Capitolo 30

49 4 0
                                    

Ariana

Chiudo la porta della mia camera da letto dietro di me e mi appoggio ad essa, incrociando le braccia sul petto, fisso con aria assente la schiena di Michael mentre fruga nella sua valigia.

Afferra un paio di boxer, fa cadere a terra l'asciugamano intorno alla vita, mostrandomi il culo, e se li mette. Si gira e mi dà un'occhiata da capo a piedi prima di lasciarsi cadere sul letto.

Nessuno di noi parla. Sta iniziando a infastidirmi e mi fa venire voglia di alzare gli occhi al cielo dietro la testa.

Faccio finta di guardare l'orologio. «Prima parliamo, meglio è, Michael.»

«Non sono io quello che dovrebbe chiarire nulla» ribatte. «Sei tu quella che ha pronunciato quella parola.»

Sbuffo. «Quale? 'Debole'?» Mimo le virgolette.

Lui annuisce. «Sì, quella. Cosa dovrebbe significare?»

«Sei così stupido che non capisci perché l'ho detto?»

Mi sbatte le palpebre. «Forse sì. So come entrarti nella testa, ma forse non riesco ad andare così in profondità. Spiega.»

«Cosa vorresti sentire, eh?» dico, alzando le mani in aria.

È così frustrante. Perché non capisce perché ho pronunciato quella parola e non una più pericolosa?

Perché? Vuole sentirla così tanto?

È difficile per me. Esprimere i miei sentimenti. Soprattutto quando non so come si sente l'altro. Ecco perché a volte sono così sarcastica.

Quando si accorge che sono persa nella mia testa, parla. «Senti, quello che mi piacerebbe sentire è come ti senti riguardo a tutta questa faccenda...»

Lo interrompo. «Ascolta te stesso, hai appena usato la stessa parola.»

«Questo è il punto!» scatta. «Voglio sapere cosa siamo, perché proprio non lo so e te lo sto chiedendo.»

«E se te lo chiedessi io?» stringo gli occhi su di lui.

Scuote la testa. «Non importa quello che dico. Voglio sapere cosa hai in mente.»

Nella mia mente c'è solo un pasticcio di sentimenti contrastanti, confusione e insicurezze.

«Io...Michael, io...io...» balbetto, le lacrime che mi pungono gli occhi e la voce che si spezza. Mi sento così sopraffatta, ma non piangerò. No.

Inspiro ed espiro molto lentamente, strofinandomi le tempie con le dita.

Michael si alza dal letto e si avvicina a me, e mi prende a coppa la guancia con la mano. «Ehi, guardami.»

E lo faccio. Senza esitazione, guardo i suoi occhi color ambra.

Mi prende la mano e se la posa sul pettorale sinistro; riesco a sentire il battito del suo cuore. «Ari, dimmi di cosa hai paura.»

«Ho paura di così tante cose, Michael» gli dico sinceramente.

«Voglio che tu mi racconti tutte le tue paure. Possiamo stare qui tutto il giorno e la notte, finché non mi dici tutto, non mi interessa.»

Quest'uomo... Come si fa a dirgli 'no' quando dice cose del genere? Mi fa venire voglia di riversare di nuovo il mio cuore nel suo, ogni singolo giorno della mia vita.

Ed è esattamente quello che faccio.

«So che non dovrei aver paura di questo, ma lo sono ancora. Ho paura che il passato possa ripetersi, che ci possa succedere qualcosa di brutto. Non voglio che questo sia solo un passatempo per te. Ho paura che tu mi lasci presto o tardi. E non voglio che tu lo faccia, Michael. Ci tengo a te, non mi sono mai sentita così attaccato a qualcun altro.» Mi fermo, facendo un respiro profondo. "Tutto quello che voglio sei tu al mio fianco, voglio essere tua per tutta la vita. Promettimi che mi darai la tua vita, Michael. Dammi la tua vita, dammi la possibilità di amarti per sempre.»

La risposta che ottengo è un bacio appassionato e affamato. Preme il suo corpo contro il mio e apre le mie labbra con la lingua.

«Cazzo, Ari. Te lo prometto. Ti prometto che ti darò tutto quello che vuoi. Una vita e più. Tutto l'amore che ho nel mio cuore è per te, tutto per te. Ti amo così tanto, ti darò il mio tutto per te.» Sorride il più luminoso di tutti i sorrisi.

Alzo la mano per toccargli la fossetta con l'indice. «Avresti potuto dirmelo, sai? Così non mi sarei contorta le budella per niente.»

«Anche un uomo ha le sue paure, tesoro» dice con tono canzonatorio. Ed eccoci qui.

«Oh, allora mi dispiace tanto. Ma avresti potuto dirmelo proprio come ho fatto io, idiota.»

Alza un sopracciglio scherzosamente. «Ora che suppongo che siamo una cosa seria»—sottolinea quella parola—«mi aspetto che mi chiami 'amore', e non brutti nomi.»

Alzo gli occhi al cielo e lo spingo indietro dolcemente. «Puoi sognarlo, non ti chiamerò mai così. Non mi piacciono i soprannomi, tranne 'piccola'. Mi piacerebbe che mi chiamassi così ogni volta che vuoi.» E pensare che mi dava fastidio quando mi chiamava piccola una o due volte.

Sorride. «Sai cosa mi piacerebbe fare invece?»

«Che cosa?»

«Fare l'amore con te per tutta la vita, piccola

Gli do un bacio sulle labbra mentre lo spingo sul letto e mi metto a cavalcioni. «Siamo d'accordo su questo.»

Il Colore delle Sue LabbraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora