17 - La miglior difesa è l'attacco

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Can

Si dice che in amore, come in guerra, la miglior difesa sia l'attacco.
Non ho idea di cosa stia passando per la testa di  quella donna così singolare, riesce a stupirmi continuamente con il suo modo di pensare sempre fuori dagli schemi, eccentrica e unica,  so solo  che devo agire.
Cosa significa lasciare l'agenzia?
Mentre guidavo fino alla tipografia di Akif ho pensato che la cosa migliore da fare  fosse prenderla alla sprovvista e far fallire qualsiasi sia il piano di cui parlava stamattina.
Conosco il suo ambiente, ho frequentato a lungo ragazzi che provenivano da quartieri come quello di Sanem quando ero all'università. So bene che contravvenire a certe regole può avere conseguenza molto pesanti,  soprattutto se si parla dell'onorabilità delle ragazze non ancora sposate.
Cosa starà pensando di fare?
So che sa essere testarda e coraggiosa, ma non posso permetterle di fare sciocchezze solo per liberare me da quello che lei reputa essere una costrizione mentre invece io ho scoperto che  questo fidanzamento lo voglio. Mi sono sempre fidato del mio istinto e ora mi sta dicendo in tutti i modi che è giusto onorare all'impegno preso  e se devo fare uno dei passi più importanti  della mia vita voglio accanto a me i miei "fratelli", non solo quello di sangue, ma anche e soprattutto quelli di cuore.

"Voglio chiederti di essere con me giovedì sera, insieme a Metin, per andare a chiedere la mano di questa splendida ragazza ". 

Sanem si gira di scatto verso di me con uno sguardo sconvolto che non voglio che Akif veda, così  decido di andare all'attacco.
La stringo tra le braccia come il più romantico degli innamorati e nascondo il viso tra i suoi capelli, inspirando quel meraviglioso profumo che mi fa impazzire, e le  sussurro all'orecchio. "Litigheremo dopo, ora assecondami".
Incredibilmente ubbidisce e rimane calda e morbida,  appoggiata al mio fianco,  mentre il mio amico Akif sposta  lo sguardo da me a lei chiedendo incredulo.
"Parli sul serio amico?".
Annuisco convinto, incredulo forse anche io di essere felice di quel che mi sta succedendo. 
Akif si sporge per battere una mano sulla mia spalla sorridendo. "Chi l'avrebbe mai detto. Pensavo che sarebbe stato il serio e posato avvocato Metin quello a mettere la testa a posto dopo di me, non certo Can Divit, il famoso  fotografo vagabondo sempre pronto a partire per qualche remoto angolo di mondo".
Sorrido divertito facendo il mio solito gesto con la mano ad indicare che sta esagerando.
"E' così fratello, a quanto pare questa volta tocca a me deporre le armi davanti al sorriso di una donna speciale".

Abbasso lo sguardo per incontrare quello di Sanem che mi osserva in silenzio con  un'espressione seria che mi diverte troppo, le faccio l'occhiolino e non trattengo una risata di fronte al suo alzare gli occhi al cielo esasperata.
So che vorrebbe ribattere a tono ma è troppo educata per farlo davanti al mio amico.

Torno da Akif che mi guarda attonito. "Non ho ancora parlato con Metin, passerò da lui più tardi. Intanto, poiché penso che ci sia ancora molto da aspettare per avere le stampe di prova, voglio portare la mia futura promessa sposa a pranzo  fuori. Mi chiami tu quando sono pronte Akif?".

Sorride continuando a spostare lo sguardo alternativamente da me a Sanem, come incapace di credere allo spettacolo che ha davanti,  poi annuisce.
  "Certo amico, non c'è problema".
Scuote poi la testa  ridendo apertamente. "Non riesco a  crederci, sicuro che non posso chiamare Metin per commentare la notizia shock che mi hai appena dato? Muoio dalla voglia di dirgli che stai per capitolare prima di lui".

Mi alzo  continuando a tenere stretta la  mano di Sanem nella mia.
"Non ti azzardare. Guarda che me ne accorgo dalla sua reazione se gli hai già dato la soffiata capito? Acqua in bocca Akif, ci vediamo dopo amico".

La porto  ancora una volta via con me tenendole la mano, fuori dall'agenzia e verso il mio fuoristrada. Mi segue arrendevole per un po' poi, una volta arrivata davanti alla portiera  lato passeggero, strattona via la sua mano affrontandomi con decisione.
"Ne yapıyorsun, cosa stai facendo? Come ti è venuto in mente di invitare il tuo amico ad accompagnarti a casa mia giovedì sera? Ma hai ascoltato qualcosa di quello che ti ho detto stamattina?",

E' furiosa, gli occhi scintillanti di indignazione, le guance arrossate.
E' semplicemente meravigliosa.
Sento l'impulso irrefrenabile  di stingerla a me, faccio un passo verso di lei  in modo da far aderire il mio corpo al suo intrappolandola contro la portiera dell'auto. Le mie mani sulle sue guance e i miei occhi fissi nei suoi per un tempo interminabile, rimarrei così per sempre. Abbasso piano lo sguardo su quelle labbra che sembrano non chiedere altro che di essere prese e  assaporate  dalle mie, è quel che  sogno di fare ogni notte sin da quando l'ho baciata per la prima volta  a teatro.

In questo momento però la cosa più importante è mettere in chiaro la situazione quindi  con convinzione  le dico come stanno le cose.
"Io, giovedì sera, sarò davanti alla porta di casa tua. Non ci sono piani da mettere in atto, non ci sono espedienti da ideare. Tu ed io abbiamo segnato il nostro destino nel momento in cui abbiamo lasciato quel party mano nella mano. Prima lo accetterai e te ne farai una ragione meglio è".

Chiude gli occhi, come a voler raccogliere la forza per parlare e poi con voce sussurrata mi fa una  domanda a cui neanche io so rispondere in questo momento.

"Perché?
Perché hai accettato di fare una cosa del genere?
Sei consapevole che ti stai legando a me per sempre?"

Sento il suo respiro caldo  sulle mie labbra, un invito quasi irresistibile a prenderle per non lasciarle mai più, ma  devo darle una risposta, so che non posso sfuggire.

"Perché è giusto che sia così.

Perché sono un uomo d'onore.

Perché ho dato la mia parola a tuo padre e non è mia abitudine tirarmi indietro.

Perché so che se non lo facessi  per te sarebbe la rovina sociale di fronte al tuo quartiere.

Perché non scherzavo quando ho detto ad Akif che ai miei occhi sei splendida..."

La sento trattenere il fiato mentre fissa uno sguardo incredulo nel mio, come incapace di accettare che quanto ho appena finito di dire sia vero, poi mi prende alla sprovvista abbassandosi per  sfuggire alla presa delle mie braccia, rifugiarsi qualche passo più in là ed affrontarmi agguerrita.
"Can Divit, ascolta bene questa volta,  ti ho detto che non voglio che tu ti sacrifichi in un rapporto che in una situazione normale non avresti mai scelto.  Io ho già deciso cosa fare..."

"Sì, e cos'è che  intendi fare esattamente? Lasciare l'agenzia? Cosa risolveresti andandotene?".

"Non intendo lasciare solo l'agenzia, intendo ricominciare da capo con la mia vita.
Altrove".

Scuoto la testa incredulo. Vuole andarsene?
No, non posso permetterlo.
Non so spiegarmi fino in fondo  neanche io perché l'idea che possa partire, di non vederla più, mi risulti così intollerabile.
No, non la lascerò andare, mai.

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