.

Sentendo un grosso tonfo, anche Peggy si svegliò di soprassalto.- Cristo Santo, Steven!-

Steven mugugnò di dolore, con la faccia spiaccicata per terra, mentre Peggy lo liberò dalle catene.

-Dimmi che è stato solo un sogno, dimmi che non siamo stati inseguiti da uno sciacallo rabbioso.- borbottò, rialzandosi a fatica.

-Mi dispiace, ma non era un sogno e sì, siamo stati rincorsi da uno sciacallo rabbioso.- rispose Peggy, incrociando le braccia.

-Ho vandalizzato un bagno...Oddio, mi uccideranno.-

Peggy alzò un sopracciglio.- E' davvero questo che ti preoccupa?-

Quello che dava pensiero a Peggy, invece, era il fatto che Harrow non si sarebbe disturbato ad evocare uno sciacallo per un gioiello qualsiasi.

Così, decise di accendere il computer di Steven e fare delle ricerche.

-Uomo nello specchio, ci sei?- domandò Steven, specchiandosi al bagno, senza ottenere risposta.- Ovviamente.-

Peggy ridacchiò tra se e se e cliccò sull'icona di internet, scoprendo realmente a cosa servisse quello scarabeo.- Non è un gioiello! E' una bussola! Conduce alla tomba di Ammitt, in Egitto.-

-Mi licenzieranno...- stava continuando a piagnucolare Steven.

Peggy alzò gli occhi.- Steven! Ma mi stai ascoltando?!-

-No! Non voglio avere niente a che fare con tutto ciò!- sbottò, guardando l'orologio.- Devo andare al lavoro!-

Dovendo stare per forza attaccata a lui, Peggy lo seguì, recitando ancora la parte di sua figlia.

Durante il viaggio in bus, guardando fuori dal finestrino, le venne in mente una cosa.- Posso farti una domanda? Quando ci siamo incontrati alla bisteccheria...Hai sussurrato qualcosa...-

Steven arrossì.- Oh sì...Ti ho chiamata Hathor, non so perché l'ho detto.-

Peggy fece un piccolo sorriso.- La Dea egiziana dell'amore?-

-Sì...Non so perché l'ho detto, forse perché credevo di averti sognata...M-Ma non è così, sarebbe strano.- balbettò Steven, stringendosi nelle spalle.

Peggy voleva dirgli che in realtà non era stato un sogno e lo aveva aiutato veramente, ma prima voleva vedere come si mettesse la situazione.

-Comunque, non ti preoccupare, non credo ti licenzieranno, non hai fatto nulla di male.- commentò poi.

-C-Ci sono i filmati della sicurezza, potrebbero aver visto quello che ho fatto.- le mormorò, per non farsi sentire dal resto dei passeggieri.

-Vedranno solo te che vieni inseguito da un cane. Oppure non vedranno niente: insomma, si è trattato di una cosa assolutamente sovrannaturale. Solitamente gli umani non vedono queste cose.- aggiunse, proprio mentre entrarono dentro il museo.

Steven si accigliò.- Perché dici umani come se tu non lo fossi?-

Peggy si accorse di aver detto troppo, però fortunatamente fu salvata dalla guardia di sicurezza che si apprestava a mettere dei nastri rossi per tutto il museo.

The Knight who served the Princess. (Moon Knight Fanficion)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora