Arya
Scesi in cucina per prendere un bicchiere d'acqua. Stavo passando un pomeriggio di revisione delle bozze del mio secondo romanzo. Era davvero soddisfacente rileggere tutta la storia, capitolo per capitolo, paragrafo per paragrafo, parola per parola. Era come se tutto quello che c'era dentro un semplice libro facesse parte di me.
Era come una seconda vita nascosta, che infatti nessuno sapeva.
Non feci nemmeno in tempo a superare la porta che qualcuno bussò.
Chi sarà mai a quest'ora?
Ero rimasta in pigiama tutto il giorno quindi chiunque fosse stato alla porta si sarebbe spaventato se mi avesse vista in quelle condizioni, ma non mi importava. Volevo solo tornare in camera mia ad ascoltare la musica a tutto volume e scrivere fino a quando non mi avrebbero fatto male le mani.
Sbuffai e girai la maniglia. Spalancai gli occhi quando mi resi conto che la persona sulla soglia di casa era proprio Noah. Richiusi immediatamente la porta.
No!
No!
No!
Cosa ci fa questo ragazzo qui ora? E io sono in pigiama con un cavolo di chignon in testa, fatto senza nemmeno guardarmi allo specchio! Mannaggia!
Mi tremarono le gambe da quanto ero agitata in quel momento. Mi appoggiai alla porta e mi portai le mani sopra il cuore. Mi vibrava pure quello.
Cosa diamine devo fare?
Feci un respiro profondo e mi girai per aprire quella maledetta porta. Mi morsi le labbra per l'agitazione e poi la aprii lentamente. Abbassai lo sguardo di scatto per non dover sostenere il suo e mi guardai i piedi. Mi resi conto di avere anche delle pantofole ridicole addosso: erano pelose con due unicorni enormi.
Una situazione più imbarazzante di questa non poteva di certo esistere.
«Ti senti bene, Principessa?» chiese Noah con una voce fine e delicata.
Mi accigliai e schiusi le labbra per parlare. «Sì, perché?»
Che domanda stupida! Ora è ovvio che mi farà notare che gli ho sbattuto la porta in faccia!
«Be', mi hai chiuso fuori appena mi hai visto...»
Strano... prevedo il futuro?
Tossii per prendere tempo. «Non mi aspettavo fossi tu» ammisi.
«C'è qualcuno in casa?» cambiò discorso, notando sicuramente il mio imbarazzo. Scossi la testa. Fece un passo avanti e lo trovai a pochi centimetri dal mio corpo. Allungò le mani sui miei fianchi e mi attirò a sé. «Mi piacciono queste pantofole.»
Arrossi. In quel momento mi resi conto che anche se erano passati solamente due giorni dall'ultima volta che c'eravamo visti, mi era mancato un sacco. Ma dovetti lottare contro me stessa e l'universo per non baciarlo. Quando avvicinò il suo viso per darmi un bacio, mi voltai leggermente verso destra e chiusi gli occhi, sospirando piano.
Dopo quel nostro bacio focoso Adrian era tornato a regnare nella mia mente. Con gli anni ero riuscita a reprimere il suo ricordo, ma con Noah tutto era tornato a galla.
Erano due notti che non riuscivo a dormire, quindi mi mettevo a scrivere di Noah: di quello che era successo e di tutte le paure che mi ricordava.
La scrittura era una splendida terapia ed ero sicuramente in debito con lei visto che mi aveva salvata ancora una volta dal mio peggior incubo: Adrian.
Noah mi stava per baciare ma io iniziai a fare conversazione per non dover combattere contro la mia stessa mente in merito al mio amatissimo spazio vitale. «Cosa ci fai qui?» sviai.
«Sono venuto per portarti in un posto» rispose.
«Cioè?»
«Se te lo dico non vieni, quindi vai a prepararti a meno che tu non abbia niente di meglio da fare in questo pomeriggio noioso per tutti» mi cagionò.
