Lo zampino di Andrea

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Dopo una lunga e stressante settimana, finalmente arrivò il sabato e, come da tradizione, tutto il gruppo si riunì in uno dei loro locali preferiti. Questa volta toccò a Matilde scegliere e decise di optare per un ristorantino davvero niente male; elegante ma non troppo.
I primi ad arrivare furono proprio Matilde e Marco, seguiti dalla coppia più peperina del gruppo, Andrea e Brad.
Le ultime a presentarsi all'appuntamento furono Erika e Alessia, con in braccio la piccola Hope. Non appena la bambina vide gli altri presenti, si dimenò tra le braccia della madre e dopo essere stata messa giù si fiondò tra quelle di coloro che rappresentavano la sua famiglia.
"Zia Andea! Zio Bed!"
"Hey, scricciolo."
La salutò Andrea, abbassandosi alla sua altezza e spalancando le braccia, pronta a ricevere la piccola furia che stava correndo verso di lei. Brad non riuscì a contenere una risatina divertita, seguendo poco dopo le gesta di sua moglie e prendendo in braccio la nipote.
"Come stai, piccola peste?"
"Bene."
Sorrise la piccola, stringendo con le manine la camicia dello zio.
Marco si avvicinò con Matilde sottobraccio e alzò un sopracciglio fintamente infastidito.
"E a noi niente?"
Hope ridacchiò ed allungò le braccia in direzione dei due per farsi prendere in braccio. Erika osservò la scena divertita e strinse la mano di Alessia mentre si incamminarono insieme agli altri verso l'interno del locale.
Non appena entrarono, notarono subito un cameriere con una scheda fra le mani avvicinarsi a loro con un ampio sorriso.
"Salve, avete prenotato?"
"Sì."
Risposero tutti in coro. Il cameriere annuì e, dopo aver chiesto il cognome col quale era stata fatta la prenotazione, li scortò tutti al tavolo. Andrea osservò il fondoschiena del ragazzo mentre si allontanava e sussurrò un qualcosa di non ben definito all'orecchio del marito, il quale non perse tempo a ridere di gusto. Alessia osservò lievemente confusa quella scena, ma dopo poco fece spallucce, prese il bavaglino dallo zainetto che si portavano sempre dietro e lo mise delicatamente intorno al collo della figlia che nel frattempo aveva rubato il telefono dell'altra mamma e ci stava giocando tranquillamente. Brad osservò la scena ammaliato, posò i gomiti sul tavolo e sorresse il capo con i palmi delle mani, per poi sorridere.
"Allora? È così tremendo come ti aspettavi?"
Chiese rivolto alla sorella. Alessia rise alla domanda e negò col capo, rivolgendo poi la sua attenzione al fratello.
"Non nego che all'inizio sia estenuante, però non cambierei niente."
Erika sorrise e le posò una mano sul ginocchio, attirando la sua attenzione, per poi baciarla senza preavviso davanti ai presenti.
"Che chifo."
Commentò la piccola Hope, facendo ridere tutti.
Matilde ammirò la piccola con occhi luminosi, osservando poi Marco che fu lesto a negare col capo.
"Sapete..."
Riprese la parola Brad, gonfiando il petto in maniera orgogliosa e avvolgendo un braccio intorno alle spalle della moglie che stava bevendo tranquillamente un bicchiere d'acqua.
"Anche noi abbiamo intenzione di farne uno."
Andrea si soffocò con il sorso che stava ingoiando ed osservò sconvolta il marito.
"Che cosa?!? Hai sbattuto la testa?!?"
Erika non riuscì a contenere una fragorosa risata che fece girare qualche consumatore seduto pochi tavoli più in là. Brad fece spallucce e sorrise.
"Andiamo. Non lo vorresti un piccolo scricciolo malefico in giro per casa?"
"Se lo partorisci tu mi sta bene."
"Ma non posso."
"Ok, ragazzi, adesso calmatevi."
Si intromise Marco, estremamente divertito dalla conversazione che stavano portando avanti i due.
Le risate vennero fermate dall'arrivo della cameriera che si presentò per prendere i loro ordini con un sorriso in volto.
"Mi scusi, qual è il piatto del giorno?"
Chiese Matilde con garbo, osservando il menù con estremo interesse. La ragazza in piedi accanto al tavolo rifletté un attimo sulla domanda per poi rispondere.
"È l'aragosta in salsa di gambero."
Il solo sentir pronunciare il nome di quel piatto fece venire l'acquolina in bocca ad Andrea.
"Prendo questo."
Annunciò dopo essersi asciugata le labbra. Il resto dei presenti, tentato da quella prelibatezza, decise di seguire Andrea e presero tutti lo stesso piatto, mentre per Hope venne ordinata una cotoletta con patatine.
"Da bere che vi porto?"
Brad si osservò intorno e legò lo sguardo con ognuno dei suoi amici.
"Vi va bene il vino?"
Gli altri annuirono con entusiasmo, riferendo alla cameriera di portare un buon vino rosso.
Non appena la ragazza se ne andò, Erika tirò una gomitata sul fianco di Alessia e la osservò accigliata.
"Che ho fatto?"
"Le stavi guardando il seno."
Alessia sbuffò lievemente infastidita da quella scenata di gelosia, circondata dalle risate degli altri.
"Stavo solo guardando. Non posso nemmeno guardare?"
"No!"
Ammise la sua ragazza con decisione, lasciandole un'altra gomitata nello stesso punto. Hope osservò le sue madri preoccupata e si avvicinò alla più grande.
"Mami, tai bene?"
Alessia le accarezzò la testolina e le lasciò un bacio delicato sulla fronte.
"Sì, sì. È solo che tua madre è una gran str-"
"Alessia!!"
La bloccò la diretta interessata, che non perse tempo a schiacciarle un piede.
"Ma che cazzo, Erika!"
Si lamentò la corvina, allontanandosi di poco dalla sua serial killer. Brad, Andrea e Marco non persero tempo a ridere divertiti dalla scena, mentre Matilde si affrettò a coprire le orecchie della bambina.
"Vedo che le cose non sono cambiate. Gelosa come sempre."
Affermò Marco, battendo poi il cinque con Brad, che nel frattempo si era seduto sulle gambe di Andrea per poter raggiungere meglio il palmo del suo amico.
Erika si girò furiosamente nella loro direzione e li fulminò con lo sguardo.
"Non sono gelosa."
Controbattè poco prima di vedere arrivare nuovamente la cameriera. Alessia abbassò immediatamente il capo, ritrovandosi ad ammirare i ricami della tovaglia che copriva il tavolo, mentre la sua ragazza sorrise tranquillamente ed afferrò i piatti che le venivano passati dalla giovane impiegata, osservando come se ne andò tranquillamente.
"Tu però puoi guardarla."
Si lamentò la più grande nel notare quella scena. Erika si girò nella sua direzione e fece spallucce.
"Certo. È per questo che ho gli occhi."
Alessia rimase senza parole, non riuscendo a credere alle sue orecchie. Si massaggiò una tempia e tornò a concentrarsi sulla figlia nel tentativo di non portare avanti un teatrino infinitamente stupido.
Andrea afferrò la bottiglia di vino, la aprì ed iniziò a versarla ai presenti, saltando Matilde che era astemia ed arrivando per ultima da Alessia, la quale la osservava con sospetto. La migliore amica della ragazza della corvina fece spallucce e tornò a dialogare tranquillamente con suo marito, osservando di tanto in tanto le due con la coda dell'occhio.
Bevvero tranquillamente l'intera bottiglia e ne ordinarono altre due per mantenere vivi gli animi, come era solito dire Marco. Al quarto bicchiere di vino, Erika decise che era meglio fermare la sua ragazza, così, prima che potessero riempire nuovamente il vetro, vi mise una mano sopra per coprirlo e lo spostò dalla visuale di Alessia, che nel frattempo le aveva avvolto le spalle con un braccio e si era avvicinata a lei per cercare di prendere il bicchiere.
"Ridammelo."
"Per oggi hai bevuto abbastanza. Non ho intenzione di farti ubriacare."
Annunciò decisa la più piccola, corrucciando le sopracciglia.
