Noah
Quella sera Arya si addormentò sul mio petto e la abbracciai forte per non farla scappare. Non era successo nulla tra me e lei, ma avevo fatto un passo enorme: ero riuscito a invadere ancora di più il suo spazio vitale per pochi secondi senza spaventarla.
Si poteva considerare un successo enorme. Magari per tutti gli altri no, ma lo spazio vitale di Arya era una prigione senza nessuna via di fuga per lei e anche per chi le stava vicino.
Durante la notte mi svegliai con il peso di Arya addosso e il suo profumo di vaniglia mi entrò nelle narici appena socchiusi gli occhi. Aveva la bocca leggermente schiusa per poter respirare e una ciocca di capelli era proprio nel bel mezzo del suo splendido viso, così gliela sistemai dietro l'orecchio.
Le accarezzai le gote delicatamente e lei si svegliò all'improvviso. Si tirò su di scatto e mi guardò con il viso ancora assonnato. «Ah, sei tu, Noah» affermò, rilassandosi subito dopo. «Mi hai fatto prendere paura.»
«Scusami, ti stavo solo accarezzando la guancia» risposi, sorridendo. «Vieni qui.»
«Ma che ore sono?» chiese un po' confusa, rimanendo in quella posizione.
«È ancora presto per svegliarsi» la rassicurai, accarezzandole un braccio.
Si accoccolò vicino a me e iniziò a fare dei segni circolari sopra il mio petto. Mi diede un bacio sulla punta delle mie labbra e mise il suo viso nell'incavo del mio collo. «Ti stavo sognando» borbottò.
«Davvero?»
«Hmm...»
«E cosa stavamo facendo?»
«Mi avevi portato... al mare» bofonchiò.
«Magari un giorno ti ci porto davvero» dissi, dandole un bacio sulla fronte.
*
Mi convinsero a rimanere anche per pranzo, cosicché la neve potesse sciogliersi ancora un po', visto che era tornato a splendere il sole.
Decisero di fare la pizza e, dato che secondo tutti quanti Arya era bravissima a cucinare, lasciarono il compito proprio a lei. Ma, c'è sempre un ma in qualsiasi cosa, avevano coinvolto pure me. Era stata un'idea di Agatha quindi era ovvio che l'avesse fatto di proposito.
«Io sono il re della pizza» dissi, ridendo, quando tutti se ne erano andati in salotto.
«Immagino come tu lo sia» mi prese in giro Arya.
«Guarda che sono bravo a fare la pizza» ribattei.
«Se lo dici tu.»
«Vedremo chi ha ragione» conclusi.
Mi girai verso di lei e notai che stava cercando di prendere la farina da una mensola abbastanza alta. Mi avvicinai a lei e mi allungai per prenderla al suo posto.
Arya rimase immobile, con il braccio a mezz'aria, e poi si voltò verso di me. Si schiarì la voce e si morse il labbro inferiore.
Posai il sacchetto di farina sul bancone della cucina e le misi le mani sui fianchi. La presi in braccio e la appoggiai sul bancone vicino alla farina. Divaricò leggermente le gambe e mi avvicinai a lei, salendo con la mano lungo il suo corpo.
Percepivo il suo cuore battere all'impazzata e decisi di accarezzarle la nuca senza distogliere lo sguardo dal suo. In quel momento stava provando piacere, ma dall'altro lato era anche terrorizzata all'idea di essere in trappola.
Avevo capito che dovevo metterla alla prova più spesso, perché solo in quel modo sarebbe stata in grado di sconfiggere quella paura oscura come la notte che si portava dentro.
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Due millimetri dal cuore
Romantizm• COMPLETA • ⚠️ RIPUBBLICAZIONE: questa storia era Whisky e Coca Cola in precedenza ⚠️ «Papà, mi racconti una favola?» «C'era una volta una principessa che viveva nel suo castello, perché aveva paura del mondo...» Due anime in armonia come una melod...