Come si fanno i bambini?

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Viaggiare in macchina era sempre stato noioso per Erika, soprattutto se si trattava di lunghi tragitti o di viaggi organizzati non per motivi di piacere. Per sua fortuna era sempre Alessia a guidare, così lei poteva osservare il panorama che le scorreva al fianco e provare a schiacciare un pisolino per passare il tempo; cosa che risultava estremamente facile da fare quando erano solo loro due e la radio in sottofondo, mentre adesso sembrava quasi impossibile. I bambini non la smettevano di fare casino dall'istante in cui aprivano gli occhi la mattina fino a quando collassavano nei loro lettini la sera e, ovviamente, il tempo passato in macchina non era da escludere.
Per non parlare di quanto fossero diventati impiccioni i due. Ogni volta che le loro madri cercavano di ritagliarsi del tempo da sole riuscivano sempre ad intrufolarsi e mandare a monte i loro piani. Erika stava iniziando a sentirsi frustrata a causa di questa situazione, ma decise di non dire niente ad Alessia perché sapeva che sua moglie si sarebbe preoccupata senza alcun motivo. Così optò per una silenziosa sofferenza mentre le due pesti continuavano ad urlare senza sosta, litigando tra loro di tanto in tanto.
Alessia ridacchiò nel vedere le due piccole creature dimenarsi dallo specchietto ed aspettò pazientemente il via libera del semaforo per poter proseguire la strada verso casa dei suoi, luogo in cui avevano deciso di sostare per qualche ora e lasciare i bambini per poter passare il resto della serata tranquille.
"Mamma! Hope mi ha leccato!"
"Non è vero! Bugiardo!"
"Sei tu la bugiarda! Mi hai riempito la guancia di bava!"
"Tu perché non la smettevi di pizzicarmi?"
"Hai visto? L'hai ammesso!"
"Stai zitto, nano da giardino!"
"Ti stacco la lingua se lo ripeti!"
"Nano da giardino! Nano da giardino!"
Erika si massaggiò una tempia e cercò di non dare peso alle loro urla, fallendo miseramente quando Nathan morse il braccio della sorella, facendole emettere un grido che avrebbe messo KO qualsiasi timpano. Si girò di scatto verso i sedili posteriori ed osservò i due con sguardo assassino, mentre i suoi polmoni si riempirono d'aria fino allo stremo.
"PIANTATELA!!!"
Finalmente, uno strano silenzio prese possesso del veicolo ed Erika, dopo aver continuato ad uccidere i due bambini con lo sguardo, tornò a sedersi composta, guadagnando un'espressione preoccupata e al contempo sconvolta da parte di Alessia che le chiese silenziosamente se fosse tutto okay. Erika annuì lievemente, trovandosi ad abbassare lo sguardo verso la cintura della moglie e rimanendoci concentrata per un tempo quasi infinito mentre la più grande riprese a guidare facendo attenzione alla strada.
Non appena parcheggiarono nel vialetto di casa, i genitori di Alessia si fiondarono fuori e non persero tempo a stritolare i nipoti di abbracci, portandoli subito dentro senza nemmeno premurarsi di salutare le due.
"Bene, si sono dimenticati di noi."
Ridacchiò Alessia, mentre si tolse la cintura di sicurezza ed estrasse le chiavi dell'auto dall'apposito spazio, infilandole in tasca. Quando fece per aprire lo sportello del veicolo, Erika le posò una mano sulla spalla e le si avvicinò con sguardo sensuale, dandole un bacio carico di desiderio che non perse tempo ad accendersi di passione, facendo intuire alla corvina quali fossero le intenzioni della più piccola.
"Piccola, dobbiamo entrare in casa."
"Non si accorgeranno nemmeno della nostra assenza."
Le sussurrò all'orecchio mentre lasciò scorrere una mano verso la zona intima della corvina che trattenne il respiro per un millesimo di secondo nel sentire quella lieve pressione concentrarsi sul suo centro. Alzò lo sguardo verso il volto di Erika e la osservò interrogativa, rendendosi conto di quanto fossero dilatate le pupille della moglie.
