8.

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Natalie

Mi sveglio a causa di un peso che non mi permette di respirare, qualcosa di veramente massiccio mi preme sulla pancia. Apro lentamente gli occhi e abbasso lo sguardo.
Cazzo!
Il braccio di Thomas. É il braccio di Thomas a trovarsi sulla mia pancia. In quel momento mi rendo conto della posizione in cui ci troviamo. Lui si trova dietro di me, appiccicato a me!
Mi sveglio a causa di un peso che non mi permette di respirare. Apro gli occhi lentamente per abituarmi alla leggera luce che penetra dalla finestra, davanti a me o, per essere precisi, a pochi millimetri dal mio viso mi ritrovo il volto rilassato di Thomas. Inspiro violentemente, mi immobilizzo.
Cavolo, è così bello.
Alzo il braccio per poter guardare l'ora sul mio orologio. Sono le sette meno un quarto, mi madre a breve si sveglierà e verrà a svegliare anche me.
«Thomas.» Bisbiglio scuotendolo appena.
Non ricevendo risposta ci vado un po' più aggressiva.
«Thomas!» Lo scuoto più forte e finalmente inizia ad aprire gli occhi.
«Pepper che c'è?» Dice affondando la testa tra i miei capelli e stringendomi per farmi avvicinare ancora di più a lui.
Non vorrei farlo ma sono costretta a svegliarlo.
«Thomas, dobbiamo alzarci. Tra poco mia madre verrà a svegliarmi e ti assicuro che non la vuoi vedere incazzata.»
Sbuffa e si alza. Mi rendo conto solo in quel momento che indossa solo i boxer. Ma quando li ha tolti?
«Cazzo, Thomas, copriti.» Dico portandomi le mani davanti agli occhi.
«Non fare finta che non ti piaccia quello vedi.»
«No, non mi interessa vedere, è diverso.»
Sbuffo e mi alzo solo quando lui mi dice che ha fatto. Apro la finestra e lo faccio uscire, si ferma sul tetto e si gira di nuovo verso di me.
«Ci vediamo qui fuori tra poco, Pepper.» Si allunga verso di me e mi stampa un leggero bacio sulla guancia.
Mi scappa un sorriso mentre inizio ad accostare la finestra.
Lo vedo saltare giù e, in quel momento, la porta della mia camera si spalanca rivelando mia madre già pronta.
«Nat è ora di...» Si blocca vedendomi già in piedi.
«Oh, sei sveglia. Che ci fai li?»
«Beh, volevo far cambiare un po' l'aria.»
«Brava tesoro c'è odore di...» Fa un passo in avanti nella stanza annusando l'aria.
«Uomo.» Credo che sul mio viso abbiano attraversato tutte le possibili gradazioni di rosso.
«Non è un buon segno tesoro, da quanto non fai una doccia?»
Sbuffo spingendola fuori dalla stanza facendola ridere.
Mi avvio alla scrivania per prendere il mio pacchetto, ho proprio bisogno di una sigaretta. Lo prendo e, sentendolo troppo leggero, lo apro. Non ci posso credere, è finito.
Mi lascio cadere sul letto esasperata e il profumo di Thomas mi avvolge facendomi rilassare.
Mi giro a pancia in giù e in quel momento noto una cosa sul comodino.
Una sigaretta! Mi ci lancio sopra e solo quando ci sono vicino noto un bigliettino, proprio sotto di essa.
'Le hai finite, ho pensato che ne avessi bisogno.'
Deve averlo lasciato mentre avevo gli occhi coperti.
Questo ragazzo merita una statua, è deciso.

Dopo aver fumato la mia amata sigaretta vado in bagno per lavarmi, una volta finito anche di vestirmi mi do una passata di mascara. Sto per scendere quando mi fermo davanti allo specchio e, come controllata da una forza innaturale, mi giro tirando su i capelli.
C'è da dire che è davvero bello, è piccolo ma dettagliato, credo proprio che mi ci abituerò volentieri.
«Tesoro ti vedo strana, hai dormito male?»
Vorrei dirle che ho dormito a malapena due ore ma chiederebbe spiegazioni.
Ah beh sai mamma, sono scappata di casa ieri notte, mi sono unita ad una specie di gang di mafiosi e, ah giusto, ho un tatuaggio dietro al collo.
Opto per una risposta più semplice.
«No mamma, tutto bene.»
Non sembra molto convinta ma lascia stare.
Una volta finito tolgo la mia tazza, le lascio un bacio sulla guancia e scappo fuori. Thomas è appoggiato alla sua auto, una gamba tirata su appoggiata alla ruota, una sigaretta tra le dita e un leggero vento a scompigliarli i riccioli neri.
Mi avvicino a lui che, quando mi vede, mi sorride all'istante, un sorriso sincero che mi scalda il cuore.
«Grazie per la sigaretta, mi hai salvato la mattinata.» Gli dico mentre saliamo in auto.
«Non c'è di che, Pepper.» Si tasta le tasche per poi tirare fuori un pacchetto di sigarette, un pacchetto di Marlboro rosse.
«Ho pensato che passandoci adesso avremmo fatto tardi a scuola quindi...»
«Tu sei il mio salvatore.» Gli sorrido prendendo il mio portafogli per pagarglielo.
«Ma che fai? Non ci pensare nemmeno.» Dice allontanando la mia mano che teneva i cinque euro.
«Ma io-»
«Tu niente Pepper. L'ho voluto fare per te, non mi devi niente.»
Ok, è ufficiale, comincio a prenotare i materiali, in versione marmorea sono sicura che starà benissimo.
Lo ringrazio con un enorme sorriso.
Quando parte noto subito dietro di noi che anche due delle macchine che, da ieri sera, sono state parcheggiate davanti casa mia ci vengono dietro.
«Abbiamo anche la scorta adesso?» Gli dico ironicamente. Non mi giudicate, le situazioni complicate non riesco a fare altro che affrontarle ridendo. Il ricordo della me undicenne che scoppia a ridere al funerale di mia nonna mi fa sorridere. Non ho mai provato tanto dolore quanto ne ho provato alla sua morte ma non ne ho potuto fare a meno, conoscendola avrebbe riso anche lei.
«Eh già. Staranno appostati davanti la scuola, per ogni evenienza.»
Annuisco mentre tamburello le dita sul ginocchio a tempo di musica.
«Sei pronta per domani?»
«Domani?»
«Il ballo Pepper.»
«Ah, giusto.»
«Penso che mi riterrò offeso.»
«Ma no, è che con tutto quello che è successo non mi è minimamente passato per la testa.»
Mette un finto broncio per un attimo per poi continuare a parlare.
«Dopo scuola dovrai venire con me in un posto.»
«E cioè?»
«Sorpresa, Pepper.»
«Non mi piacciono le sorprese.»
«Questa ti piacerà.»

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