Noah
Dopo una lunghissima giornata di lavoro finalmente torno a casa da mio figlio. Parcheggio la macchina in garage e salgo le scale frettolosamente. Mi chiudo la porta a chiave alle mie spalle e chiamo per nome mio figlio Henry.
Lo vedo corrermi incontro scivolando sulle sue calze con i dinosauri sopra e lo afferro prima che possa cadere a terra. «Ciao, scimmietta.»
«Papà, ma tu lo sai che oggi sono stato bravissimo all'asilo?» mi chiede entusiasta dell'accaduto, dopo essermi saltato in braccio.
«Davvero? Mi racconti cosa hai fatto di bello?»
Nel frattempo mia moglie arriva in salotto e mi sorride. È sempre così contenta di vedere me e mio figlio in questi momenti.
«Ho giocato con i miei amici sullo scivolo e abbiamo fatto una gara di corsa e ho vinto! Per pranzo ci hanno portato il minestrone. Bleah! Però sono stato bravissimo e l'ho mangiato tutto come mi hai insegnato tu, perché le verdure fanno bene alla salute.» mi spiega gesticolando con le mani.
«Wow! Ma allora ti meriti una medaglia. Hai deliziato solo il minestrone o anche qualcos'altro?»
«Ho assaggiato i diavoletti di Bruxelles insieme allo speck» continua, toccandosi le guance per farmi vedere quanto erano buoni. Scoppio a ridere a crepapelle e mia moglie fece lo stesso. «Come mai stai ridendo?»
«Si dice cavoletti di Bruxelles, i diavoletti di Bruxelles non esistono!» esclamo con le lacrime che mi rigano le guance a forza di ridere.
«Ah» sospira.
«Che ne dici se andiamo a cenare adesso? Il papà sta morendo di fame, ma puoi raccontarmi tutto quello che vuoi.»
Ceniamo tutti insieme e ognuno di noi racconta com'è andata la giornata agli altri. Adoro questi momenti e stringo la mano di mia moglie nella mia. Henry mi chiede se posso portarlo a letto e accetto volentieri. Percorriamo il corridoio, apro la porta della sua cameretta piena di stelle e lo adagio sul letto. Si distende e poi gli rimbocco le coperte calde.
«Mi racconti una favola?» domanda, facendo i suoi soliti occhioni dolci.
«D'accordo. Quale vuoi che ti racconti?»
«La solita» annuncia.
«Ancora? Ma se ormai la sai a memoria» dico, abbozzando un sorriso.
«Sì, voglio che mi racconti sempre quella storia. Neanche all'asilo mi raccontano delle storie così belle. Vuoi venire a insegnarla ai miei amici?»
Henry nonostante abbia cinque anni vuole sempre e solo ascoltare quella storia. Non si stanca mai di sentirla e io, di certo, non mi annoio mai a raccontarla. Io e mia moglie avevamo provato a raccontargli altre favole come Biancaneve, Cenerentola o Peter Pan, ma con scarsissimi risultato perché per lui esisteva soltanto questa grandissima storia d'amore.
Quindi comincio: «c'era una volta una principessa che viveva nel suo castello, perché aveva paura del mondo...»
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Due millimetri dal cuore
Romance• COMPLETA • ⚠️ RIPUBBLICAZIONE: questa storia era Whisky e Coca Cola in precedenza ⚠️ «Papà, mi racconti una favola?» «C'era una volta una principessa che viveva nel suo castello, perché aveva paura del mondo...» Due anime in armonia come una melod...