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<<Ei, Alessia>>.

Alzai solo lo sguardo, non avevo voglia di parlare.

<<Perché non vai a giocare con gli altri bambini?>>.

Di nuovo? Me l'avrete fatta in dieci questa domanda, non mi vogliono.

<<Sto bene qui, da sola>>.
<<Dai su, sono simpatici gli altri bambini, guarda, vai a giocare con Lia e Nora>>.

Tra tutti i bambini di questa classe, perché proprio loro?

<<In realtà preferisco andare a giocare con Elja, in questo caso>>.

Come faccio a ricordarlo ancora così bene?

<<Ma Elja è maschietto, vai a giocare con le bambine dai>>.

Perché non posso giocare con un bambino?

<<Ma maestra, io...>>.
<<Niente ma, dai vai a giocare con le bambine>>.

Ovvio, prima te lo chiedono in maniera gentile, in realtà è sempre stato un obbligo. Perché camuffarlo ai bambini? Non siamo così stupidi. Ho 4 anni ma non è che non capisco nulla.

Ero intelligente anche da bambina, questa cosa mi fa molto ridere.

Non voglio andare a giocare con quelle due, so bene quanto sto loro antipatica.
La Maestra Paglia è dietro di me che mi fissa, ma perché non si può fare i fatti suoi, io volevo solo giocare da sola.

Maestra Paglia, non era questo il suo nome, era simile, però aveva i capelli gialli paglia quindi è l'unico "nome" che ricordo.

Mi dirigo verso Lia e Nora, mi stanno già guardando con quello sguardo che prenderei a sberle se non mi mettessero in punizione subito dopo.

<<Che cosa vuoi?>>.
<<La Maestra ha detto che devo giocare con voi, a cosa giocate?>>.
<<Eww, noi non vogliamo giocare con te, sei brutta e strana, vai via>>.

Strana?
In che senso strana?
No, io non sono strana, non è vero.
Perché ho dato retta alla Maestra?
No, non dovevo.
Perché sono così cattive?
Non ho fatto nulla di male.
No, non è giusto.

Mi giro e vado via correndo mentre Nora e Lia mi prendono in giro.
Le lacrime scorrono sul mio volto come se mi stessero togliendo la parte più importante di me.

<<Perché piangi?>>.

È Elja, almeno lui mi capirà magari.

<<Nora e Lia dicono che sono strana, lo pensi anche tu?>>.
<<No, però sei sempre sola>>.
<<E questo che cosa c'entra?>>.
<<Tutti pensano che sei strana, ma è solo perché ti vediamo sempre sola, io non credo tu sia strana>>.
<<E perché?>>
<<Il mio fratellone è come te, sta sempre solo, però è una persona molto buona>>.
<<Oh...grazie>>.
<<Di nulla, vieni a giocare con me?>>.
<<La Maestra ha detto che non posso giocare con te perché tu sei maschio>>.
<<È una cosa stupida>>.
<<Non si dice!>>.
<<Lo so, è per questo che l'ho detto>>.

Detto questo si gira e torna a giocare come se nulla fosse successo.
Se sa che non si dicono queste parole, perché l'ha detto?

Elja è sempre stato un piccolo ribelle, io ho capito dopo cosa volesse dire, ma sono comunque riuscita a diventare peggio di lui.

<<Alessia, c'è la mamma>>.
<<Mamma, andiamo a casa?>>.
<<Certo, aspetta un secondo però>>.
<<Ok, arrivo subito allora>>.

Faccio una breve corsa e vado ad abbracciare Elja, di solito è silenzioso, strano mi abbia parlato.

Non capisco questa concezione della gente nel pensare che i bambini non capiscono, a volte capiscono molto di più di certi ragazzi o adulti. Mi ricordo com'ero da piccola, facevo la finta stupida mentre piano piano memorizzavo tutto ciò che dovevo sapere per ottenere sempre ciò che volevo.

Elja non mi guarda in modo schifato come mi aspettavo, ricambia l'abbraccio e senza dire niente mi lascia tornare da mia madre.

Chissà, magari il destino mi farà rincontrare Elja un giorno.

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