Il viaggio di gruppo

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Finalmente era giunta l'estate ed il famigerato gruppo, oramai indissolubile, aveva deciso di organizzare un viaggetto in macchina verso uno dei campeggi più rinomati. Matilde e Marco si erano offerti di pensare al lato benessere, compreso di ombrelloni, sedie sdraio e cibo a volontà da divorare durante la strada; Andrea e Brad avevano messo a disposizione la loro auto perché, secondo loro, non sarebbe stato divertente se non fossero stati tutti nello stesso veicolo; Erika e Alessia, dopo aver lasciato i bambini a casa dei genitori della corvina, andarono nel più grande negozio sportivo della città per prendere delle tende facili da montare.
Tutto era pronto, il viaggio era stato organizzato nei minimi dettagli. Sarebbero partiti di mattina presto e avrebbero trascorso un fine settimana immersi nella natura.
Quando tutti raggiunsero casa di Brad e Andrea, si resero conto di un piccolo errore di calcolo che avevano commesso: sei persone non entravano in auto; il limite massimo era di cinque e questo stava ad indicare che uno di loro sarebbe rimasto fuori. Restarono per svariati minuti a pensare ad una soluzione, attuando un numero sproporzionato di prove per cercare di fare entrare tutti, ma ogni tentativo sembrava vano.
"L'unica soluzione è il bagagliaio."
Propose Andrea con nonchalance, come se fosse una cosa del tutto normale. Matilde la osservò con occhi sgranati e rivolse la sua attenzione al piccolo luogo chiuso che era stato appena menzionato.
"A prescindere è pieno. Ma anche se non lo fosse stato, nessuno si sarebbe messo lì."
"E perché no? Sembra abbastanza comodo."
Ribatté la ragazza dalla dubbia sanità mentale, facendo un giro di sguardi per nulla convinti. Alessia si portò le mani in tasca e sghignazzò divertita, rivolgendosi poi alla cognata.
"Perché non ti ci infili tu?"
"Stai scherzando spero?!? Io sono troppo nobile per abbassarmi a tali livelli."
La sua espressione regale portò il resto del gruppo a ridere senza sosta, tornando poi dubbioso su come poter risolvere il piccolo intoppo. Si stava facendo tardi e sarebbero già dovuti essere in viaggio verso il campeggio.
"Ho trovato! Voi entrate in macchina ed io mi siedo sulle gambe di Alessia."
Annunciò Erika, ricevendo uno sguardo dubbioso dai presenti che non persero tempo ad osservare la corvina subito dopo, con sguardo ancora più dubbioso, portandola ad assumere un'espressione confusa.
"Cosa?"
"No, niente."
Si trovarono a rispondere in coro, per nulla convinti della risposta data, ma fecero spallucce e si posizionarono in auto, attendendo le due. Erika la osservò con un sorriso in volto, notando quanto fosse ancora confusa l'altra, ed attese un suo movimento. Quando Alessia fu comoda sul sedile, la più piccola si posizionò tranquillamente sulle sue gambe e i suoi fianchi vennero avvolti all'istante dalle mani dell'altra, che osservava tranquilla il paesaggio fuori dal finestrino.
A guidare questa volta fu Brad, ma solo perché conosceva meglio la strada per raggiungere il campeggio tanto agognato.
Matilde, dato che era la più bassa, decise di occupare il posto centrale; in questo modo non avrebbe impedito la visuale al guidatore e in caso di manovre azzardate sarebbe stata al sicuro tra Marco e Alessia.
"Allora, Mati."
Iniziò Andrea, girandosi verso i posti posteriori con un ghigno perverso che avrebbe messo paura persino al demone più ostinato.
"Tu e Marco vi siete finalmente spinti oltre?"
"Andrea! Non sono domande da fare queste."
"Ormai state insieme da quanto? Sei anni? Qualcosa l'avrete pur fatta, no?"
Matilde arrossì furiosamente e questo bastò a svegliare l'anticristo che dormiva nascosto nel profondo della loro amica. Marco non riuscì a contenere una risata genuina che attirò l'attenzione di tutti i presenti.
"In realtà stiamo insieme da molto più tempo e sì, l'abbiamo fatto. Parecchie volte e in svariati modi e luoghi."
"Oh mio Dio! Sono così fiera di voi!"
Andrea si portò l'indice ad asciugare una lacrima di orgoglio che si era stanziata nel bordo dell'occhio, per poi sorridere come una madre fiera. Erika si girò verso i due innamorati, usando la spalla della moglie come appoggio per rimanere stabile con i movimenti dell'auto.
"A quando il matrimonio?"
I due ragazzi si osservarono per pochi istanti per poi tornare ad osservare la loro amica e rispondere in tutta tranquillità.
"Non credo ci sposeremo."
Ammise Matilde, osservando poi il suo compagno annuire in risposta.
"Preferiamo restare così. Non crediamo molto nel matrimonio."
"Che cosa?!?!?"
Si girò di scatto Andrea con un'espressione palesemente sconvolta; sembrava quasi che qualcuno le avesse trafitto il cuore al solo pronunciare quelle semplici parole.
"Come facciamo ad ubriacarci come le merde fino a non ricordare i nostri nomi?!?"
"Per quello ti basta andare al bar."
Rispose tranquilla Alessia, ricordando tutto il tempo sprecato in quei luoghi.
"Non è la stessa cosa! Ricordate quando Brad si è arrampicato al lampadario alla cena del vostro matrimonio?"
Le due scoppiarono a ridere nel ricordare quell'avvenimento, spostando poi lo sguardo sull'interpellato.
"Volevo sapere che si provava ad essere una scimmia."
Ammise con le lacrime agli occhi, continuando a mantenere lo sguardo fisso sulla strada e svoltando un paio di volte.
"Dannazione."
Si lamentò poco dopo, rallentando notevolmente la velocità del veicolo. I presenti si affacciarono in avanti per cercare di capire quale fosse il problema, mentre Andrea prese a sghignazzare senza un motivo apparente.
"Che succede?"
"La strada principale è chiusa per lavori. Ci toccherà prendere la secondaria."
"E qual è il problema?"
Chiese Alessia al fratello, poggiando il mento sulla spalla di Erika ed avvolgendola con le braccia per poterle fare un po' di coccole ben accette.
"Allungheremo di un po'."
"Non ci fa nulla. Vai."
Ordinò Andrea, socchiudendo gli occhi in maniera estremamente inquietante nel vedere la strada accidentata che avrebbero dovuto percorrere. Brad la osservò terrorizzato e decise di non obiettare, trovandosi a chiedere scusa col pensiero alla sorella. Quando vide una buca posta al lato della strada, girò di poco il volante per poterla evitare, ma le mani della moglie lo portarono dritto al centro di quel piccolo fosso, facendo sprofondare quasi del tutto la ruota e portando i presenti a rimbalzare sui sedili. Alessia tenne stretta a sé la moglie per evitare di farle sbattere il capo contro il tetto del veicolo, mentre Marco si premurò di avvolgere le spalle della compagna con un braccio per impedirle di essere sballottata qua e là.
La strada sembrò non finire più e dopo qualche minuto di calmo silenzio, nel quale la corvina aveva stretto maggiormente a sé la più piccola facendole ben intuire cosa stava succedendo, Erika le si avvicinò ad un orecchio, accarezzandole una guancia con la mano per cercare di calmare la sua agitazione che sapeva sarebbe esplosa a breve.
"Tranquilla, va tutto bene."
La più grande, spaventata dagli scherzi che avrebbe potuto farle la sua stessa voce, decise di rispondere per messaggio, in modo da non essere sentita dagli altri.
-Scusa.-
Si premurò a scrivere, abbassando il capo mortificata. Erika sorrise e si posizionò meglio sulle sue gambe, mettendosi lateralmente a lei in modo da poterla osservare in volto. Le lasciò un delicato bacio sulla guancia e prese nuovamente ad accarezzarle piano l'altra, lasciando poi riposare la mano sul suo petto.
"Non è colpa tua. E poi non sono mica arrabbiata."
Sorrise, osservando quelle bellissime pozze di ghiaccio che ritrovava sempre nei suoi sogni. Quando l'auto prese un'altra scaffa, Alessia si affrettò a baciare la più piccola per sopprimere un gemito di piacere che sapeva sarebbe arrivato; così facendo però andò ad aumentare quell'eccitazione già presente a causa delle varie scaffe e non appena si separarono si affrettò a poggiare la fronte sul petto di Erika che, nel frattempo, prese ad accarezzarle i capelli.
"Va tutto bene lì dietro?"
Chiese Brad dopo aver preso l'ennesima scaffa e aver fatto saltare tutti sui sedili. Matilde annuì mentre Marco affermava che non vi erano problemi ed Erika rispose positivamente alla domanda. Alessia strizzò gli occhi con forza e prese dei respiri profondi, prendendo nuovamente il cellulare per poter scrivere un altro messaggio alla moglie.
-Non voglio venire davanti ai nostri amici.-
Erika si accorse del respiro accelerato della più grande e di come il suo membro stesse iniziando a strattonare il tessuto con prepotenza, così cercò di trovare una soluzione per impedirle di subire quell'umiliazione, senza ombra di dubbio, architettata dalla pazza seduta davanti. Si sporse con delicatezza verso i sedili anteriori ed attirò l'attenzione del fratello della sua compagna di vita.
"Brad, possiamo fermarci dieci minuti?"
"Perché?"
Chiesero i presenti in coro, non capendo il motivo di tale richiesta.
"Devo andare in bagno."
"Tra una mezz'oretta dovremmo raggiungere una stazione di sosta."
Si intromise Andrea con il suo classico ghigno.
"Er..."
La avvisò piano Alessia come era solita fare, poggiando il capo sul poggiatesta del sedile e stringendo con forza la mascella nel disperato tentativo di resistere.
"Ma devo andarci adesso."
Ribatté la più piccola, riuscendo finalmente a far fermare l'auto nei pressi di un piccolo insieme di alberi. Scese in tutta fretta ed attese Alessia fuori dal veicolo, per poi avvicinarsi cautamente agli insiemi erbosi e nascondere bene sua moglie alla vista indesiderata degli altri.
"Ok, non ci vedono."
"Che cazzo."
I pantaloni erano già abbassati, così come i boxer, e la mano delicata di Erika prese ad accarezzarla lentamente fino a quando non fu più necessario e la più grande si liberò in un grugnito eccitato, permettendo alla sua essenza di colorare l'erba sotto di lei. Attese un paio di minuti per potersi riprendere e regolare il fiato ancora accelerato, per poi rivestirsi in tutta fretta, catturare le labbra della mora in un bacio famelico e tornare insieme alla macchina.
Presero nuovamente posto, osservate costantemente da tutti i presenti. Alessia, lievemente irritata dalla mancanza del calore della moglie e infastidita da tutti quegli sguardi, aggrottò velocemente le sopracciglia e strinse possessivamente la più piccola a sé.
"Che c'è?"
Andrea sghignazzò divertita e le rivolse uno sguardo vittorioso, indicando al marito di mettere nuovamente in moto la macchina.
"Sapevo che non avresti resistito."

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