Arya
Ci sono dichiarazioni che spezzano qualcosa dentro di noi.
Ed è inevitabile, perché non ci sono rotture indolori.
Alcune di queste provocano pezzi abbastanza grandi e quello che aveva appena detto Noah aveva rotto ogni singola parete attorno al mio cuore.
Da fuori non si noterà mai quello che si era spezzato quella sera, solo io ero in grado di capire il dolore che provavo dentro.
Lo lasciai andare e mi allontanai ancora di più da lui.
Cosa voleva dire che aveva salvato la vita a mia sorella? Cosa le era successo?
Quindi lui non l'aveva rapita.
Io le ho salvato la vita, quella frase continuava a rimbombare nella mia mente.
Con le lacrime agli occhi intravidi Noah alzarsi da terra e venirmi incontro. «Tua sorella è in ospedale, è per questo motivo che non vi risponde.»
«C-come... fai a saperlo?» chiesi con la voce rotta dal dolore. Era pur sempre mia sorella anche se litigavamo spesso. Ci dicevamo brutte parole, ma ci volevamo bene lo stesso.
«Due notti fa ho fatto il turno in ambulanza e un ragazzo che non ha voluto lasciarci il suo nome ci ha detto che c'era una ragazza priva di sensi vicino alla statale. Quando siamo arrivati abbiamo capito subito che... avesse assunto una piccola dose di droga e il suo corpo, non essendo abituato a quella sostanza, l'ha fatta svenire. Abbiamo cercato di contattare i suoi familiari, ma non aveva né documenti né telefono. Dovrebbe essere fuori pericolo, ti posso portare da lei. Non è orario di visita, ma visto che sono dell'ambiente ci faranno passare»
Mia sorella aveva assunto della droga? Ma cosa diamine stava facendo quella ragazza? Questa non è per niente mia sorella e vi posso assicurare che appena la vedo se ne sentirà quattro, e non solo.
Dovevo risolvere quel casino da sola perché mia madre non avrebbe mai dovuto scoprirlo, altrimenti l'avrebbe cacciata dalla nostra vita definitivamente.
Noah si avvicinò a me e mi asciugò le lacrime che mi rigavano il viso. «Shhh, non piangere. Ora ti porto da tua sorella, ma mi devi promettere una cosa: non piangerai. Non conosco Agatha, ma credo che vedere piangere le persone che le vogliono bene veramente non la aiuterebbe. Puoi piangere finché andiamo in ospedale, ma dopo non lo devi fare.» Scossi la testa e feci una strana smorfia, continuando a piangere. «Guardami.» Mi alzò il mento e mi circondò le spalle. Le sue braccia erano delicate, non come quelle di Adrian. «Fidati di me, ti prego.»
«Io non mi fido di nessuno» puntualizzai.
«Questo l'avevo già notato e mi dispiace. Devi imparare a distinguere le persone che vogliono aiutarti veramente e quelle che invece se ne approfitteranno e basta. Lo so che non ti fidi di me, d'altronde non mi conosci, ma se così fosse la settimana scorsa non saresti rimasta a casa mia...»
«Non posso fidarmi di te» ammisi.
Non potevo.
Non potevo aprire le porte del mio cuore, perché lui poi lo avrebbe fatto a pezzi.
Mi sarei odiata ancora di più se gli avessi permesso di abbassare le mie barriere protettive.
«Non credo tu abbia molte scelte in questo momento. Lascia che ti porti da tua sorella e sistemiamo le cose.»
Il plurale.
Lui aveva usato il plurale come faceva Cassie.
*
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Due millimetri dal cuore
Romance• COMPLETA • ⚠️ RIPUBBLICAZIONE: questa storia era Whisky e Coca Cola in precedenza ⚠️ «Papà, mi racconti una favola?» «C'era una volta una principessa che viveva nel suo castello, perché aveva paura del mondo...» Due anime in armonia come una melod...