Arya
«E dai, raccontami» disse ad Agatha mentre si sedeva sul divano. Stavamo guardando insieme un episodio di The Vampire Diaries e tutto d'un tratto mi comunicò che si stava frequentando con un ragazzo. «Voglio sapere tutto!» esclamai, scandendo bene le parole.
«Ti ricordi quando due settimane fa la mamma mi ha mandato a fare la spesa perché lei aveva il raffreddore?» chiese. Annuii, entusiasta di quel racconto. «Un ragazzo che lavora al supermercato mi è venuto addosso per sbaglio e sai che io non prendo mai il carrello, anche se la lista è molto lunga, quindi ho fatto un macello enorme. Lui è stato davvero gentile e mi ha aiutato. Poi quando sono uscita per tornare alla macchina mi ha rincorso per chiedermi il numero di telefono e siamo usciti un paio di volte» mi spiegò con voce e occhi sognanti.
«Hai una sua foto?» chiesi.
«Sì.»
Mi fece vedere un'immagine sullo schermo del suo telefono che ritraeva lei insieme a quel famoso ragazzo, Blake. Erano molto sorridenti e lui non stava guardando per niente la telecamera, ma il viso di mia sorella. Dai suoi occhi si vedeva che le volesse bene, nonostante si conoscessero da poche settimane, e mi si strinse il cuore nel vedere anche lei felice per la prima volta. Era un ragazzo pure molto carino: aveva gli occhi di un azzurro molto chiaro e intenso, dei capelli biondo platino (più dei miei) e delle labbra molto sottili.
Al momento l'avrei approvato, ma guai a lui se avesse spezzato il cuore ad Agatha. Si sarebbe messo contro una persona con un caratteraccio.
«E tu che mi racconti di Noah invece?» domandò Agatha cambiando completamente argomento.
Solo a sentire il suo nome mi era venuto caldo, così mi tolsi la coperta che mi ero messa sulle spalle perché si era spento il fuoco nel camino. «Non troppo bene... L'ultima volta che ci siamo visti abbiamo un po' discusso in macchina...»
«Per cosa?»
«Vuole sapere il motivo per cui ho bisogno del mio spazio vitale» comunicai e mia sorella impallidì.
«Cosa gli hai risposto?» continuò, con una faccia molto preoccupata. «Gli hai parlato di lui?»
Scossi la testa, spalancando gli occhi. «Ma sei pazza? Non glielo dirò mai, nemmeno se fosse così evidente. Non ho proprio intenzione di parlare di lui a una persona come Noah.»
«Secondo me invece dovresti farlo. Magari non così, da un secondo all'altro come fa lui, ma quando tira fuori l'argomento, prova ad aprirti...» mi consigliò.
«Noah non capirebbe...» le feci notare. Era tanto se mi avessero creduto in tribunale con le prove che incriminavano Adrian.
Noah non avrebbe mai capito quello che lui mi aveva fatto, anche perché non l'aveva mai visto in faccia.
Il solo ricordo mi fece venire i brividi in tutto il corpo.
«Dagli una possibilità, Arya, lo dico per il tuo bene. Non puoi pensare per sempre che tutti gli uomini ti vogliano fare quello che ti ha fatto Adrian. Lui è malato, non è stabile mentalmente, lo sai anche tu...»
All'improvviso sentimmo bussare alla porta e ci guardammo negli occhi. Agatha mi osservava con un sorrisetto molto furbo e lì capii che ne avesse fatta una delle sue. «Cosa hai combinato questa volta?» chiesi, alzando un sopracciglio per analizzarla, e mi diressi verso la finestra.
«Niente di che...» rimase molto vaga.
Dalla finestra si intravedeva una macchina bianca e, mettendo un secondo a fuoco l'immagine, capii immediatamente chi fosse il proprietario: Noah.
«Io non gli apro per nessuna ragione al mondo» puntualizzai.
«Perché?» chiese, alzandosi e venendo verso di me. «Secondo te perché è venuto fin qui? Per vedere me?»
«Potrebbe anche essere...» dissi, spalancando gli occhi.
«No, Arya, lui viene qui solo per te. Quando lo capirai?» Non risposi. «Vado ad aprirgli la porta.»
«No. No. No» affermai, in preda al panico. «Nessuno di noi aprirà quella maledetta porta. Facciamo finta che non ci sia nessuno» tentai di convincerla.
Agatha fece il contrario di ciò che le dissi: corse davanti alla porta e la aprì come se fosse in un teatro, mentre io andai a nascondermi dietro la tenda per non farmi vedere.
Sono diventati tutti completamente pazzi ultimamente? Mia madre era d'accordo su qualunque cosa ci fosse tra me e Noah, Agatha mi organizzava gli agguati insieme a lui e tutti ne erano così entusiasti, tranne me.
Agatha si schiarì la voce e io mi rannicchiai nel tessuto bianco avorio delle tende. Non se ne parlava proprio di uscire dal mio nascondiglio, anche se si capiva perfettamente dove mi trovavo, visto che i miei piedi spuntavano da sotto.
«Non c'è Arya?» La voce di Noah risultava distante, ma poi, sentendo il mio nome, sembrava molto più vicina, come se si stesse avvicinando alla mia figura.
«Si è nascosta dietro le tende» rispose Agatha e le mandai le peggiori maledizioni. Se un giorno verrà Blake a casa nostra e lei si nasconderà, non crederà di certo che starò al suo gioco!
Uscii allo scoperto e le tirai un'occhiataccia che si sarebbe ricordata per parecchio tempo.
Noah
Mi stavo trattenendo tantissimo dal ridere. Arya si era nascosta dentro una tenda per non vedermi e forse sarei dovuto rimanere deluso dal suo comportamento, ma mi faceva solo ridere. In fondo era lei che rendeva la situazione divertente, come tutte le altre volte.
Agatha disse ad alta voce dove fosse il suo nascondiglio e io mi avvicinai furtivamente, come facevano i gatti.
Arya mi tirò il tessuto in faccia e si scontrò con il mio corpo. Spalancò gli occhi e tirò un'occhiataccia alle mie spalle.
«Vado a chiamare mamma e papà» disse Agatha, lasciandoci da soli.
Arya non sapeva nulla di quello che stava per succedere e c'era voluto mezzo secolo per convincere i suoi genitori a darmi il permesso di fare quella pazzia, se così vogliamo chiamarla.
«Se le dovesse succedere qualcosa, la responsabilità sarà tutta tua. A te il rischio e il pericolo» mi aveva informato sua madre prima che accettasse definitivamente.
Sarebbe stata un'altra occasione per dimostrare a tutti loro, in particolare Arya, che si sarebbero potuti fidare di me. Non li avrei delusi, mi ero promesso.
«Ciao, Principessa» la salutai, prendendola per la vita alla sprovvista per avvicinarla ancora di più a me. «Bello come nascondiglio la tenda, peccato che ti si vedessero i piedi» la presi in giro, cercando di non ridere.
«Non mi stavo nascondendo» mentì.
«E allora cosa stavi facendo?»
«S-stavo... guardando se... se c'erano delle mosche sulla tenda...»
«Delle mosche?» continuai, ma il suo racconto metteva davvero a dura prova la mia risata.
«Sì, be', a volte ci finiscono dentro...»
La lasciai andare sentendo che tutti quanti cistavano raggiungendo in salotto e mi avvicinai con il viso al suo orecchio.«Non sei brava a dire le bugie, Principessa» sussurrai sul suo lobo e la vidiirrigidirsi e spalancare gli occhi.
STAI LEGGENDO
Due millimetri dal cuore
Romance• COMPLETA • ⚠️ RIPUBBLICAZIONE: questa storia era Whisky e Coca Cola in precedenza ⚠️ «Papà, mi racconti una favola?» «C'era una volta una principessa che viveva nel suo castello, perché aveva paura del mondo...» Due anime in armonia come una melod...