Il camerino

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Il centro commerciale quella mattina sembrava essere più affollato del solito, ma la cosa non sembrò preoccupare Erika e Alessia, intenzionate a fare un po' di shopping insieme. Alla più grande serviva un nuovo paio di pantaloni, mentre l'altra voleva vedere i nuovi arrivi e immaginarli combinati insieme.
Camminarono mano nella mano verso uno dei primi negozi, dal nome un po' buffo, e si separarono per osservarsi intorno nella speranza di poter vedere qualcosa che avrebbe attirato la loro attenzione. La mora si fermò davanti ad un tavolo pieno di felpe e non poté fare a meno di immaginare come sarebbero state indosso alla moglie, sorridendo nel vederla camminare lievemente spaesata; non entrava mai in quel negozio.
"Ti sei persa?"
Ridacchiò alle sue spalle, invitandola a girarsi. Alessia sorrise, grattandosi il retro del collo, ed annuì impercettibilmente alla domanda. La più giovane le si avvicinò e si mise sulle punte per poterle lasciare un bacio sulla guancia, prendendola nuovamente per mano e dirigendosi verso il reparto dove erano esposti tutti i tipi di pantaloni.
Una commessa si fece avanti non appena la loro presenza venne percepita dal suo raggio visivo e le accolse sorridente.
"Benvenute. Avete bisogno di aiuto?"
"Sto cercando dei jeans."
"Che modello?"
Alessia pensò attentamente alla risposta da darle, cercando di essere il più specifica possibile, e dopo aver seguito la ragazza, ricevette un numero spropositato di pantaloni da provare.
"I camerini sono lì in fondo. Se ha bisogno di aiuto non esiti a chiamarmi."
Erika le lanciò un'occhiataccia di quelle veramente minacciose, ma la commessa non sembrò essersene accorta, anzi, non la stava minimamente calcolando.
Si recarono ai camerini e posarono con cura i vari capi sullo sgabello posto lì appositamente, poi Erika chiuse la tenda ed attese con pazienza un riscontro dalla moglie.
"Come procede lì dentro?"
La commessa che prima aveva osato interagire con la sua donna si presentò nuovamente, con quel suo sorriso che portava la ragazza dagli occhi nocciola a volerla spiaccicare al muro senza pietà, e rimase ad attendere una risposta da parte della corvina.
"Sono un po' stretti. Posso avere la taglia più grande?"
"Certo, torno subito."
Erika alzò un sopracciglio e si affacciò all'interno del camerino, osservando come le gambe della moglie fossero perfettamente fasciate dai jeans che stava provando, arrivando a contornare alla perfezione i glutei tonici.
"Amore, qual è il problema? Ti stanno benissimo."
Alessia girò il capo verso la più piccola e sorrise imbarazzata, ricordandosi solo in quel momento di aver dimenticato di specificare il tipo esatto di jeans. Si girò completamente dopo essersi accertata che nessuno potesse sbirciare da dietro la tenda.
"Sono stretti davanti."
Erika ridacchiò come se avesse appena ascoltato una bella barzelletta, abbassando lo sguardo per qualche secondo, per poi rialzarlo verso il volto imbronciato della più grande.
"Alessietto è troppo grande. Dovevi prendere quelli maschili."
"Ho dimenticato di specificarlo. Nel negozio dove vado di solito lo sanno già."
"Signorina, mi scusi, non può stare nel camerino. La prego di allontanarsi."
La commessa di prima fece sentire nuovamente la sua voce stridula, avvicinandosi con la taglia più grande di pantaloni. Erika sbuffò infastidita e chiuse nuovamente la tenda, permettendo così alla moglie di togliere quei pantaloni che facevano soffrire la sua zona intima.
"Questo modello non va bene. Ci può portare qualche modello maschile?"
"Perché una bella ragazza dovrebbe nascondersi dentro dei pantaloni maschili?"
La mora prese un respiro profondo per cercare di mantenere sotto controllo la sua gelosia, mischiata all'irritazione, e cercò di convincerla a portare quei dannati jeans, riuscendo nell'impresa dopo pochi minuti. Non appena la ragazza si allontanò, Erika si intrufolò di soppiatto dentro il camerino, osservando da dietro la tenda i movimenti della tizia.
"Bene. Quella puttana è occupata con altri clienti."
"Si può sapere che-"
Alessia non fu in grado di terminare la frase perché le sue labbra vennero catturate avidamente da quelle della moglie che, nel frattempo, si affrettò a posarle le mani delicate sul collo. La spinse piano verso lo sgabello, invitandola a sedersi, per poi utilizzare le sue gambe come sedia. Quando una delle mani scese temeraria verso i boxer, Alessia iniziò ad impanicarsi e non perse tempo a bloccarle il movimento, separandosi dal bacio che stava diventando quasi soffocante.
"Ma che ti è preso?"
Erika sorrise perversamente, legando il suo sguardo a quello della più grande.
"Tu sei mia."
"Sì, lo so."
"Alessietto è mio."
"So anche questo."
Ridacchiò divertita Alessia nel vedere quanto fosse gelosa la compagna e si affrettò ad abbracciarla protettiva, stringendola quanto basta per farle sentire in pieno la sua presenza.
"Sono tutta tua, nessuno mi avrà oltre te. Beh...te e i ragazzi."
Quando uscirono dal camerino, la commessa che aveva portato loro i capi le osservò con occhi da vipera, ancheggiando aggressivamente a braccia conserte verso le due.
"Mi scusi, le avevo detto di non entrare nel camerino."
Erika sorrise, si aggrappò al braccio della compagna che nel frattempo stava osservando il tutto divertita e commentò:
"Ma tu guarda cosa si deve fare al giorno d'oggi per una buona scopata in santa pace."
Dopodiché guardò con disprezzo la ragazza dall'alto al basso e, senza aggiungere un'altra parola, proseguì verso l'uscita cercando di non scoppiare a ridere, mentre Alessia la seguì con le lacrime agli occhi dal troppo divertimento nel vedere come la commessa si affrettò a prendere detersivo e straccio per poi correre nel camerino.

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