"Non sono ubriaca."
"Ed è meglio se le cose rimangono così."
Alessia si accasciò rassegnata allo schienale del divanetto circolare nel quale erano seduti e lanciò un'occhiataccia al fratello che non perse tempo a ridere di gusto.
"Come è stata questa settimana?"
Chiese poi Matilde dopo un attimo di silenzio generale. Brad sorrise con fierezza e spiegò come la sua attività stesse fruttando parecchio. Aveva deciso di aprire un suo night club, ma dirigere l'intera baracca gli era risultato parecchio complesso e per risolvere il problema si fece aiutare dalla moglie che, a quanto pare, era bravissima a fare affari. Andrea non perse tempo a spiegare le varie innovazioni che inventarono in camera da letto, venendo interrotta e censurata svariate volte dalla sua migliore amica, la quale non vedeva l'ora di tornare a casa e stendersi a letto per lasciarsi cullare da Morfeo.
Marco raccontò ai suoi amici di come avesse cercato di riparare un vecchio computer, ritrovandosi solo con una miriade di fili tra le mani, riuscendo così ad estrapolare delle risate allegre ai presenti. Hope, con la sua piccola vocina, si sporse verso gli zii e raccontò loro ogni singolo gioco che aveva fatto in quella settimana ed annunciò il suo preferito, il quale consisteva in una lotta epica tra fate e draghi; lei, ovviamente, era la fata mentre le sue mamme erano i draghi.
Andrea si stava divertendo da matti a sentire tutte le avventure narrate dalla bambina, ma si divertiva ancora di più nell'osservare con la coda dell'occhio la ragazza della sua migliore amica avvicinarsi un po' troppo ad Erika, avvolgendola con le braccia in maniera quasi possessiva e sussurrandole smancerie all'orecchio, permettendo al suo naso di scorrere lungo il collo della più giovane. Sogghignò soddisfatta quando percepì l'imbarazzo della più piccola, per poi tornare a concentrarsi completamente sulla nipote, distesa sulle gambe di Matilde e Marco.
Brad si accorse del comportamento mutato di sua sorella e capì immediatamente quale fu la causa, poiché egli stesso si trovò più volte vittima di quello spiacevole scherzo.
"Ale, come va in azienda?"
Le chiese, cercando di distrarla dai suoi pensieri più profondi, riuscendo in parte ad ottenere la sua attenzione. Alessia si girò nella sua direzione e fece spallucce.
"Noioso come sempre."
Rispose tranquillamente, continuando a stringere Erika tra le sue braccia che, nel frattempo, si guardava intorno lievemente arrossata in volto.
"E il grande boss che dice?"
"Strano come sempre. Chi lo capisce è bravo."
Ridacchiò poi, girandosi nuovamente verso Erika e rubandole un bacio inaspettato sulle labbra soffici. La più piccola avrebbe voluto approfondire quel delicato momento, ma sapeva che se l'avesse fatto avrebbe superato un punto di non ritorno che in quel momento per Alessia era parecchio difficile non attraversare. Anche lei, come il fratello della sua ragazza, aveva capito cos'era successo e si affrettò a lanciare un'occhiata minacciosa alla sua migliore amica che, in risposta, sghignazzò divertita.
Alessia si avvicinò maggiormente a lei ed inspirò a fondo il suo profumo, per poi baciarle una guancia e posare la mano libera sulla sua coscia.
"Sei bellissima."
Sussurrò al suo orecchio in modo che solo lei potesse sentirla. Erika sorrise al complimento, ma non si scompose più di tanto. Girò di poco il capo verso la sua ragazza e, non appena lo fece, si scontrò con le labbra della più grande che bramavano il suo sapore.
"Al, cerca di controllarti. C'è Hope."
Alessia si concentrò per un attimo sulla figlia, sorridendo nel vederla così felice nel raccontare le sue avventure agli altri, tornando poi a sussurrare vicino all'orecchio di Erika.
"Ho come la sensazione che sia colpa di Andrea."
Ridacchiò, permettendo alla mano libera di muoversi lenta lungo la superficie della coscia della sua ragazza. La più piccola annuì, guardando un'ultima volta l'anti cristo in persona.