"Amore, ho bisogno di te."
"Adesso?!?"
Il tono incredulo della più grande scaturì una risata genuina nella più piccola che non si diede per vinta e cercò di scavalcare la moglie per potersi posizionare sulle sue gambe.
Alessia, lievemente presa alla sprovvista, rimase immobile con le mani per aria non sapendo bene cosa fare, fino a quando Erika non decise di prenderle i polsi e dirigerle i palmi verso i fianchi, invitandola a stringere la presa.
"Che c'è? Hai paura di toccarmi?"
Ammiccò, ghignando, poco prima di catturare le labbra della corvina, unendo le loro lingue in una danza passionale che durò per un periodo quasi infinito.
A separarsi per prima fu Alessia che non perse tempo a dirigere la sua attenzione alla porta d'ingresso dell'abitazione, tornando poi a concentrarsi sulla donna tranquillamente seduta su di lei.
"Amore, veramente, non credo sia una buona idea."
"Eddai, lasciati andare."
Erika mosse sensualmente i fianchi contro quelli della moglie e si leccò le labbra, avvicinandosi al collo della corvina per lasciarvi dei baci umidi, salendo con le mani verso il seno e massaggiandolo con delicatezza, permettendo alle sue corde vocali di lasciar trapelare qualche suono poco casto. Si fermò poco dopo ad osservare la sua amata, portando poi il suo sguardo verso quella zona talmente fragile, coperta dal tessuto dei jeans, e fece schioccare la lingua sul palato.
"Perché non ti viene duro? Non ti eccito più forse?"
"Cosa?!? Mi stai letteralmente stuprando in auto mentre i bambini sono a pochi metri da noi e ti preoccupi che non mi ecciti più?!?"
A quelle parole Erika balzò via dalle gambe di Alessia e le rivolse uno sguardo quasi terrorizzato.
"Mi dispiace, scusa, non volevo-"
"Hey."
La bloccò calma la più grande, massaggiandole una guancia col palmo della mano e sorridendo nel vedere quella sua reazione così buffa.
"È tutto okay. Lo sai che l'ho superata anni fa."
"Davvero, non avevo intenzione di violarti."
Alessia sorrise nuovamente e le stampò un bacio delicato sulle labbra, continuando ad osservarla con quello stesso sguardo innamorato di anni fa.
"Mi dici che ti è preso? Sembravi quasi assatanata."
"Niente."
"Erika."
La ammonì la corvina, facendole ben intuire che non si sarebbe data per vinta.
"E va bene. Mi sento frustrata, contenta adesso?"
La donna al volante non disse nulla, continuando a mantenere il suo sguardo su quegli occhi nocciola, come per aspettare un continuo a quella frase. Erika sentì le guance andare in fiamme ed iniziò a torturarsi le dita, abbassando lo sguardo per non dover sostenere quello dell'altra.
"È che...da quando i bambini sono diventati così impiccioni non abbiamo mai del tempo da sole e...mi manchi, Alessia."
Ammise, alzando nuovamente lo sguardo per incontrare quello calmo della donna di fronte a lei.
"Mi mancano le tue mani sul mio corpo, le tue labbra, poterti stringere mentre facciamo l'amore. A te no?"
"Ogni secondo di ogni giorno."
Affermò la corvina, avvicinandosi maggiormente all'altra per permetterle di poggiarsi a lei. Erika poggiò la testa sulla spalla della moglie e chiuse gli occhi, felice di averle finalmente rivelato la verità, sorridendo nel sentire le labbra della più grande poggiarsi cadute sulla sua fronte.
"Non volevo urlare in quel modo ai ragazzi."
"Lo so. A quanto pare l'astinenza ti fa male."
La prese in giro Alessia ridendo alla sua stesa battuta e guadagnando uno sguardo assassino da parte di Erika, che non perse tempo a colpirle il braccio come punizione.
"Disse quella che viene consecutivamente per un quarto d'ora."
"Avevi detto che ti piaceva."
"Infatti lo adoro. Averti completamente vulnerabile alla mia mercé. Ci pensi? Potrei farti tutto quello che voglio."
