Nei mesi successivi, fino a febbraio, cercai di non farmi notare. Mai.
Ma fu molto difficile, direi addirittura impossibile. Perciò fu tutto, fottutamente, inutile.Ci vollero due cazzo di mesi perché la gente si dimenticasse dell'accaduto con Peter.
Mi sono sembrati una cristo di infinità questi mesi, davvero, sembrava che nessuno si volesse dimenticare di ciò che è successo con quello stronzo di Peter.
Ora è gennaio, sono esausta del mondo come delle persone.
Mi sembra vada tutto sempre peggio, gli occhi sempre fissi su di me fanno male.
Li sento, mi trapassano l'anima da parte a parte. Mi stropicciano e poi mi lasciano andare. Credono che con delle scuse, costretti a farmele dalla professoressa quelle poche volte che parlavo, si risolvano le cose.
Mi stropicciano e pretendono che quando poi, mi riaprono, io torni uguale a prima. Ho le pieghe, ho i segni, le cicatrici di una vita che mi porto sulla schiena non se ne vanno così in fretta.
Nessuno ti capirà mai fino a quando qualcuno proverà il tuo stesso dolore, cioè mai. Nessuno mai soffrirà come soffri tu. Siamo persone tutte diverse, non si può pretendere di trovare qualcuno che soffra al nostro stesso modo, giusto?
Anche se l'ho sperato per così tanto tempo ma, alla fine, non è mai arrivato.
* * *
Non so che mi prenda, mi sento malissimo, vorrei solo smettere di pensare per un cazzo di istante. Ho bisogno di sfogarmi, ma come?
Mi sembra di muovermi da sola, senza controllo. Afferro il paio di forbici che ho nell'astuccio e le infilo in tasca, non so nemmeno che voglio fare.
Alzo la mano.
"Prof, posso andare in bagno?"
"Sì, vai."Mi alzo, ho le gambe che tremano ma, come al solito, nessuno se ne accorge.
Classico.Esco dalla classe, sento di nuovo gli occhi addosso. È orribile, come se mi stessero sparando.
Ogni.Singolo.Colpo.Mi.Uccide.Di.Più.
Arrivo in bagno, entro. Non c'è nessuno.
Mi chiudo a chiave dentro un cesso.Il mio corpo si muove da solo, non so cosa vuole fare.
Prendo la forbice dalla tasca, alzo il polso e...
Sangue, del sangue sta gocciolando per terra. È il mio braccio.
C'è un taglio su di esso.
E sta sanguinando.Ma cosa sto facendo?
Eppure... mi fa sentire meglio.
Sento la testa leggera, come se i pensieri stessero diventando vecchi ricordi.
Non mi basta, ne voglio ancora.
Un'altro e basta.
Sento il freddo della lama tagliarmi la pelle, il rosso scuro del sangue scorre giù, seguendo la linea della vena più esposta sul mio avambraccio.
Mi sento così leggera.
Solo un ultimo, poi torno in classe.
Guardo il soffitto mentre la manica della mia felpa nera si sporca del sangue che nessuno riuscirà a vedere, appunto per il colore della felpa.
Mi sento così bene, riesco quasi a sorridere, mi sembra di stare in paradiso.
Da quel momento lo feci ogni singolo giorno, ogni giorno un po' di più. Nessuno riusciva a vederlo.
Nessuno ci sarebbe mai riuscito.Andavo in bagno una volta ogni due ore, i miei compagni di classe mi prendevano in giro credendo avessi la vescica piccola.
Non mi importava, sarei tornata a stare bene qualche minuto dopo.
Guardo il mio braccio riempirsi sempre di più, non c'è quasi più spazio.
Dovrei cominciare il sinistro.
Ma poi come faccio a nasconderlo a mia madre?
Quella pretende che io mi spogli davanti a lei quando mi faccio la doccia. Così può prendere i vestiti e buttarli subito a lavare, ma nel mentre viola me e il mio corpo.
Odio questa cosa.
Che diritto ha lei di vedermi nuda, ogni singola volta che mi devo fare la doccia?
Quando le ho chiesto se poteva smettere di fare questa cosa mi ha riso in faccia.
"Guarda che ti ho vista nascere, cosa hai da nascondere, ti vergogni? È perché non sei più vergine? Guarda che ti porto dal ginecologo per capirlo."
Solo io posso dire se sono vergine o meno, il ginecologo non può saperlo. La rottura dell'imene non è una cosa che si può vedere.
Comunque sia, cazzo, ho dodici fottuti anni.
Mi spoglio davanti a lei e riesco a nascondere il braccio abbastanza bene, dietro la schiena.
Ma se riempirsi entrambe le braccia di tagli, con che mano le darei i vestiti?
Si vedrebbero, e anche se non fosse, due braccia dietro la schiena sono un po' sospette, penserebbe che sto nascondendo qualcosa e mi obbligherebbe a fargliele vedere.
È così strano che una ragazzina di dodici anni voglia avere un po' di privacy per il proprio corpo?
Non pensavo.
Infatti, non è strano.
Non importa, comunque sia continuerò sul braccio destro.
Povero.
E fu così che andai avanti fino a febbraio.
Febbraio quando ebbi la più grande grazia che potessi avere, forse una ricompensa per essere ancora in vita.
La realtà è che per poco, però, stavo per non esserlo.
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give me a breath
Teen Fiction⚠️POTREBBE ESSERE TRATTO DA UNA STORIA VERA, A VOI LA SCELTA⚠️ • Non c'è sempre un lieto fine. • Fidarsi per un disperato bisogno di qualcuno, di affidare la propria felicità a qualcuno. • No, non è mai semplice chiedere aiuto. • Le scelte scontate...