"Esatto."
Alessia le baciò delicatamente il collo, stringendo di poco le dita intorno alla sua pelle nel tentativo di avvicinarla il più possibile a lei.
"Vieni qui."
Sussurrò indicando le sue gambe. Erika si affrettò a negare col capo e decise si allontanarsi di poco.
"Non è per niente una buona idea. Sai anche tu come andrebbe a finire. Vuoi forse che tua figlia ti veda in una situazione così...indisposta?"
La corvina fu lesta nel negare, tornando a controllare la piccola che si era messa a giocare con Matilde, ed incrociando lo sguardo perverso di Andrea nel momento in cui si girò nuovamente verso la sua ragazza.
"Devo andare in bagno. Non ce la faccio."
Sussurrò poi all'orecchio della mora, la quale annuì e si alzò per permetterle di passare. Marco si girò sospettoso verso le due e chiamò l'attenzione della ragazza dagli occhi di ghiaccio.
"Dove stai andando?"
"In bagno. Torno subito."
Rispose semplicemente, allontanandosi in tutta fretta.
Matilde fece spallucce e tornò a concentrarsi sulla bambina.
"Mamma ha i palloncini."
Annunciò la piccola con allegria. La ragazza pacata sorrise e permise ad Hope di sedersi sulle sue gambe.
"Sì? Che palloncini sono?"
"Non lo so. Sono in butte quadate. Li tiene sempe in bossa, non ci giochiamo mai."
Matilde osservò sconvolta Erika, la quale si soffocò con la sua stessa saliva nel sentire quell'affermazione e rivolse uno sguardo omicida ad Andrea non appena la sentì ridere a squarciagola.
"Vedi, Hopie."
Iniziò la zia, cercando di mantenere un minimo di serietà.
"Quelli sono palloncini per adulti."
"Pe adutti?"
Andrea annuì e le scompigliò di poco la capigliatura.
"Esatto. Non vanno bene per i bambini perché sono troppo delicati da maneggiare."
La piccola annuì e si rimise a posto per terminare di mangiare la sua cotoletta. Quando finirono tutti, catturarono l'attenzione della cameriera che si affrettò a raggiungerli con il solito sorriso dipinto in volto.
"Ditemi pure."
"Vorremmo ordinare il dolce."
Annunciò Marco dopo essersi asciugato le labbra con il tovagliolo e aver rivolto un sorriso tranquillo alla ragazza. La cameriera annuì e corse a prendere i menù dedicati ai dolci, tornando subito dopo.
"Date pure un'occhiata e sentitevi liberi di chiamarmi non appena siete pronti per ordinare."
I presenti annuirono e diedero uno sguardo veloce ai vari fogli rilegati insieme. Brad alzò lo sguardo verso Erika, la quale era palesemente in ansia e alzava ogni tre secondi il capo dirigendo la sua attenzione al corridoio.
"È da un bel po' che è lì dentro. Perché non vai a vedere se sta bene?"
Propose tranquillamente. Erika annuì freneticamente e si fiondò con foga verso il bagno delle donne.
Non appena entrò cercò di capire in quale delle quattro cabine si fosse rifugiata la sua ragazza, avanzando piano nel piccolo spazio.
"Al, dove sei?"
"Secondo."
Sentì subito dopo, aspettando che la sua ragazza sbloccasse la porta per poter entrare insieme a lei.
"Stai bene?"
Le chiese non appena la vide seduta sul water, con un'espressione esasperata ed un'erezione prominente fuoriuscire indisturbata dalla zip dei jeans.
"Non va giù."
Si lamentò la più grande, portando il braccio sinistro a coprirsi gli occhi in imbarazzo. Erika la osservò per qualche istante in quella posizione talmente tenera che le venne voglia di baciarle ripetutamente la guancia. Si avvicinò a lei, le scostò lentamente il braccio e le lasciò quel tanto desiderato bacio sulla morbida porzione di pelle, concentrandosi poi sul suo sguardo esasperato.
"Sei già....?"
"Due volte, ma non ha intenzione di scendere."
Erika annuì per far capire di aver compreso la situazione. Osservò per qualche altro istante il volto stupendo della sua compagna, per poi lasciar scendere lo sguardo fino alla zona interessata.
"Ma quanto ne ha messo?"
"Ti giuro che l'ammazzo."
Ottenne in un grugnito in tutta risposta. La più piccola si osservò intorno, comprendendo di non esserci altri posti in cui sedersi, così decise semplicemente di mettersi in piedi accanto alla sua ragazza ed inarcarsi quanto bastava per permetterle di sentire un minimo di sollievo. Nell'esatto istante in cui le sue dita entrarono in contatto con quella porzione di pelle, le sue labbra catturarono quelle della sua ragazza per sopprimere un gemito che sapeva sarebbe arrivato nell'immediato. Erika sorrise quando si rese conto che la ragazza alla sua mercé strinse con forza la sua maglietta, non avendo alcuna intenzione di lasciare la presa. Si concentrò sui suoi movimenti, cercando di non farli né troppo lenti né troppo decisi per permetterle di sfruttare al massimo il momento. Alessia le aveva detto più volte di non aver preferenze durante i loro rapporti intimi, ma lei sapeva che, a differenza di molti, preferiva essere stimolata così piuttosto che con qualcosa di più elaborato. Certo, lo adorava in qualunque maniera, ma preferiva questo perché era più calmo e, secondo lei, intimo.
La ragazza con gli occhi nocciola iniziò a sentirsi perennemente osservata, così fermò ogni sua azione ed alzò lo sguardo per incontrare quello estasiato della sua ragazza.
"Che c'è?"
Le chiese tranquillamente, vedendo come l'altra non smettesse di osservarla.
"Ti amo tantissimo."
Erika sorrise e le lasciò un altro bacio sulle labbra, riprendendo a muovere tranquillamente la mano.
"Ti amo anch'io."
Annunciò, raggiungendo l'estremità di quella zona tanto attiva e pressanto lievemente per poi tornare abilmente giù.
"Merda. Devo alzarmi."
Annunciò Alessia, fermando la mano di Erika e allontanandola quanto bastava per potersi alzare dal water e girarsi in direzione del sanitario. A questo punto la più grande afferrò il proprio membro, rivolgendosi poi alla sua ragazza.
"Em...potresti...girarti?"
"Sul serio?"
Chiese l'altra ridacchiando. Alessia annuì lievemente in imbarazzo ed attese quasi nervosamente. Erika tornò seria ed annuì, mettendosi dietro la sua ragazza ed abbracciandola dalla schiena, arrivando ad accarezzarle lo stomaco. La differenza di altezza le impediva di vedere oltre la spalla e per questo Alessia ne fu grata. Prese a stimolarsi piano per cercare di raggiungere nuovamente quel livello che le aveva fatto provare la sua ragazza poco prima. Chiuse gli occhi e portò il capo di poco indietro. Erika si mose sulle punte e cercò di baciarle il collo come meglio poteva, sussurrandole parole incoraggianti. Quando si rese conto che i movimenti si erano fatti sempre più rapidi, capì che quella situazione non sarebbe durata ancora per molto. Poiché sapeva quanto potevano essere "devastanti" i climax della sua compagna, piantò bene i piedi per terra e la avvolse meglio, pronta a sorreggerla per quei brevi secondi. Alessia sembrò come bloccata e nonostante si stesse impegnando in ciò che stava facendo era come se qualcosa le impedisse di proseguire ed Erika si accorse di questo suo stato.
"Al, sono io. Non hai motivo di essere nervosa."
Sussurrò, massaggiandole quante più parti del corpo possibili per poi lasciarle un bacio umido sul collo. La corvina si fermò di botto e rimase immobile per un breve lasso di tempo, per poi girarsi su se stessa ed affogare nelle labbra della sua compagna, la quale si ritrovò presa alla sprovvista. Alessia la fece poggiare delicatamente sul muro e prese a torturarle il collo senza sosta, permettendo alle sue mani di vagare libere lungo tutto il suo corpo.
"Ma non stavi-"
"Preferisco farlo con te."
Ammise tra i baci. Erika alzò un sopracciglio, assumendo subito dopo uno sguardo giocoso.
"Che c'è? Ti vergogni a farti vedere mentre ti masturbi?"
Alessia in tutta risposta nascose il viso nell'incavo del collo della sua ragazza ed annuì impercettibilmente. La più giovane sorrise amorevole e le accarezzò piano i capelli, baciandole una guancia.
"Ho lasciato la borsa di là. Hai qualche preservativo con te?"
"Perché?"
"Perché siamo fuori e non ho intenzione di fungere da dolce che dev'essere farcito."
"Ma-"
"Niente ma. Non sei tu quella che poi deve passare mezz'ora a ripulirsi."
"Scusa."
Disse solo, affrettandosi a cercare qualche bustina, non riuscendo però a trovarne nemmeno una. Fece spallucce ed attese una risposta da parte di Erika, la quale sbuffò esasperata.
"Va bene, ma vieni fuori."
Alessia annuì e riprese a baciarla con passione, sfilandole abilmente i pantaloni e le mutande, per poi posizionarsi tra le sue gambe. Una bellissima sensazione di sollievo la pervase nell'esatto istante in cui entrò piano in lei, prendendo poi una delle gambe della sua ragazza e portandola ad avvolgersi intorno alla sua vita. Iniziò a spingersi con dei movimenti lenti e regolari per permettere all'altra di abituarsi all'intrusione, per poi velocizzare non appena ottenne il via libera. Erika si strinse intorno a lei, pronta a ricevere quella scarica di massimo piacere, mentre le sue unghie afferrarono salde la schiena della compagna. Le bastò poco per superare il limite, arrivando a scontrare le proprie labbra con quelle di Alessia nella speranza di soffocare dei gemiti elevati.
Quando finalmente sentì la sua ragazza perdere il ritmo costante sorrise, ma quel lieve sorriso scomparve non appena si rese conto delle sue intenzioni.
Cercò di spingerla indietro per evitarle di avvicinarsi ancora, ma con scarsi risultati.
"No, Al. Fuori."
Le ricordò nella speranza di riuscire a farla rinsavire, ma Alessia in risposta si pressò maggiormente a lei mordendole il collo e portò anche l'altra gamba ad avvolgersi intorno alla sua vita.
"Erika..."
Sussurrò con l'affanno, iniziando a sentire la pressione al basso ventre aumentare notevolmente. Erika cercò ancora una volta di farla ragionare, ma perse ogni speranza nel momento in cui si sentì riempire dal seme della sua ragazza, mentre il suo orecchio veniva invaso di dolci gemiti di piacere. Alessia rimase immobile per qualche istante, per poi uscire lentamente e prendere un gran respiro per regolare il battito.
"Alessia, cazzo, ti avevo detto fuori. Ora come ci vado dagli altri?"
"La sensazione era troppo bella per uscire."
Fu l'unica giustificazione della più grande. Erika si portò una mano alla faccia, esasperata, ed estrasse il cellulare dalla tasca, chiamando la sua migliore amica che sedeva tranquilla al tavolo con gli altri.
"Hey, siete cadute nel cesso?"
"Senti, Al non sta per niente bene. Ti dispiace occuparti di Hope fino a domani?"
"Scherzi? Lo faccio volentieri."
"Grazie."
Riattaccò subito dopo e tornò ad osservare la sua ragazza con disappunto.
"Se ti dico di uscire devi uscire. Non mi importa della sensazione, devi fare come ti dico. Metti che non prendevo la pillola."
"Però la prendi."
Ribatté Alessia con voce pacata.
"Non è questo il punto. Mi devi ascoltare."
La ragazza dagli occhi di ghiaccio abbassò il capo mortificata e prese a torturarsi le mani.
"Scusa, non succederà più. Promesso."
"Bene. Ora dammi qualcosa per sistemare questo disastro e poi andiamo a casa. A quanto pare c'è ancora molto lavoro da fare."
Ammiccò, indicando il membro ancora semi eretto della corvina, la quale sorrise alla bellissima idea della sua ragazza.

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