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Can

Non sopporto che quell'uomo,Osman mi pare si chiami, non posso tollerare che  la tocchi.
Penso in realtà di non riuscire a sopportare che nessun uomo la tocchi o anche solo posi lo sguardo su di lei.
E' stato proprio a causa di questa mia inspiegabile sensazione di possesso nei suoi confronti che in fin dei conti questa sera mi trovo qui e siamo arriviti a questo punto.

Qualche giorno fa l'ho trascinata via dal party e lontano da Fabri proprio perché non potevo permettere che quell'uomo la toccasse o anche solo la guardasse con un certo sguardo. Quello è stato l'inizio di tutto ed è così che siamo arrivati ad oggi.
Mi sciolgo dall'abbraccio di Akif per raggiungerla e sottrarla alle braccia di quell'uomo che non l'ha meritata. Se davvero l'avesse amata avrebbe dovuto rivendicarla  agli occhi dei genitori e  del mondo intero come sto facendo io stasera. 
Poggio una mano sul suo fianco e  la stringo a me mentre  mi frappongo tra lei e Osman, la prendo tra le braccia e indirizzandole un sorriso rassicurante le chiedo come si sente.
Rimane in silenzio mentre fissa il suo sguardo nel mio con un'espressione di una  fragilità estrema, una vulnerabilità che sa toccare il mio cuore.  Sono ben consapevole che sin dal primo momento in cui li ho incrociati, quei grandi occhi nocciola, sono stati capaci di  arrivare a  corde profonde del mio animo solitario.
Durante il nostro primo incontro in agenzia, già prima di sapere che era la misteriosa donna del teatro,  sentendola sparlare di me con Guliz e Cey Cey non ero rimasto indifferente al suo fascino e con il tempo il suo candore aveva saputo arrivare dove nessuna donna mai aveva potuto . Tutta colpa di quegli occhi enormi e quelle labbra carnose e rosee che  mi attirano e...
Prima che perda il controllo di fronte alla sua famiglia e ai miei amici mi allontano mettendole un braccio sulla spalle per  guidarla verso sua madre.

Saluto Mevkibe con il tradizionale baciamano  dovute alle persone a cui si deve rispetto per poi  tirare fuori dalla tasca della giacca l'astuccio con gli anelli che ho comprato nel pomeriggio. E' stato strano ed emozionante entrare in una gioielleria e chiedere di vedere gli anelli di fidanzamento, non pensavo di essere pronto per una cosa del genere ed invece mi è piaciuto. Ho pensato solo a lei e l'idea che da quella sera in poi avrebbe avuto al dito il mio anello e non quello di Osman mi ha fatto sentire bene,  forse anche troppo bene.
"Ecco signora Mevkibe...i nostri anelli".
La mamma di Sanem mi indirizza il più bello dei sorrisi, è incredibile il calore che riesce a trasmettermi con ogni gesto questa donna dallo sguardo buono ed il sorriso benevolo che mi fa sentire accolto, a mio agio. Fa un cenno con il capo visibilmente emozionata e si allontana sorridendo,  l'astuccio di velluto rosso tra le mani e gli occhi lucidi.

E' Nihat a questo punto ad avvicinarsi a noi. Saluto anche lui con il rituale baciamano,  ma mi  ritrovo ben presto strizzato nel suo abbraccio entusiasta mentre mi dice: "Vieni qui ragazzo, non c'è bisogno di tutte queste formalità, sei uno di famiglia ormai".
Le sue parole mi emozionano quasi quanto le sue braccia che stringendomi stanno inconsapevolmente alleviando una grande mancanza, quella di mio padre, da sempre il mio unico punto di riferimento in una vita priva di affetti familiari.

Ci allontaniamo emozionati entrambi scambiandoci uno sguardo di intesa che vale più di  mille parole. Nihat mi sta dicendo che si fida di me, che è felice di affidarmi il suo bene prezioso, la sua Sanem. Vorrei dirgli che può stare tranquillo e che il suo erkenci kus è in buone mani,  ma ecco tornare Mevkibe con un vassoio su cui ha posato una forbice e  i due anelli legati dal tradizionale nastro rosso, il "kurdela".

Siamo arrivati ad un altro momento importante del cerimoniale tradizionalmente previsto per questa serata. E' compito di  Nihat, quale rappresentante più anziano della famiglia,  procedere con il taglio del nastro.
Preleva le forbici dal vassoio mentre  io prendo gli anelli e con la gola chiusa per l'emozione  mi giro verso Sanem. La guardo per un attimo intensamente negli occhi cercando  di rassicurarla mentre  io stesso voglio convincermi che sia la cosa più giusta da fare,  abbasso lo sguardo sulla sua mano e faccio scivolare  l'anello sul suo dito sottile. Tornando per un attimo a guardarla negli occhi le sorrido annuendo incoraggiante ed  indosso il  mio  per poi girarmi  insieme a lei verso il Nihat. Ha gli occhi lucidi ed è visibilmente emozionato, afferra con due dita  il nastro rosso che unisce i nostri anelli pronto a tagliarlo mentre  si schiarisce la gola prima di parlare.

"Can, Sanem, oggi è il giorno del vostro fidanzamento, un giorno speciale in cui iniziate un nuovo percorso insieme, il momento in cui la pagina dell'uno incontra la pagina dell'altro  e insieme iniziate a scrivere il libro della vostra vita. Che Allah possa sempre proteggere la vostra unione"

Pronunciate queste bellissime parole con la voce spezzata dall'emozione Nihat taglia il nastro tra l'applauso e le grida di giubilo di tutti i presenti. Mi giro verso Sanem e la guardo intensamente negli occhi, è emozionata, ha gli occhi lucidi toccata dalle parole del padre come lo sono io.  Le sorrido e sussurro piano "Iniziamo a scrivere insieme il libro della nostra vita Sanem?".  Mi guarda con i suoi enormi occhi sgranati, sento le sue mani stringere ancora più forte le mie mentre ricambia timidamente  il mio sorriso, distoglie per un attimo lo sguardo e poi torna a sprofondarlo nel mio mentre annuisce. 
Tutti vogliono ancora una volta congratularsi con noi, veniamo divisi e trascinati di nuovo in un vortice di baci, abbracci e felicitazioni.  Solo molto dopo riesco a raggiungerla di nuovo per stringerla  a me posandole una mano sul fianco mentre Mevkibe sta raccontando a tutti anedotti divertenti del suo fidanzamento con Nihat.  Al momento del congedo so che dovrei andare via con mio fratello e i miei amici, che magari vorrebbero andare a fare baldoria per festeggiare, ma ho altri piani, piani che non possono essere più rimandati ora che Sanem sa che sono l'albatross.

Mentre scendiamo le scale affianco  i genitori di Sanem. " Con il vostro permesso vorrei  portare Sanem   sul lungomare per una passeggiata, abbiamo trascorso pochissimo tempo insieme in questi giorni e..." Nihat  non mi permette neanche finire di parlare, poggia una mano sul mio braccio  sorridendo. "Ma certo Can, è normale che vogliate trascorrere del tempo insieme, non c'è problema, vero Mevkibe?" Con il suo solito sorriso bonario la madre di Sanem annuisce "Certo figliolo, andate pure, avete bisogno di un po' di tempo per voi".
E ancora una volta quel "figliolo" arriva a sollecitare sentimenti che per anni avevo cercato di tenere a bada, bisogni che non volevo riconoscere, ma che ora non ho il tempo di analizzare. Subito fuori dalla porta di casa salutiamo tutti, abbraccio mio fratello e  i miei amici sorridendo delle loro battute sul fatto che ormai sono caduto in trappola, bacio la mano dei genitori di Sanem  per poi posarle con fare possessivo un braccio sulle spalle mentre  saluta Ayhan e Osman.
Voglio che sia ben chiaro come stanno le cose ora, Sanem è una donna fidanzata, la mia fidanzata, non c'è più spazio per nessun altro, men che meno per quell'uomo che le ha regalato un sontuoso anello per poi non aver mai avuto il coraggio di farsi avanti.  Mentre ci dirigiamo in silenzio verso il lungomare tolgo il braccio dalle sue spalle e prendo la sua piccola mano nella mia. Abbassa lo sguardo sorpresa sulle nostre mani unite ma rimane in silenzio, un silenzio che ci accompagna fino alle rive del Bosforo dove mi guida sicura tra gli scogli fino ad uno scoglio piatto proprio di fronte alla bellissima Torre di Leandro illuminata nel buio della notte.

 Ci fermiamo una accanto all'altro ad osservarla a lungo in silenzio poi si gira lentamente verso di me e inclinando la testa di lato mi osserva, gli occhi scintillanti alla luce fioca che arriva dai lampioni del lungomare.

In un sussurro la sento dire "Sei tu..."

Annuisco mentre mi avvicino a lei fino a sfiorarla  per sussurrarle piano all'orecchio. "Sono io, sono sempre stato io..."




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