Capitolo 2.

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Quella giornata, credo sia stata la peggiore, che abbia mai vissuto.
Voglio dire, si sono stata persa in giro per o brufili, mi chiamavano peppia ma ero piccola e potevo rifugiarmi nella mia famiglia, potevo farmi difendere da mamma o da papà e in casi estremi dai miei fratelli.
Loro mi vogliono bene, mi appoggiano sempre, quasi, a volte mi demoralizzano.
Le ore a scuola sembravano non passare più e io sentivo sempre di più un vuoto in me, e fissavo un punto inesistente della classe.

"Chiara, stai bene?" Chiese Giulia, la mia migliore amica.
È una ragazza, eccezionale ha trovato in me i pregi che nessuno vede, e mi sostiene, SEMPRE e COMUNQUE.
È perfetta, è alta, magre ha delle belle curve ed è proporzionata.
Sono invidiosa di lei e tutte le mie amiche che si lamentano della "ciccia che ho sulle gambe!" o "devo dimagrire".
Loro sono già accettate, ma non si accettano. Io non mi accetto e non vengo accettata.
La guardo con un debole sorriso scuotendo la testa.
La guardo e cerco di trattenere le lacrime, che di nuovo sul punto di uscire.
Le racconto la storia.
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Una volta terminata la giornata scolastica, vado a casa, digiuno, mi dedico ai compiti e a leggere le storie di wattpad; mi piace perché hanno un senso e a volte sono cose assurde che fanno crescere in te la speranza.
Mi rallegro e inzio ad ascoltare la musica, mi apparto da questo mondo crudele ascoltando J-Ax.
Lo ammiro, lui, ha davvero qualcosa da raccontare ha avuto esperienze belle e brutte, giuste e sbagliate e me le trasmette nella musica.
Sto facendo matematica quando il cellulare inizia a vibrare interrompendo la canzone che stavo ascoltando.
È mia mamma.
"Pronto mamma!"
"Ciao, Chiara, oggi ci sono i colloqui, papà ti passa a prendere poi fai la fila e quando arrivo alla stazione papà viene a prendermi".
"Ya, ok, papà lo sa o lo avviso? "
"Diglelo, tu, ciao piccola!!"
Attacco e digito il numero di mio padre.
Dopo tre squilli risponde.
"Pronto?"
"Papà, devi venirmi a prendere, che ci sono i colloqui".
"Ok arrivo!".
Scendo le scale e mi dirigo verso la fine della mia via per fare il più in fretta possibile; siamo già in ritardo.
Vedo una 16 nera e, salgo in macchina.
Spiego l'idae di mia mamma a mio papà e arriviamo a scuola.
Tengo la fila per parlare con la prof di Matematica, Musica e Lettere.
"Chiara, mamma mi ha mandato un messaggio, devo andarla a prendere"
Gli faccio, un cenno con la testa.
Passano una decina di minuti e vedo mamma arrivare.
"Ciau, mami!!"
"Ciao, Hija".
Le sorrido e le spiego per chi ho fatto la coda.
Vado verso, mio padre.
"Io parlo, con Arte e Tecnologia."
"Ok...".
Sono preoccupata tutto il casino di oggi si è svolto nell'ora di Arte.
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Siamo in fila per parlare con la prof di Inglese, e i miei mi stanno torturando.
"Dai, dimmi perché hai pianto?"
"Niente mamma..."
"Tanto vengo a sapere tutto io".
La guardo e le faccio capire che glielo dirò dopo.
Siamo in macchina silenziosi. Io non voglio parlare e voglio si dimentichino di chiedermi qualunque cosa.
Ma la fortuna non è dalla mia parte.
"Dai, vieni e raccontami".
Andiamo in sala e inizio a piangere e raccontare nello stesso momento.
Una volta finito, mia mamma inizia ad urlare... dandomi torto e ragione. Io non capisco più niente, ho male al petto e piango solo.
"Domani risolvi, tutto o lo fai te o lo faccio io e vado dalle preside".
Urlo anch'io e mi oppongo.
"No, per favore, non fare niente, va bene così, poi dicono che sono una pecora smarrita che va sempre dai genitori."
Mi guarda con le lascrime che rigano il suo volto e sento un nodo in gola, più di quanti già ne senta.
"Allora, fai quello che vuoi".

Esce dalla sala, lasciandomi da sola con i singhiozzi che riecheggiano nella sala.
Vado in bagno mi guardo, notando tutte le imperfezioni, e capendo il perché di tutto questo, Io sono sbagliata, e piangendo, guardandomi allo specchio chiedo scusa mentalmente.
Perndo il cellulare guardo, l'ora sono le 21:00.
Digiuno.
"Buonanotte, mamma"
"Ciao".
Vado in camera, mi metto sotto le coperte e inizio a pengere e pensare. Non ho mai pianto così tanto.

You are a perfect girl (for me)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora