Quel sabato mattina

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La sveglia impostata nel cellulare di Erika suonò puntuale alle sei e venticinque come ogni mattina, portando Alessia a mugugnare infastidita, allungando una mano oltre la moglie per poter spegnere quell'aggeggio infernale. Tirò un sospiro di sollievo nel sentire il silenzio prendere nuovamente possesso della stanza e si strinse alla più piccola, beatamente accoccolata al suo petto, lasciando che la propria zona intima si poggiasse contro quel fondoschiena che la faceva impazzire. Aveva sognato senza dubbio qualcosa di piacevole, considerando la tenue protuberanza che sporgeva sotto i boxer ed era pronta a mettersi completamente sull'attenti. Erika si stiracchiò nella presa salda della compagna e sorrise, girandosi per poterla osservare in volto. Le lasciò un delicato bacio sulle labbra e permise alle sue mani di accarezzarle le guance.
"Buongiorno."
Sussurrò poco prima di essere catturata in un altro bacio. Alessia permise ad un lieve lamento di fuoriuscire dalle sue labbra e non perse tempo a stringere ancora la moglie al suo petto.
"Perché hai lasciato la sveglia attiva? È sabato."
"Avevamo deciso di portare i bambini al mare."
Rispose divertita, scostando una ciocca ribelle di capelli dal viso della più grande ed approfittandone per baciarle la guancia. Provò ad alzarsi dal letto, ma venne prontamente bloccata dalla corvina che in tutta risposta le si posizionò di sopra, continuando a mantenere gli occhi chiusi come a voler recuperare il sonno che quel rumore fastidioso le aveva fatto perdere in un istante.
"Amore, devo preparare la colazione."
"Non ho fame."
"Devo svegliare i bambini."
"Stanno dormendo tranquilli."
Rispose in tutta calma la più grande, usando il seno della compagna come cuscino e permettendo ad una delle sue mani di posarsi tranquilla su quella morbidezza. Erika non riuscì a trattenere una risatina divertita e, in automatico, addolcì lo sguardo.
"Se vuoi puoi continuare a dormire il tempo che preparo le cose."
Alessia fu lesta a scuotere negativamente il capo e con un movimento fiacco del corpo raggiunse l'incavo del collo della più piccola, dove vi rimase tranquillamente, assaporandone il profumo.
"Resta qui con me. Alessietto ti vuole."
Mugugnò, permettendo ai fianchi di muoversi impercettibilmente verso la compagna, che non perse tempo a farsi sfuggire una risata genuina, tornando subito ad accarezzare il volto della più grande.
"Ma se stai dormendo."
"Mmm si, ma lo sai che ragiona per conto suo."
Rispose Alessia tra uno sbadiglio e l'altro, cercando di mantenere salda la presa sulla compagna sotto di lei. Erika si scostò di poco per cercare di liberarsi da quel corpo, ma con scarsi risultati, così decise di arrendersi per qualche minuto alla moglie, giusto il tempo di farle capire di essere in ritardo per la spiaggia.
"Che hai sognato?"
Chiese incuriosita mentre cercava di ignorare quella presenza poggiata tranquilla sul suo inguine. Finalmente, Alessia alzò il capo dall'incavo del collo della moglie e la osservò attentamente negli occhi, perdendosi quasi immediatamente in quelle distese nocciola.
"Il tuo bellissimo culo."
"Alessia!"
La rimproverò gioiosamente l'altra, dandole uno schiaffetto sul braccio e ridacchiando divertita nel vedere quel ghigno fin troppo conosciuto sul volto della corvina. Alessia approfittò del momento di distrazione per collegare le proprie labbra a quella parte del collo che faceva irrigidire all'istante la più piccola e ne ricavò un lieve gemito di sorpresa che non perse tempo a provocarle una scarica lungo tutta la schiena.
"Ti...ti sei svegliata."
Commentò Erika, avvolgendo con foga le braccia dietro la schiena della compagna senza nemmeno rendersene conto. Alessia annuì e le lasciò un bacio voglioso sulle labbra, approfondendolo in un istante.
"Ti voglio, piccola."
"Ma i bambini-"
"Ti prego, voglio stare dentro di te."
Affermò permettendo ai suoi fianchi di far sentire alla sua amata la situazione attuale. Erika deglutì a vuoto e strinse le dita intorno alle braccia di Alessia nel tentativo di non perdere la ragione.
"Se i bambini si svegliano ed entrano in camera ti ammazzo."
"È un sì?"
Erika annuì fintamente irritata dalla situazione, ma riusciva a fatica a contenere una risata. Alessia saltellò di gioia e tornò ad abbracciare la compagna con una presa salda, concentrandosi poi nuovamente sul collo morbido che aveva a pochi centimetri dal naso, lasciando vagare le mani sotto la maglietta del pigiama della ragazza sotto di lei, accarezzandole ogni centimetro di pelle.
"Al, però ti devi sbrigare."
La corvina alzò il capo perplessa e osservò l'altra con fare sconvolto.
"Non puoi mettermi fretta."
"Oh sì che posso."
Rispose la più piccola con fare ammiccante, alzando i fianchi verso la zona sensibile dell'altra e ridendo divertita nel vederla abbassare all'istante lo sguardo verso la zona interessata mordendosi il labbro inferiore.
Alessia non perse altro tempo a rimuovere la maglia di Erika, riempiendo la maggior parte della zona ora esposta di baci umidi che avevano il solo scopo di raggiungere l'elastico dei pantaloni, mentre le sue mani si trovarono a giocare tranquille con quei seni morbidi che la facevano impazzire. Quando le sue orecchie vennero pervase dalla tenue voce della compagna, un brivido le percorse la schiena, permettendole di sentire il suo membro strattonare da sotto i boxer, portandola a grugnire frustrata. Voleva con tutta sè stessa farla sua in quel preciso istante, ma allo stesso tempo non voleva far finire quella magica sensazione, così risalì con le labbra fino al collo, dove succhiò fino a lasciare dei segni più che evidenti, dedicandosi subito dopo ad uno dei seni. Le tolse abilmente i pantaloni del pigiama, lasciandoli cadere indisturbati sul pavimento, subito seguiti dalla sua canottiera. Il desiderio di lei era talmente forte che era sicura che solo il pensiero di quello che voleva fare sarebbe bastato a farla venire. Erika, nel vedere quell'espressione inconfondibile sul volto della moglie, sghignazzò e si alzò sui gomiti, alzando poi un sopracciglio.
"Amo, vuoi venire, non è vero?"
Alessia annuì furiosamente e sorrise nel vedere le braccia della compagna pronta ad accoglierla incondizionatamente. La corvina fece aderire completamente il suo corpo alla ragazza sotto di lei e prese a baciarla con una passione tale da bloccare il tempo intorno a loro. Si separò solo per togliersi i pantaloni, rimanendo in boxer davanti alla compagna.
"Ti amo."
"Sei tu a dirlo o il tuo cazzo?"
Scherzò Erika, ma l'espressione seria della più grande le fece smettere subito di ridere, portandola a puntare il suo sguardo su quegli occhi di ghiaccio.
"Ti amo sul serio."
Rispose Alessia, con un'espressione offesa in volto. Si avvicinò nuovamente alla moglie e ridacchiò perversamente, tornando ad adagiarsi su di lei.
"È ovvio che di conseguenza anche lui ti ama."
"Ecco, dovevo aspettarmi la battuta."
Risero divertite per un breve lasso di tempo fino a quando la corvina non decise di proseguire la loro tanto amata attività. Si abbassò fino a raggiungere l'elastico delle mutande di Erika, tirandole giù con i denti mentre i suoi occhi penetranti non si staccarono nemmeno un istante da quelli nocciola dell'amata. Erika si morse il labbro talmente forte da sentirne il dolore della pressione, ma non smise di osservare interessata l'operato della più grande, che non perse tempo a trovare quel punto che le permetteva di avere l'altra completamente alla sua mercé.
Il contatto di quell'abile lingua umida riuscì rapida a farla impazzire, portandola a poggiare le mani sulla testa della più grande, intrecciando le dita tra le ciocche di capelli. In poco tempo si trovò tremante sotto la compagna, stretta abilmente dalle sue cosce. Ansimante, abbassò lo sguardo e la vide sorridere soddisfatta.
Alessia si asciugò le labbra con il dorso della mano e gattonò nuovamente verso il volto della compagna, lasciandole l'ennesimo bacio carico d'infinito amore sulle labbra mentre diresse una mano verso il basso per poter liberare la propria erezione dal tessuto dei boxer. Non appena permise alla sua erezione di assaporare l'aria della libertà abbassando il tessuto fin sotto i testicoli, Erika si mise sull'attenti e si affrettò ad allontanarla con sguardo quasi terrorizzato, osservando dritto verso la porta. La corvina per poco non cadde all'indietro dal letto e si trovò ad osservarla in estrema confusione, cercando di capire cosa fosse preso all'altra.
"Che succede?"
"Ho sentito un rumore. Secondo te si sono svegliati?"
Chiese lievemente impanicata. Alessia diede un rapido sguardo all'orologio posto sul comodino per poi negare col capo.
"Ancora è presto. Stanno dormendo."
Rispose, avvicinandosi nuovamente verso il corpo nudo di fronte a lei, approfittando del momento per togliersi del tutto i boxer.
"E se fossero svegli? Hai chiuso la porta?"
"Piccola, è tutto okay. Sono nei loro lettini."
"Per favore, puoi chiudere la porta?"
Alessia sbuffò rassegnata, alzandosi dal letto per andare a chiudere a chiave la porta, tornando poi a sedersi sulle proprie ginocchia davanti alla moglie. Non appena Erika si calmò, fece cenno alla corvina di avvicinarsi e lei, senza farselo dire una seconda volta, si posizionò tra le gambe della più piccola e diresse il proprio membro verso quell'entrata che tanto agognava, pronta a fiondarcisi dentro senza alcun ripensamento.
"Il preservativo."
Le ricordò Erika prima che l'altra potesse avventurarsi oltre. Alessia assunse subito un'espressione triste e alzò lo sguardo come a volerla implorare di non farglielo indossare.
"No, non mi farai cambiare idea. Mettilo, altrimenti vai in bianco."
"Amore dai, vengo fuori."
La mora scoppiò a ridere in una fragorosa risata nel sentire quell'affermazione, arrivando a doversi asciugare una lacrima che era abilmente scivolata lungo la guancia.
"Sappiamo entrambe che non ne sei capace."
"Oh andiamo! È successo solo una volta."
"Mmm io ne ricordo più di una."
"Mi sono lasciata prendere dal momento."
"E questa volta non ti lascerai prendere dal momento? Sei parecchio eccitata e non vedi l'ora di entrarmi dentro. Mi sembra logico che non avrai alcuna intenzione di uscire dato che il momento migliore è proprio il finale."
Alessia non disse niente, rimase ad osservarla come a volerla convincere con una gara di sguardi, fino a quando non dovette arrendersi. Sbuffò infastidita e si allungò verso il cassetto del comodino per prendere la scatola di preservativi ed estrarne uno, per poi aprirlo tranquillamente e srotolarlo con abilità lungo la sua asta, tornando infine a prendere posto in prossimità di quell'entrata che stava mandando a puttane il suo cervello.
Non appena la sua estremità entrò in contatto con la porzione di pelle, un forte brivido di piacere la colpì in pieno e si piegò in avanti senza nemmeno rendersene conto, mentre le braccia di Erika non persero tempo ad allungarsi, pronte a sostenerla nel caso fosse crollata su di lei. Il cuore di Alessia perse un battito nel vedere quanto amore provasse l'altra per lei e si trovò a sorridere automaticamente, entrando completamente in lei fino a far combaciare i loro bacini, per poi adagiarsi sul suo corpo e farsi avvolgere da quelle docili braccia.
"Sei bellissima. Sono davvero grata di averti incontrata."
Sussurrò piano mentre strofinava pigramente il naso lungo il collo della più piccola, la quale prese ad accarezzarle i capelli con fare protettivo.
"Dovrei essere io quella grata. Alessia, tu sei fantastica. Sei tutto quello che si può desiderare e fai di tutto per farmi stare a mio agio."
Rispose Erika con il cuore gonfio di orgoglio, abbassando poi il capo verso il punto in cui i loro corpi erano congiunti.
"Guardati; stai aspettando il mio permesso per muoverti-"
"Potrebbe darti fastidio."
Si affrettò a rispondere la corvina, mantenendo un'espressione seria in volto. La ragazza sdraiata sulla schiena si morse il labbro inferiore e prese le guance dell'altra per avvicinarla al fine di darle un bacio delicato.
"Molti non aspetterebbero. Nonostante il forte desiderio, aspetti. Hai un autocontrollo straordinario."
"Smettila di lodarmi, altrimenti mi viene di sfondarti."
Rise di gusto Alessia, ammiccando in una maniera che portò Erika a scoppiare a ridere senza contegno.
"Scema."
Commentò semplicemente, per poi avvolgere le proprie braccia intorno al collo della compagna, che, comprendendo che si trattasse del segnale di via libera, non perse tempo a farsi spazio in lei lentamente, aumentando gradualmente il ritmo fino a raggiungerne uno gradito da entrambe.
La stanza si riempì all'istante di sospiri mozzati e lievi gemiti di piacere che faticavano ad essere distinti, mentre i corpi delle due ragazze erano avvinghiati l'uno all'altro come serpenti e le loro labbra si cercavano fameliche.
Alessia adorava stare abbracciata alla sua amata, la trovava una cosa intima; non che ciò che stavano facendo non fosse un atto intimo, semplicemente loro non facevano sesso, facevano l'amore, perché il forte sentimento che provavano in momenti come quello riusciva a far gonfiare loro il cuore di sicurezze, si sentivano perfette insieme, al sicuro l'una tra le braccia dell'altra.
"Ne voglio un altro."
Di colpo, gli occhi di Erika si spalancarono confusi nel sentire quelle parole. Poggiò le mani sulle spalle della moglie, che non smise di concentrarsi in ciò che stava facendo, e girò di poco il capo nel tentativo di incrociare il suo sguardo.
"Cosa?"
"Un bambino. Ne voglio un altro."
"Ti senti bene? È la prima volta che l'idea viene a te di tua spontanea volontà."
Alessia nascose il volto nell'incavo del collo dell'altra e cercò di trattenere un grugnito non appena iniziò a sentire quella pressione famigliare farsi spazio nel suo bassoventre, iniziando a dare delle spinte meno regolari delle precedenti, cosa che fece accendere l'intuito di Erika, che non perse tempo a stringere le gambe intorno ai fianchi della compagna, avvicinando poi le labbra al suo orecchio per sussurrarle in quella maniera che sapeva l'avrebbe facilmente spinta al limite.
"Non trattenerti. Liberati."
"Er-ika...cazzo."
La corvina portò le mani sotto il cuscino nel disperato tentativo di connettersi maggiormente alla compagna, mentre il suo petto si alzava velocemente a causa della fatica.
"Che c'è? Lo sai che-"
La frase della più piccola venne troncata a metà non appena entrambe sentirono bussare pesantemente alla porta, congelandosi all'istante. Alessia richiamò tutto il suo autocontrollo per poter almeno rallentare notevolmente i movimenti nel tentativo di non far trapelare suoni ambigui dalla camera, mentre Erika assunse uno sguardo terrorizzato, ma riuscì a rilassarsi un minimo non appena si ricordò che la porta era chiusa a chiave.
"Mamma, mami, oggi c'è il mare."
Le avvisò Hope con la sua voce squillante ed arzilla che avrebbe svegliato persino il più pigro degli animali. Alessia osservò sofferente la compagna, chiedendole silenziosamente il permesso di poter continuare, permesso che con sua grande sorpresa le venne accordato. Si spinse lentamente in Erika, cercando di resistere il più possibile nella speranza di un'uscita di scena da parte della figlia, mentre la moglie cercò di pensare ad un metodo per far allontanare la bambina.
"Arriviamo subito, tesoro. Dacci cinque minuti."
"Perché non venite subito?"
La donna sdraiata di spalle accarezzò i capelli dell'amata e si rivolse nuovamente alla porta.
"Mamma non si sente tanto bene. Puoi andare in cucina a prepararle la colazione, per favore?"
"Sì."
Disse la piccola con entusiasmo, correndo con foga verso il piano di sotto. Erika tirò un sospiro di sollievo e si girò nuovamente verso Alessia, tornando a sussurrarle all'orecchio.
"Liberati, amore. Vieni per me."
Alessia non se lo fece ripetere una seconda volta. Con un altro paio di spinte ben assestate si piazzò nelle profondità della sua compagna, bloccandosi all'istante non appena sentì il proprio seme liberare rapido il suo essere. Per evitare di fare troppo rumore, morse la spalla della più piccola, la quale prese ad accarezzarle la schiena per aiutarla a cavalcare l'onda di massimo piacere.
Dopo ben cinque ondate di linfa vitale accompagnate da un tremore generale del corpo, Alessia si accasciò completamente sul corpo della moglie, sfinita fino al midollo e con il fiatone ancora accelerato. Uscì da lei solo dopo qualche minuto, per poi sdraiarsi sulla schiena e stroppicciarsi pigramente gli occhi. Erika le rimosse con delicatezza il preservativo, sapendo quanto quella zona fosse estremamente sensibile in quel momento, e lo ripose nella pattumiera poco distante dal letto per poi tornare accanto alla moglie.
Non seppero dire quanto tempo passò, ma dopo poco sentirono nuovamente bussare alla porta; questa volta era il loro secondo genito, impaziente di fare il bagnetto al mare.
"Mami, mamma, mare."
Alessia si trovò a sbuffare poco prima di girarsi lentamente verso l'amore della sua vita, la quale stava sorridendo nel vedere l'espressione esasperata della più grande.
"Stavo scherzando. Due bastano e avanzano."

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