Capitolo 33 (parte due)

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Arya

Non sapevo nuotare e quello era un problema enorme. Avrei dovuto fidarmi di lui ciecamente altrimenti sarei annegata e lui nemmeno lo sapeva. Glielo avevo confessato durante la seconda guida, quando stavo troppo attaccata al ciglio della strada. Tutti avevano imparato a nuotare da piccoli, ma io non ho mai voluto fare dei corsi di nuoto, proprio non mi piacevano e la piscina piena d'acqua mi ha sempre fatto paura, quindi figuriamoci il mare.

Mi prese la mano e non mi azzardai nemmeno a dire che forse era meglio togliersi i vestiti, perché poi sarebbero stati zuppi d'acqua. Non ero così pazza da voler rimanere in mutande e reggiseno davanti a lui e soprattutto nel bel mezzo del nulla. Avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa, proprio come aveva fatto Adrian.

Noah mi prese per mano e gli chiesi di rallentare nella corsa, perché non riuscivo a stare al suo passo. Mi prese in braccio, come se fossi una bambina piccola, e dovetti circondargli le sue enormi spalle con le braccia per non cadere a terra, anche se ero certa al novantanove virgola novantanove per cento che avrebbe rischiato la vita pur non di non farmi cadere.

Si tuffò in acqua con me ancora attaccata al suo collo e senza un minimo di preavviso.

Sott'acqua si annebbiò immediatamente la vista e mi concentrai sul contatto fisico che avevo ancora con lui. Se lo avessi lasciato andare, sarei morta affogata tra le onde leggere che regnavano in mare in quel momento, anche se quella parte non era per niente profonda.

Ma la vera domanda era un'altra: lui mi avrebbe salvata?

Noah mollò la sua stretta per tornare in superficie e farmi fare la stessa cosa, ma io iniziai a ingerire piccoli sorsi d'acqua. Non sapevo come uscire dal mare in burrasca, che in realtà era solo nella mia testa.

Mi afferrò la mano e se le mise al collo come un momento prima. Mi tenne la vita con entrambi i palmi e finalmente sentii l'ossigeno arrivare ai polmoni, non più acqua salata. Respirai affannosamente e mi strinsi a lui per lo spavento che avevo appena preso.

Mi sentivo zuppa, fradicia d'acqua in ogni poro del mio corpo, ma dall'altro mi sentivo anche viva.

Avevo appena fatto una pazzia.

Avevo sfidato la sorte.

Avevo battuto una delle mie paure più grandi.

E, soprattutto, non avevo perso il controllo.

«Ora prova a camminare, qui il fondale è basso.» disse, aiutandomi a muovermi nell'acqua tiepida, perché ero letteralmente paralizzata dalla paura. «Potevi dirmi che non sapevi nuotare, non ti avrei mai lasciata andare.» Non aveva alzato la voce e non si era nemmeno arrabbiato con me e quello lo apprezzai. Adrian quando non facevo le cose come voleva lui faceva tutto l'opposto: mi urlava in faccia e mi stringeva in una presa molto forte.

«S-scusami» sussurrai a un soffio dalle sue labbra. Mi accarezzò i capelli e io mi strinsi più forte a lui per non cadere. Le gambe mi tremavano, ma non per la paura. No, era l'effetto della sua vicinanza.

«Hai freddo?» chiese. Scossi la testa. «Allora perché stai tremando come una foglia?»

«Oh... Ehm...» presi tempo. Pensa, Arya. Pensa.

«La risposta è molto semplice: sì o no...» mi fece notare.

Feci l'unica cosa che mi avrebbe permesso di non avere più mille domande a cui rispondere. Lo baciai. Le sue labbra erano salate per colpa dell'acqua del mare, ma il loro sapore era sempre lo stesso.

Non seppi quanto tempo passò, sembrò un'eternità. Mi ritrovai sulla sabbia e quella specie di magia che si era creata tra di noi sparì, ma non completamente.

Due millimetri dal cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora