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Natalie

A volte mi sento come se non esistessi realmente. Mi sento svuotata di ogni parte di me mentre l'involucro resta lì: in camera, in classe o, in questo caso, in aereo. Sono da sola, sto andando in contro ad una nuova vita ma a me sembra solo di perderla, ogni metro in più che faccio verso il cielo.
Mia madre si trova già li, a Los Angeles, è partita qualche ora prima di me per permettermi di salutare quei pochi amici che mi ero riuscita a fare nei sei mesi che sono passati dal nostro trasferimento e, nel frattempo, occuparsi delle ultime cose della nuova casa. Io non l'ho ancora mai vista, se non in foto, ma so già che non riuscirò mai a sentirla 'casa mia'. Immagini casuali mi si frammentano nei pensieri: il mio letto poi il corridoio buio, urla, sangue e poi buio totale.
Va avanti così da quella fatidica notte, ormai mi capita di rado di dormire una notte intera, a scuola sono sempre andata piuttosto bene ma da quando è successo non ho più la forza di fare nulla. Ma devo resistere, dice mia madre, devo fingere o scopriranno tutto.
Gli applausi degli altri passeggeri mi fanno tornare in me, siamo arrivati.

Una volta scesa dall'aereo e preso le valige mi dirigo verso la porta davanti alla quale mi aspetta mia madre con un sorriso a trentadue denti stampato in viso.
«Ciao, tesoro mio!» Mi abbraccia dandomi un forte bacio sulla guancia.
«Ciao, mamma.» Mi sforzo di sorridere anche io.
«Come è andato il viaggio? A casa è tutto pronto, sai? Sono sicura che ti piacerà tantissimo.» Ci incamminiamo verso la macchina e mia madre prende una delle mie valigie per aiutarmi.
«Il resto delle tue valige è già in camera tua. Quando arriviamo fila in doccia che poi ci aspetta una serata a base di pop corn e commedie romantiche.» Mi sorride e non posso fare a meno di sorriderle anche io. Non posso odiarla, è mia madre, siamo sempre state io e lei contro tutto il resto.
Ma Dio, quanto vorrei che le cose fossero andate diversamente.
Lungo la strada tengo lo sguardo fisso fuori dal finestrino mentre in radio passano una canzone di Conan Gray: Family line. Questa canzone descrive la mia vita a pieno, è la mia canzone.
Il sole sta tramontando e gli ultimi sprazzi di arancione si stagliano al limite del deserto che ci circonda. Magnifico.
Dopo quasi un'ora di macchina arriviamo davanti ad un grande cancello nero che, non appena mia madre clicca un tasto su un telecomandino, si spalanca permettendoci di entrare. Una viale che porta ad un garage coperto, il prato che ci circonda e dei sassi che, impiantati a terra, creano un sentiero per l'ingresso della casa. Sembra un film.
«Tesoro che ne pensi?»
«Sembra bella mamma, spero davvero di trovarmici bene.»
«Ne sono sicura.» Si blocca per farmi una leggera carezza.
«Su, andiamo a vedere tutto il resto.»
La casa non è gigantesca ma non si può nemmeno dire che sia piccola.
All'ingresso c'è una graziosa veranda dove ad un angolo si trovano delle sedie ed un tavolino.
La porta nera, che fa contrasto con il bianco limpido del resto della casa, si spalanca lasciandomi a bocca aperta.
Un grande salone ci accoglie, sulla destra si trova un enorme divano nero e un tavolino basso, alla parete c'è una gigantesca libreria che prende l'intero spazio, tranne il centro in cui è posizionata una televisione.
«Wow, mamma è tutto così bello.»
Lei applaude come una bambina.
«Vieni ti faccio vedere la cucina.»
«No mamma, voglio vedere la mia camera.»
«Oh e dai tesoro, fammi contenta.»
Sbuffo divertita e la seguo. Anche la cucina è bellissima, tutta bianca con una penisola centrale e quattro sgabelli che la circondano.
Noto la mia tazza di quando ero bambina, no ok la uso tutt'ora, è a forma di elefante ed è bellissima.
Sorrido, non posso evitarlo.
«Dai lo so che non vedi l'ora. La tua camera è in fondo al corridoio a sinistra.» Le sorrido e sfreccio su per le scale. Passo davanti ad un bagno e una camere da letto che, notando l'arredamento, presumo sia quella degli ospiti. Noto con piacere che la camera di mia madre si trova al lato opposto del corridoio rispetto alla mia. Privacy, che bello.
Spalanco la porta e mi ritrovo in paradiso. La camera è totalmente bianca tranne che per il verde di alcune piantine che si trovano sulla libreria che, come al piano di sotto, prende tutta la parete lasciando uno spazio centrale alla tv. Non vedo l'ora di sistemarci tutti i miei libri.
Il letto è matrimoniale e mi ricorda una grossa nuvola. Il mio orsacchiotto di quando ero bambina giace al centro circondato da alcuni cuscini. Mi ci lancio sopra disfacendolo un po'. Sospiro estasiata.
Guardandomi in torno mi cade l'occhio sulla finestra sotto la quale si trova una panca. Ho sempre desiderato una cosa del genere.
Mi alzo e corro a vedere che panorama mi si presenta davanti. Rimango un po' delusa quando noto che metà della mia vista è oscurata da una casa della quale, però, riesco a vedere solo una finestra. Rimango ancora un po' lì a fissare il nulla quando noto una bambina affacciarsi alla finestra. Mi sorride e io le faccio un segno di saluto. La vedo correre via e per un attimo ho paura di averla spaventata ma mi rassereno quando la vedo tornare. Ha dei fogli e un pennarello in mano.
«Io mi chiamo Nancy e tu?»
Mi affretto a prendere un quaderno e una penna dalla scrivania.
«Mi chiamo Natalie. (Ma i miei amici mi chiamano Nat quindi puoi farlo anche tu)»
«Hai dei bei capelli Nat, anche io li vorrei arancioni come i tuoi. :)»
«Ma che dici? Hai dei bellissimi riccioletti dorati.» Le sorrido e lei fa lo stesso. Da bambina mi vergognavo tremendamente dei miei capelli ma ora credo siano il mio punto di forza.
«Quindi siamo amiche, Nat?»
«Certo, possiamo esserlo.»
A quel punto noto una grossa mano poggiarsi sulla sua testa e scompigliarle i capelli. Lei sorride girandosi verso qualcuno. Si china per scrivere qualcosa mentre un ragazzo riempie la mia visuale. Indossa una maglia nera a maniche corte, sulle braccia muscolose è tempestato di tatuaggi. Non posso fare a meno di alzare lo sguardo all'altezza del suo viso, ma me ne pento quando i miei occhi neri incontrano i suoi di un azzurro quasi cristallino. Ha la pelle chiara e i ricci biondo cenere scompigliati, è un completo contrasto.
«Lui è mio fratello, Thomas.»
«Ciao, Thomas.»
Lo vedo gesticolare e per un attimo rimango interdetta ma poi capisco, è la lingua dei segni. Oh...
«Thomas dice che non dovrei parlare con le sconosciute ma noi siamo amiche, giusto?»
«Giusto.»
Thomas prende un foglio e la penna dalle mani di Nancy mentre la piccola mi saluta andando via.
«Natalie Smith, giusto?»
«Già, come lo sai?»
«So tutto.»
«No, non credo.»
«Vedremo.»
«Ti devo ringraziare.
«E di cosa?»
«Hai decisamente migliorato la vista della mia camera.»
Mi accorgo troppo tardi di avere la bocca spalancata. Diretto il ragazzo. Bene.
«Peccato, la mia sia peggiorata. :)»
Alza il dito medio mettendo un finto broncio. Gli sorrido falsamente per poi chiudere le tende.
Sembra simpatico.
Adoro i tatuaggi e poi quelle braccia erano- STOP. Ma cosa dico?
Mi butto in doccia per togliermi l'odore dell'aereo. Una volta finito di vestirmi e asciugare i capelli vado al piano di sotto dove noto con piacere che mi aspetta una bella pizza. Lancio uno sguardo all'orologio, sono solo le sette di sera. In quel momento suona il campanello e così mia madre va ad aprire.
Una voce profonda si propaga nella stanza.
«Buona sera, signora Smith. Sono il vostro nuovo vicino. Molto piacere, Thomas.»
Oh, no. Abbasso lo sguardo sul mio pigiama tempestato di peperoncini e con la scritta 'SPICY' al centro.
«Nat tesoro, vieni qua.» dice mia madre continuando a sorridere al ragazzo fuori dalla porta.
Mi alzo mentre mi pento della mia stessa nascita e vado alla porta.
«Piacere Natalie.» Mia madre si allontana in cucina per posare i pasticcini che ha portato Thomas. Indossa una felpa grigia, forse non voleva far vedere i tatuaggi perché fuori ci saranno almeno trenta gradi.
«Bel pigiama, Pepper.»
«Come mi hai chiamato?»
Veniamo interrotti da mia madre ma il mio sguardo affilato continua a restare su Thomas.
«Thomas grazie mille del pensiero. Frequenti la scuola qui vicino?»
«Sì signora, frequento il penultimo anno alla Brentwood.»
«Oh ma è fantastico, anche Nat andrà lì. Magari avrete dei corsi in comune.»
«Lo spero.» Dice lui con sguardo di sfida.
"«Thomas, scusami, vuoi accomodarti?»
«No, signora Smith, la ringrazio, ho mia sorella a casa da sola e devo proprio andare.»
«Oh, certo certo. E' stato un piacere Thomas.»
«Il piacere è stato mio. Buonanotte signora.»
Mia madre si allontana andando verso il divano.
«Buona notte, Pepper.»
Alzo gli occhi al cielo sbuffando.
«Mamma esco al volo a fumare.»
Acciuffo il pacchetto di marlboro rosse dal tavolino all'ingresso.
Mi chiudo la porta alle spalle spingendo Thomas con un dito puntato al petto.
«Chi diavolo ti credi di essere?»
«Thomas Handerson.»
«Quindi nessuno.»
«Oh, lo scoprirai presto chi sono.»
Tiro fuori una sigaretta ma mi accorgo di non avere l'accendino.
Sbuffo con la sigaretta tra le labbra per poi chiudere gli occhi esasperata.
D'un tratto una luce calda mi fa aprire gli occhi. Thomas mi sta davanti con un accendino acceso. Alzo lo sguardo su di lui e avvicino la punta della sigaretta alla fiamma fino ad accenderla.
Anche lui tira fuori una sigaretta dalla tasca, una winston blue.
La accende e buttando fuori il fumo inclina la testa leggermente all'indietro. Beh sarà pure stronzo ma non si può dire che non sia bello.
Ma cosa mi passa per la testa?
«Hai finito di fissarmi? No perchè vorrei sedermi lì.» Dice indicando lo scalino accanto al mio. Stronzo.
Mi sposto un po' e lui si siede.
«Mia sorella dice che hai dei bei capelli e che le ricordi la sirenetta, Ariel.» Fa un tiro interrompendosi. «Ha ragione.» Continua sotto il mio sguardo stralunato.
«Lasciamo stare tutte le cavolate che hai appena detto. Com'è la scuola? Non sono mai stata in una scuola privata.»
«Beh, come tutte le altre solo che è pieno di ricchi snob, con macchinoni e il futuro già servito su un piatto d'argento.»
«Anche tu fai parte di questo ricchi snob?»
«Non so se dire fortunatamente o sfortunatamente ma no. Quello che ho ce l'ho perchè me lo sono guadagnato non di certo perché mi è stato regalato. Le uniche cose che non pago io sono la scuola e la casa, ci abito solo con mia sorella.»
«E i tuoi genitori?»
«Non sono affari tuoi.»
Annuisco.
«Ricevuto.»
«C'è la divisa a scuola, te lo avevano detto?»
«Cosa? No!»
«E' semplice, una gonna nera, camicia bianca e giacca nera. Come scarpe qualsiasi cosa che sia nera e con poco tacco.»
«Non sarà facile abituarmici ma non mi sembra niente di strano dai.»
«Quando inizi?»
«Dopodomani.»
«Se vuoi posso accompagnarti.»
«E se fossi un serial killer?»
«Avrei potuto ucciderti anche ora in quel caso, non credi?»
Accenniamo entrambi una risata.
«Accetto solo perché non ho ancora una macchina.»
«Farò finta di crederci.»
«Pensa quello che ti pare.»
La sigaretta è finita quindi la spengo nel posacenere pieno di sabbia che si trova proprio accanto a me.
Anche Thomas l'ha finita e si allunga davanti a me per spegnerla nella sabbia.
Il suo viso si trova ad un centimetro dal mio. Profuma di bagnoschiuma e tabacco.
Rimaniamo così qualche secondo, con i suoi occhi incatenati nei miei, non sono una che si fa intimorire ma sostenere il suo sguardo di ghiaccio mi risulta difficile quindi abbasso di poco la testa, per interrompere quel contatto.
«Credo sia il caso che-»
Si alza.
«Si, giusto, c'è Nancy che mi aspetta.»
Si allontana camminando all'indietro mentre io mi avvicino alla porta.
«E' molto dolce tua sorella.»
«Si, è speciale.»
Sorridiamo entrambi.
Mi affretto ad entrare in casa e vado subito sul divano con mia madre.
«Sembra carino quel Thomas, non credi?»
Emetto un verso annuendo.
Mamma prende il telecomando facendo partire uno dei nostri film preferiti, 'Scrivimi ancora'.
Una volta finito il film, e una ciotola di pop corn, mi lavo i denti e vado in camera. Non resisto e lancio uno sguardo alla finestra. Noto che la luce è ancora accesa, è sveglio.
Basta, Nat. Non ti deve interessare cosa fa. Mi lancio sul letto e prendo il telefono per mettere la sveglia, non mi piace dormire fino a tardi.
Lancio un ultimo sguardo alla finestra e noto un foglio attaccato al vetro.
«Buonanotte, PEPPER.»
Emetto un verso a metà tra una risata e un ringhio.
Mi alzo e prendo un foglio e un pezzetto di scotch.
«Buonanotte STRONZO. :)»
Torno a letto ma con lo sguardo continuo a fissare la finestra.
Ed eccolo lì. Si affaccia e quando legge il biglietto sorride portandosi una mano tra i capelli, dopodichè spegne la luce e io in quel momento, come non mi succedeva da mesi, mi addormento.

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