Ero combattuta: tornare a scrivere o uscire con Noah verso una destinazione sconosciuta?
«Però ti posso dire che faremo una passeggiata e, se accetti, ti porto a mangiare anche il gelato» tentò di corrompermi.
Perché gli avevo detto del mio cibo preferito? Ah, giusto, ero annebbiata dalla sua vicinanza in quel momento. Ora si spiega tutto.
«Sono in pigiama» constatai, guardandomi attorno. «Però, dato che poi mangiamo il gelato, posso accettare.»
Noah mi accompagnò di sopra. Mentre cercavo un paio di pantaloni comodi per fare una passeggiata nell'armadio, Noah notò che la sua felpa era ancora sulla sedia della scrivania. La andò a prendere e me la porse. «Metti questa» mi impose.
Anche se aveva perso il suo profumo, la tenevo vicino a me quando dovevo dormire per non ricordarmi di Adrian.
Non avrei mai voluto ammetterlo, ma Noah calmava i miei demoni e al tempo stesso li risvegliava.
«Non...» lasciai in sospeso la frase. Non ha il tuo profumo addosso, avrei voluto dire ma ovviamente non lo dissi.
«Per una volta potrei aver capito cosa ti passa per la testa», arrossii, «quindi mettiti questa.» Appoggiò la sua giacca sul bordo del mio letto matrimoniale e mi passò la felpa che indossava. La presi e lo guardai, mentre stava lì impalato a osservarmi di sottecchi. «Io indosso questa nel frattempo.»
Deglutii, mordendomi le labbra e gli comunicai che sarei andata in bagno a cambiarmi.
«Ti aspetto qui allora.» Si mise le mani nelle tasche e iniziò a guardarsi attorno.
Andai di corsa in bagno e dopo aver chiuso la porta alle mie spalle mi assicurai che la serratura fosse scattata. Non avevo intenzione di ritrovarmi in un'altra situazione come quella di capodanno o come quelle passate con Adrian.
Meglio prevenire che curare, no?
Noah
Quando Arya se ne andò in bagno, ne approfittai per guardarmi attorno. Non fraintendetemi: non volevo farmi i fatti suoi o scoprire chissà che cosa, volevo solo capirla meglio.
Sul muro sopra la scrivania c'era una specie di bacheca con delle foto dove era ritratta Arya con la sua famiglia e altre con i suoi migliori amici. Una cosa in particolare mi saltò all'occhio: il bigliettino che le avevo scritto a capodanno per incontrarla da sola, perché mi mancava da morire. Mi mancava baciarla, sfiorarla, guardarla, senza nasconderci da quella folla di persone che ci circondava.
Mi girai e mi sedetti sul bordo del suo letto, spostando la mia giacca. Afferrai un paio di fogli che erano sparsi sul suo letto. Mi resi conto all'istante che erano parti di testo che non capivo. Sembravano pagine di storie immaginarie...
Sotto alcuni di loro c'era un piccolo quaderno nero. Lo presi e lo sfogliai. Era una sorta di diario e avevo paura a leggerlo: un diario è pur sempre una cosa intima. Ma quando vidi il mio nome riportato in varie pagine, la curiosità ebbe la meglio su tutto.
Lessi finché non sentii la porta del bagno aprirsi. Arya aveva scritto di tutti i momenti che avevamo passato insieme e mi si scaldò il cuore. C'era scritta ogni sua singola emozione e veniva spesso menzionato un certo Adrian, ma non riuscivo a capire chi fosse.
Leiaveva paura di rivivere quello che aveva vissuto con lui, ma cosa?
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Due millimetri dal cuore
Romance• COMPLETA • ⚠️ RIPUBBLICAZIONE: questa storia era Whisky e Coca Cola in precedenza ⚠️ «Papà, mi racconti una favola?» «C'era una volta una principessa che viveva nel suo castello, perché aveva paura del mondo...» Due anime in armonia come una melod...