"Okay, ora mi stai spaventando."
"Tranquilla, ti lascerei venire in pace."
"La conversazione sta prendendo una strana piega."
"Mamma! Mami! Non venite?"
Per fortuna, Nathan uscì di casa a chiamare le madri con in mano un cono gelato ed un sorriso stampato in volto ed Alessia sbuffò nel constatare quanto i suoi figli fossero viziati dai suoi genitori.
Entrarono nell'abitazione subito dopo e, finalmente, vennero salutate dai padroni di casa. Si riunirono tutti in soggiorno e, dato che sarebbero rimaste lì per qualche ora, decisero di vedere un film tutti insieme; la scelta ricadde su Titanic, uno dei film preferiti della madre di Alessia, la quale attuò una vera e propria dittatura sulla scelta del film.
Guardarono con tranquillità il film fino a quando non arrivò la scena in cui Jack e Rose fecero sesso in auto. Nathan si mise a fare un paio di domande, incuriosito, cosa del tutto normale; ma ciò che lasciò le madri a bocca aperta furono le risposte di Hope.
"Come si fanno i bambini?"
"Si fanno quando due persone nude giocano tra di loro."
"Come quando gioco con i miei amici?"
"No, devono essere diversi lì sotto come mamma e mami. Quando mamma gioca con mami fanno i bambini."
"Posso vedere?"
"No!!"
Risposero in coro le due madri, estremamente imbarazzate dalla situazione, mentre i genitori di Alessia si misero a ridere senza ritegno, aumentando così il loro imbarazzo. Nathan sembrò essere più confuso di prima ed osservò la sorella con occhi affascinati, sperando di ricevere maggiori informazioni.
"Come giocano?"
Hope, tutta fiera del suo sapere, poggiò una mano sulla spalla del fratello e lo osservò con superiorità.
"Devi usare il tuo pisellino. Mamma usa il pisellino per giocare con mami."
"E mami cosa usa?"
"La-"
"Adesso basta."
Si intromise Alessia, alzandosi dal divano sul quale era comodamente seduta accanto alla moglie ed avvicinandosi ai due. Nathan si fece prendere in braccio ed allacciò le gambe intorno alla vita della madre, sorridendo innamorato.
"Mamma, come si usa il pisellino? Mi insegni?"
"Sei troppo piccolo. Ne riparliamo quando sarai più grande."
Rispose, spegnendo il televisore e guadagnando uno sguardo assatanato da sua madre, dirigendosi poi nella sua vecchia camera dove avrebbero dormito le due piccole pesti per poi adagiare il figlio sul letto. Nathan continuava a fare domande, ma Alessia non aveva alcuna intenzione di rispondergli; non si sentiva mentalmente pronta ad affrontare la situazione. Qualche minuto dopo si presentarono anche Hope ed Erika, curiose di sapere cosa stesse combinando i due e trovandoli a lottare per il solletico, una guerra che vinse facilmente la corvina.
"Nati, fai un bambino con mamma?"
Chiese di punto in bianco Hope, facendo sgranare gli occhi ad entrambe le madri, che non persero tempo ad allontanarsi dai due, lasciandoli giocare tra di loro. Appoggiarono entrambe la schiena al muro, osservandoli ridacchiare come se nulla fosse, e si trovarono a sorridere.
"Che pesti."
Erika si girò ad osservare la moglie e non riuscì a contenere una risata, causando nella corvina uno sguardo confuso.
"Non lamentarti, hanno preso da te."
"Oh no, cara Erika. Sono geni tuoi."
La più piccola sorrise avvicinandosi all'altra e venendo subito catturata in un saldo abbraccio, massaggiando le spalle della donna della sua vita.
"Sono degli ottimi geni."
Sussurrò a pochi centimetri dalle labbra di Alessia che non perse tempo ad annullare la distanza, donandole un bacio lento, carico di infinito amore, stringendo maggiormente il corpo della compagna contro il suo per evitare che quella bellissima sensazione al petto giungesse a termine.

Fucking Love - the oneshots setDove le storie prendono vita. Scoprilo ora